domenica, 17 Novembre, 2024
Politica

Il ritorno di Trump

Donald Trump è tornato ed ha scelto la Convention dei Conservatori Cpac (Conservative political action conference) a Orlando, Florida, per pronunciare il suo primo discorso da ex Presidente degli Stati Uniti. È un Trump in forma, apparentemente non provato dalla sconfitta delle elezioni e dalle recenti vicende giudiziarie che lo hanno visto protagonista. Apre il suo intervento chiedendo ai partecipanti che gridano “U.S.A.! U.S.A!” se abbiano sentito la sua mancanza ed inizia poi un puntuale e determinato discorso volto a preparare la strada della propria battaglia contro l’attuale amministrazione Biden, da ora fino al 2024.


Secondo l’ex Presidente degli Stati Uniti il viaggio iniziato quattro anni fa non è ancora finito, dichiarando di non voler fondare un terzo partito, come alcuni sostenevano. Il partito di Trump è quello Repubblicano ed il Tycoon è intenzionato a prepararlo per il futuro, rendendolo più forte, consapevole di essere ancora il collante che tiene unito l’elettorato conservatore americano.

Come prevedibile Trump ha di nuovo contestato i risultati delle elezioni di novembre, invocando una riforma del sistema elettorale, per poi iniziare il lungo elenco di critiche dedicato alle prime mosse del suo successore. “In poche settimane siamo passati dall’America First all’America Last”, ha dichiarato Trump, prevedendo che l’apertura delle frontiere ed una politica più elastica in tema di immigrazione non potrà fare altro che favorire il terrorismo. L’ex Presidente ha poi etichettato l’amministrazione Biden come anti-lavoro, anti-famiglia, anti-confini, anti-energia, anti-donne ed anti-scienza.

Egli ha inoltre riconosciuto a se stesso il merito di aver reso possibile la produzione di vaccini e di aver investito miliardi di dollari in tali progetti prima di avere la certezza che avrebbero funzionato. Lo ha definito “rischio calcolato”, rivendicando il coraggio della propria amministrazione senza il quale oggi non sarebbe possibile vaccinare milioni di persone.

La prima apparizione da ex Presidente ha avuto come risultato quello di scaldare i cuori e le menti dei suoi elettori, o almeno una parte di essi. Secondo un recente sondaggio rilasciato da Harvard CAPS-Harris il 52% degli elettori del GOP sostiene Trump e lo rivoterebbe alle elezioni del 2024 anche se è ancora viva la ferita derivante dal recente voto di sette senatori repubblicani a favore dell’impeachment contro l’ex Presidente. A sostegno di Trump c’è anche lo “straw poll” della Cpac, il sondaggio che all’evento dei conservatori individua il favorito per la candidatura quale prossimo presidente, che lo vede trionfante con il 55% delle preferenze.

L’agenda di Trump e del partito repubblicano prevede di vincere le elezioni di mid-term nel 2022 e riconquistare la White House nel 2024. Come? Non è ancora chiaro se attraverso una ricandidatura dello stesso Tycoon o di un’altra figura in grado di sostituirlo. Nel caso, il nome più probabile è quello del governatore della Florida, Ron DeSantis, 42 anni, italoamericano, laureato a Yale e Harvard, avvocato ed ex JAG (Judge Advocate General’s Corps) della U.S. Navy, mentre quello di Kristi Noem, governatrice del South Dakota, rimane per il momento meno probabile. DeSantis si è guadagnato l’attenzione di Donald Trump soprattutto durante la pandemia seguendo gli orientamenti aperturisti del suo Presidente.

Vedremo se Trump indosserà l’armatura del guerriero e scenderà in battaglia in prima persona per conquistare la Casa Bianca nelle prossime elezioni o se assumerà il ruolo di saggio e paterno mentore di una nuova generazione di repubblicani nei confronti dei quali sa di aver lasciato, nel bene o nel male, un segno indelebile. Tra quattro anni il mondo sarà molto diverso da quello che conosciamo oggi. La pandemia ha aperto una nuova era nei confronti della quale occorrerà adottare approcci diversi da quelli utilizzati fin ora. In mezzo c’è l’amministrazione Biden e la propria visione dell’America del futuro: un Paese aperto, orientato a rafforzare i rapporti transatlantici e determinato a riconsegnare agli Stati Uniti il ruolo di guida internazionale con l’appoggio dei democratici europei.

Trump dovrà fare i conti non solo con il partito al quale appartiene e con i propri elettori ma anche con il mondo che cambia.

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