8milioni e mezzo di studenti torneranno in classe il 26 aprile. Presidi, sindacati e virologi mettono in guardia dai rischi. Aggiornare i protocolli di sicurezza.
Il “ritorno di massa” nelle aule impensierisce non poco sindacati, insegnati e, naturalmente, virologi che invitano alla cautela. Il conto alla rovescia è iniziato, da lunedì 19 aprile c’è il crescendo di studenti in presenza che – salvo zone rosse – dovrà completarsi il 26. Allora la campanella suonerà per 8 milioni e mezzo di studenti. Una situazione che impone la massima sicurezza. I sindacati che devono mediare tra esigenze di didattica e quelle anti pandemia sono preoccupati. La possibile risalita dei contagi sarebbe un danno incalcolabile. Non nasconde i suoi timori, Fabrizio Pregliasco, virologo della Statale dii Milano.
«Non tanto i piccolini, ma gli adolescenti e la fascia giovanile» ricorda, “sono colpiti dalla variante inglese e, del coronavirus Sars-CoV-2 in modo più ampio e con forme asintomatiche, quindi difficili da individuare senza uno screening». Il problema riguarda tutto ciò che gli studenti fanno prima e dopo l’orario di scuola. La calca per i trasporti, gli assembramenti per gli incontri serali con gli amici, le festicciole improvvisate.
“Il protocollo all’interno della scuola, se ben seguito,-dice Pregliasco- minimizza i rischi la mobilità intorno spaventa”. Ai sindacati della scuola tocca una parte impegnativa, perché oltre presenza e didattica, ci saranno gli esami di maturità, gli aggiornamenti dei protocolli di sicurezza, e il tema spinoso del reclutamento del nuovo personale. I principali interrogativi sono sulla sicurezza. “Quali misure di sicurezza in più sono state nel frattempo approntate?”, chiedono i sindacati Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals e Gilda, “visto che in tutte zone di rischio, comprese arancione e gialla, debbono permanere tutte le precauzioni anticovid per scongiurare la diffusione del contagio?”.
Il “rischio ragionato”, di cui ha parlato il Presidente del Consiglio, Draghi, “non basta a dare tranquillità e garanzie al personale e agli alunni le cui condizioni relativamente al distanziamento sono rimaste immutate, nonostante le varianti del virus”, sottolineano i dirigenti sindacali che premono sulla chiarezza delle scelte del Governo. Sollecitano l’aggiornamento dei protocolli di sicurezza, “fermi all’estate del 2020”, insistono per tracciamento, potenziamento dei trasporti e, soprattutto, autonomia delle scuole circa gli orari di ingresso e di uscita, durata delle lezioni e quant’altro occorra per garantire il lavoro e le lezioni in sicurezza”.
Il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, ammette di “Comprendere” i timori dei presidi e sindacati, “Considerato che si tratta di passare da una situazione di scuole chiuse a un ritorno totale”. In queste ore, tuttavia, prevale un filo di ottimismo. “Mi preme sottolineare”, dice Costa, “come far tornare i nostri ragazzi in classe sia una buona notizia, e sicuramente ci siamo assunti la responsabilità di questa scelta”. Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi, si mostra cauto. “Qualche elemento di flessibilità sarebbe necessario”, propone nel sottolineare alcuni dubbi, “Il punto è il rischio che vogliamo accettare ed essere chiari. Bisogna dire alle scuole cosa devono fare con quelle aule in cui 30 studenti non possono stare distanziati di un metro: le facciamo usare lo stesso o no?”, chiede Giannelli, “noi siamo assolutamente favorevoli al rientro a scuola degli studenti, lo abbiamo detto in continuazione nei mesi passati, ma ci è stato risposto che non c’erano le condizioni sui trasporti. Ora sui trasporti la situazione è invariata, quello che è cambiato è il numero di vaccinazioni».