La pandemia che da un anno incombe sull’intero pianeta ha stravolto le vite di milioni di persone ma ha anche dato un forte impulso a cambiamenti che risultavano necessari da tempo relativamente ai quali non è più possibile prendere tempo. L’Italia sta attualmente combattendo contro il virus e contro la crisi economica ma, contestualmente, sta anche elaborando piani di ripresa da applicare nel prossimo futuro.
Questi programmi dovranno essere in grado di trasformare il Paese, rendendolo più moderno e competitivo, in un contesto internazionale in continua evoluzione.
Ne abbiamo parlato con Guido Crosetto, Presidente dell’AIAD, la Federazione Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza e Coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia
Presidente, la pandemia ha travolto il nostro Paese, abbiamo avuto moltissime perdite e l’economia rischia di subire ulteriori danni nei prossimi mesi. Quali sono, secondo Lei, gli interventi fondamentali che il nuovo Governo dovrebbe effettuare per mitigare i rischi socio-economici del prossimo futuro?
Intervenire a favore delle persone più colpite, quelle colpite veramente che non hanno avuto ancora alcuna una risposta. Mi riferisco a tutte le imprese che comunque non hanno potuto lavorare, e quello lo si vede dal fatturato, rimborsando le spese che le imprese non possono evitare; trovando il modo, ad esempio, di dare una risposta agli affitti. Perché gli affitti sono un problema? Perché non sono stati pagati in quanto non potevano essere pagati ma il non pagamento dà la possibilità al proprietario di sbattere fuori l’impresa.
Per molte imprese, infatti, il luogo in cui si svolge l’attività è una parte dell’avviamento; pensiamo ad un bar o ad un ristorante ad esempio. Ristorando, quindi, le spese che le imprese non hanno potuto evitare e dando la possibilità anche ai dipendenti di quelle imprese, nonché ai lavoratori del mondo dello sport, delle palestre, della cultura, del teatro, della musica, della ristorazione, del turismo, dell’allestimento fiere, centinaia di migliaia di persone, di poter mantenere la famiglia. Parliamo di gente che non ha la possibilità di fare la spesa. Io ho ricevuto richieste di aiuto da persone che un paio di anni fa stavano bene e che si sono ritrovate nell’impossibilità di fare la spesa o pagare una bolletta. Questo è fondamentale perché a fianco di questi ci sono, invece, persone che non hanno avuto un minimo cambiamento nel tenore di vita
. O meglio, lo hanno avuto nella vita perché come gli altri hanno subito un lockdown o perché hanno dovuto lavorare in smart working, ma comunque alla fine del mese hanno garantito uno stipendio normale. Quindi questo dualismo, questi due mondi che non si capiscono tra di loro, devono trovare sintesi e possibilità di convivere nell’azione del governo perché, mentre i cittadini non sono tenuti a capirsi, il governo è invece tenuto a farlo e deve evitare che queste incomprensioni si trasformino in attrito, rabbia, odio e sfocino poi in qualcosa di peggiore. Questa è una delle cose da fare, ma il governo deve agire in modo complessivo. Un’altra cosa sono i vaccini. Nell’attesa dei vaccini occorre fare di tutto per limitare il contagio e le morti.
Un lavoro di logistica e di organizzazione relativo ai vaccini; un lavoro di organizzazione più seria di quella che è stata fatto l’ultimo anno per evitare che aumenti il contagio, aumentino i malati e che muoiano le persone. Poi ci sono le condizioni da creare per quando saremo liberi al fine di poter ripartire, creare ricchezza e assorbire i posti di lavoro che abbiamo perso, perché l’altro grande tema da porte avanti in parallelo sono gli ammortizzatori sociali. Il blocco dei licenziamenti e la cassa integrazione devono essere sostituiti da un’indennità di disoccupazione. Affinché tutto questo possa essere realizzato va riscostruito un patto sociale perché quello che non abbiamo capito in Italia, e che dobbiamo far capire per diventare una nazione, è che non siamo cellule staccate in cui uno può stare bene se il suo vicino sta male.
Non crescerà mai l’impresa se la pubblica amministrazione non capirà qual è il suo ruolo per la crescita del Paese; non crescerà mai il Paese se l’impresa, o l’imprenditore, non capirà che pagare delle tasse accettabili è un suo dovere come lo è quello del lavoratore pubblico di dare un servizio. Finché non scopriamo che il nostro destino futuro dipende dal lavoro di quelli che ci stanno a fianco, dal rispetto di quel lavoro e dall’esecuzione dei quel lavoro, noi non ne usciamo. Il mondo è sempre più competitivo e se siamo uno contro l’altro, industriali contro operai, artigiani contro lavoratori pubblici, non ne usciremo mai e non vinceremo mai la sfida.
In merito alle ultime dichiarazioni del Presidente Draghi ritiene che il piano dei vaccini sia efficace per vaccinare la popolazione entro l’autunno?
Se fanno quello che dicono sì. Noi adesso non possiamo vederlo perché non abbiamo i vaccini. Andiamo sulla fiducia perché adesso non li facciamo perché non possiamo farli ma noi dobbiamo arrivare, volutamente esagerando, ad avere una capacità di vaccinazione di un milione di vaccinazioni al giorno. Se poi puntiamo ad un milione ed arriviamo a seicentomila o cinquecentomila va bene lo stesso ma se il Lazio dice che è in grado di farne sessantamila al giorno allora in proporzione l’Italia può farne seicentomila. Se ce la fa il Lazio devono farcela tutti e quindi è una cifra alla quale si può puntare.
Il vaccino rappresenta la luce in fondo al tunnel della pandemia. Russia e Cina hanno sviluppato un proprio vaccino. Pensa che potrebbero sorgere conseguenze “geopolitiche” dall’utilizzo nell’Unione Europea dei prodotti di questi Paesi?
Io non me lo chiederei. Se ho bisogno di una cosa ed è buona la compro da chiunque. Lei farebbe visitare sua madre, sua moglie o suo figlio da un medico che odia se quello fosse il migliore?
Si, certo
Anche io. Se la medicina è valida e tutela efficacemente la salute non importa da chi la compro.
Recentemente il Presidente Draghi ha nominato un Generale dell’Esercito quale nuovo commissario straordinario per l’emergenza Covid. Le capacità militari rimangono una sicurezza ed un punto di riferimento per affrontare le situazioni di emergenza?
Tutte le volte che c’è una situazione di emergenza, da un terremoto ad una alluvione, alla fine interviene la Protezione Civile ma lo scheletro sono le Forze Armate. Hanno un’esperienza, una velocità e una capacità di muoversi all’unisono nonché un vantaggio che qualunque altra organizzazione dello Stato non ha.
Perché funzionano le Forze Armate? Perché è l’unico luogo nella pubblica amministrazione dove non obbedire ad un ordine è un reato. Nel resto della pubblica amministrazione non obbedire ad un ordine è un optional. Nelle Forze Armate, invece, è un reato. Questa capacità e verticalità dell’organizzazione fa sì che siano i più veloci ed efficienti e lo saranno anche in questo caso.
Un rinnovamento digitale della pubblica amministrazione, e del Paese in generale, appare necessario per affrontare le sfide del futuro ed il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, in parte, è destinato proprio a questo. Ritiene che dal punto di vista della sicurezza cibernetica saremo in grado di proteggere l’infrastruttura digitale del Paese (settore sanitario, ministeri, società a partecipazione pubblica, etc.), soprattutto considerando l’implementazione dello smart working e coinvolgendo anche le PMI che, tradizionalmente, non intendono destinare particolari investimenti alla sicurezza?
Ci sono vari livelli. Lo Stato deve porselo come obiettivo. Intanto l’obiettivo di una rete su cui possano muoversi tutti, quindi il 5G. Deve quindi fare una scelta di campo tecnologica e politica fondamentale, Stati Uniti o Cina. Non si può più rimandare questa scelta e non si può far finta di non farla perché nessuno dei due accetta che tu faccia finta di non farla. Per quanto riguarda la sicurezza, questa è necessaria e fondamentale. Tutto diventerà digitale sotto forma elettronica e questo presuppone una totale sicurezza.
Noi abbiamo le capacità tecnologiche all’interno del Paese, penso a Leonardo ma non solo, bisogna metterle a sistema. Il dramma italiano è che ogni amministrazione fa la sua piccola cosa in totale autonomia rispetto alle altre mentre adesso serve avere un unico progetto di sicurezza delle reti, di trasferimento dati e conservazione, della pubblica amministrazione italiana compresa quella sanitaria. Il Recovery Plan è un’occasione per implementare questo punto di arrivo. Qualcuno dovrà pensarci. Io in questo ho fiducia nelle capacità di visione dei Ministri Cingolani, Colao e Giorgetti che sono i tre che dovrebbero mettere a sistema le infrastrutture, le reti ed il futuro della digitalizzazione nonché del Ministro Brunetta per la parte P.A.
Lei è il Presidente dell’AIAD, la Federazione della Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza; un settore strategico per il Paese che oggi, grazie anche all’implementazione delle missioni spaziali, vede l’Italia in prima linea nella ricerca e nello sviluppo di nuovi sistemi. Quanto è importante questo settore, in prospettiva, e quali sono le azioni che il Governo dovrebbe compiere per potenziare ancora di più questa specialità del nostro Paese?
Il settore è fondamentale perché è quello che investe di più in ricerca e sviluppo ed è un settore che crea know how che inizialmente è solamente spaziale o riferito alla difesa ma poi viene immediatamente applicato in ambito civile. Se pensiamo al GPS con cui ci muoviamo o ad internet che sono entrambi di origine militare comprendiamo quanto le tecnologie militari o dello spazio e aerospazio applicabili alle necessità nostre di tutti i giorni.
Questa sfida, collegata a quella green e cioè ai nuovi materiali, allo sviluppo di nuove tecnologie e al risparmio energetico fa sì che quello sia un settore d’avanguardia che noi non possiamo perdere perché è uno dei primi sette al mondo ed è uno di quelli che ci dà un vantaggio tecnologico rispetto alle altre nazioni nonché un potere geopolitico e diplomatico nei rapporti con le altre nazioni perché quando sei proprietario di tecnologie che gli altri non hanno sei interessante anche nei rapporti tra Stati. Infatti Francia, UK, Stati Uniti, tutti i grandi Paesi implementano gli investimenti in quel settore, non perché abbiano soldi da buttare ma perché sanno che è uno dei settori dirimenti per l’importanza del Paese nel mondo.
La nuova amministrazione americana guidata dal Presidente Biden ha intenzione di rafforzare le relazioni con l’UE e con la NATO. Come valuta questo cambio di passo del nuovo presidente U.S.A. rispetto al suo predecessore e quanto l’Italia sarà chiamata ad essere protagonista nei nuovi scenari internazionali?
Non lo so, intanto voglio vederlo all’opera. Sono stato già bruciato da una precedente amministrazione democratica che formalmente era in buoni rapporti con l’Europa e con la NATO ma in pratica, pensiamo alle primavere arabe ad esempio, ha abbandonato l’Europa a se stessa privilegiando il rapporto con l’Asia.
L’impressione che continui questa linea c’è ma dai primi atti mi sembra che ci sia un maggior rispetto per l’Europa e la NATO. Queste sono cose relativamente alle quali non si devono giudicare le parole ma soltanto gli atti ed i frutti. Le cose devono vedersi, non si possono giudicare dalle dichiarazioni di intenti.
L’Alleanza Atlantica è in prima linea su alcuni temi di fondamentale importanza come la lotta alla disinformazione, il contrasto al terrorismo, il monitoraggio del fianco est e sud-est europeo, la cyber warfare. Ritiene necessario un rinnovamento strategico della NATO in vista delle nuove sfide future?
Assolutamente sì. Perché il grande tavolo di confronto sarà il rapporto con la Cina e secondo me un rapporto serio con questo Paese non potrà che essere conflittuale e questo non per volontà della NATO o dell’Occidente ma per come la Cina ha deciso di muoversi. Lo ha deciso nell’ultimo congresso del partito nonché con la linea politica adottata nei confronti di Hong Kong. Lo dimostra in ogni sua azione e lo sta dimostrando soprattutto in Africa. Il nuovo terreno di confronto della NATO, infatti, dovrebbe essere l’Africa perché anche lì si giocherà il braccio di ferro. In Africa e sul mare. Questo perché la prossima frontiera, dopo lo Spazio, sarà il mare; saranno i fondali, i luoghi dove passano i cavi, l’energia e sarà anche il nuovo terreno di conquista dal punto di vista minerario di alcuni minerali rari come le terre rare. Per cui la NATO se vuole riacquisire un ruolo strategico dovrà occuparsi di temi di cui finora non si è occupata. Ad esempio troppi Paesi all’interno della NATO vivono ancora sul fronte russo mentre invece il fronte russo preoccupa tutti i Paesi dell’ex blocco sovietico ma è sicuramente un tema molto meno importante rispetto ai temi di cui parlavo prima. Inoltre la questione relativa all’Artico dove il confronto però è già iniziato mentre in Africa non ancora.