“Non avrei mai pensato nella mia vita di trovarmi a fare il resoconto quotidiano dei decessi per una pandemia; è un’esperienza straziante. Non oso nemmeno immaginare cosa deve essere stata la conta di oltre 1.600 morti, dilaniati dalle bombe in una successione di esplosioni e di fuoco durata soltanto pochi minuti su una cittadina pressoché inerme”.
Questa la riflessione del Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, nel settantasettesimo anniversario del bombardamento alleato che colpì Treviso il 7 aprile, venerdì santo, del 1944.
“Treviso – prosegue – per la tragicità di quell’evento e dei bombardamenti che la hanno colpita ancora fino alla fine del secondo conflitto mondiale, è diventata un simbolo del coinvolgimento dei civili innocenti nella barbarie della guerra, che toccò anche altre città venete. Basta pensare ai 123 bambini del capoluogo della Marca che trovarono una morte orribile sotto le macerie e oggi sono ricordati nella piccola chiesa vicino la sede della Provincia. Per la città il 7 aprile del 1944 rappresenta un punto di non ritorno, la data in cui il centro perse la sua immagine medievale e lo spirito degli abitanti della Marca è rimasto segnato da una ferita insanabile, narrata anche da grandi scrittori veneti come Giovanni Comisso e Giuseppe Berto”.
“Ma quella tragica esperienza collettiva – conclude Zaia – non ha annientato definitivamente la forza dei sopravvissuti, da essa scaturì una rinascita nella solidarietà e laboriosità che sono alla base di uno sviluppo senza precedenti nella nostra regione. La città è risorta ed è oggi conosciuta in tutto il mondo per le sue imprese, la produzione enologica della provincia, la qualità della vita e l’affermazione economica. Anche per questo oggi rivolgo il mio pensiero ai più anziani che hanno vissuto quei tristi giorni di guerra con ammirazione e senso di gratitudine; hanno patito in prima persona la distruzione e, rimboccatisi le maniche, hanno fatto grande il Veneto che oggi noi conosciamo”.