Torna a salire l’inflazione. Un salto per ora contenuto, attorno ad un punto di percentuale, ma la crescita di febbraio segue quella di gennaio che gli analisti tengono d’occhio. In particolare Confcommercio che rileva come una fiammata di inflazione potrebbe mettere a rischio la pur timida ripresa che dovrebbe esserci nei prossimi mesi.
Per ora gli aumenti che si concentrano negli alimentari, mentre altri settori, come abbigliamento e calzature sono ancora in calo.
“Il moderato aumento registrato dall’inflazione nel mese di febbraio”, fa presente la Confcommercio, “pur risultando piuttosto diffuso, solo l’alimentare, mentre l’abbigliamento e le calzature registrano in termini mensili un segno negativo, riflette in larga parte gli incrementi dei prezzi degli energetici”. Una crescita dovuto al rialzarsi del costo delle materie prime che innescano a loro volta un aumento sui profitti di largo consumo.
“Il recupero dei prezzi della materia prima, in atto da alcuni mesi”, commenta la Confederazione, “ha cominciato a trasferirsi anche ai settori a valle, servizi di trasporto in primis. L’inflazione di fondo non sembra destare preoccupazioni immediate, ma comunque raggiunge l’1%, un valore che non si osservava dal 2017”. Per ora non ci sono allarmi ma la situazione resta delicata e collegata alla pandemia, per la Confcommercio serve un controllo costante perché un salto di inflazione farebbe cadere le già poche speranze di ripresa.
“Intorno alle dinamiche dei prezzi è sempre necessario un attento monitoraggio”, sottolinea la Confederazione dei commercianti, “una significativa accelerazione dell’inflazione che dovesse precedere la ripresa dell’economia ne frenerebbe pericolosamente intensità e affidabilità, in un contesto di grave fragilità del mercato del lavoro e del tessuto imprenditoriale nei settori più colpiti dalla crisi pandemica”.
A segnalare gli aumenti registrati a febbraio è l’Istat che ha reso noto l’indice nazionale dei prezzi al consumo. La lieve accelerazione dell’inflazione si deve prevalentemente all’ulteriore attenuarsi della flessione dei prezzi dei Beni energetici non regolamentati e all’inversione di tendenza dei prezzi dei Servizi relativi ai trasporti.
Secondo l’Istat si attenuano “i contributi negativi dovuti ai prezzi dei beni energetici che vedono ridotta l’ampiezza della loro flessione su base annua. I prezzi dei beni tornano così a crescere dopo dodici mesi di variazioni tendenziali negative; la loro dinamica si somma a quella dei prezzi dei servizi che accelerano, seppur di poco, con una crescita nuovamente superiore al punto percentuale”.