Non è solo l’Europa, generosa nei prestiti e negli aiuti, che guarda con ansia a quello che riuscirà a fare il Governo. Sull’Italia sono puntati gli occhi anche del resto del mondo, di potenze che giocano un ruolo determinante sullo scacchiere internazionale.
Gli Stati Uniti, nelle solide mani democratiche e atlantiste di Biden, vogliono capire se a Washington possono dormire sonni tranquilli dopo i grandi rischi corsi negli anni scorsi. Durante il governo Conte-Salvini-Di Maio sembrava essersi realizzata una tempesta perfetta di cui Trump, forse, non si era reso conto fino in fondo. I due partiti di governo erano entrambi lontani non solo dall’europeismo ma anche dall’atlantismo. Salvini trescava con la Russia e Di Maio con la Cina. Un capolavoro.
Con il Conte 2 questa spirale perversa si è interrotta ma senza apprezzabili conseguenze.
Ora tocca a Draghi rimettere in ordine la posizione internazionale dell’Italia, ponendo dei paletti alla presenza cinese fissata dagli accordi sulla Via della seta e valutando con la dovuta preoccupazione e severità la presenza di una base aere russa in Libia.
Preliminare ad un riassestamento della politica internazionale italiana rimane il successo che avrà Draghi nel rilanciare l’economia. Anche in politica estera, senza soldi non si cantano messe, soprattutto per chi non dispone di una grande forza militare.
Per questi stessi motivi Pechino e Mosca sono molto interessati a vedere le prossime mosse della diplomazia italiana e come esse si collegheranno al ritorno in scena degli USA, dopo 4 anni di pericoloso isolazionismo trumpiano.
Draghi gode di un grande prestigio mondiale che ora non si può limitare al solo ruolo di “salvatore dell’economia”. Se il Governo riuscirà in pochi mesi a cambiare l’immagine di un Paese che si lascia andare e non prende di petto i suoi problemi la nostra presenza internazionale sarà percepita con il rispetto che è dovuto alla storia e alla posizione geopolitica italiana.
I leader dei partiti che sostengono il Governo dovrebbero riflettere anche su questo e dare una mano alla ripresa del prestigio internazionale dell’Italia evitando azioni di disturbo e improvvide dichiarazioni vecchio stampo. Insomma se Draghi apparirà come un Presidente del Consiglio sotto tutela sarà un danno enorme per il prestigio internazionale dell’Italia proprio nel momento in cui, invece, potremmo tornare ad essere protagonisti stimati e rispettati sulla scena mondiale.