lunedì, 23 Dicembre, 2024
Economia

Fisco. Irpef, tutti ne chiedono l’abolizione. Piccole imprese all’attacco: tassa iniqua. Basta burocrazia e imposte inutili

Riforma del fisco, ormai tutti ne parlano ma le difficoltà saranno evidenti. Così come mettere mano alla burocrazia che avvolge ogni imposta, balzello e tassa. In particolare nel mirino delle associazioni di categoria c’è l’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche, che è la tassa più contesta e impopolare sotto ogni bandiera, da Confindustria a Confcommercio, dalla Confesercenti alla Cna, ma sono proprio le piccole imprese a sollecitare un cambio perché sono loro a subire gli effetti più negativi di un fisco che ha un corredo burocratico definito insostenibile se non inestricabile.

Per fare un esempio, quello presentato al neo presidente Draghi, sono circa 1,4 milioni le imprese individuali, in larga parte artigiane, che non hanno i requisiti per aderire al regime forfettario e pertanto sono quelle maggiormente esposte alla complessità e all’iniquità del sistema fiscale italiano. A porre in evidenza una così stridente disuguaglianza sono molte associazioni di categoria, in particolare quelle dell’artigianato. Tra queste la Cna che ha chiesto al nuovo Governo una iniziativa d‘urgenza per procedere ad una complessiva riforma dell’Irpef “orientata all’equità del prelievo e alla semplicità dell’applicazione”.

La riforma dovrà procedere di pari passo con la progressiva riduzione della pressione fiscale per tutti i percettori di reddito da lavoro che in pochi decenni è salita dal 30 al 42%. Una crescita che ha generato disuguaglianze tra grandi imprese e quelle piccole, in quanto politiche fiscali e mini riforme hanno previsto trattamenti differenziati tra i diversi contribuenti attraverso eccezioni e deroghe alla tassazione.

Il fisco italiano, non a caso è oggi tra le riforme che devono avere la priorità, per uscire da un sistema diventato, per usare una espressione della Confederazione nazionale artigianato “farraginoso, complicato e soprattutto iniquo”. Il motivo delle disuguaglianze va ricercata nel disallineamento del sistema delle detrazioni che penalizza gli imprenditori individuali ed i professionisti.

Le proposte, infatti, che sono arrivate a Draghi sono tutte e coralmente indirizzate a una modifica radicale della tassazione per le imprese individuali e società di persone. La proposta, almeno per le imprese più piccole, è quella di assoggettare all’aliquota progressiva dell’Irpef, con le stesse detrazioni previste per gli altri redditi da lavoro, la parte di reddito d’impresa prelevata dall’imprenditore e tassando con aliquota separata la parte che resta in azienda che potrebbe essere fissata al 15%, al pari del regime forfettario.
Di pari passo la Confederazione nazionale dell’artigianato sollecita una “profonda opera di semplificazione”, che significa anzitutto ridurre il numero dei tributi e delle scartoffie.

Nel merito delle cose da fare, gli artigiani presentano una lunga lista di richieste, dalla abrogazione dell’Irap pet. trasformarla in un’imposta addizionale all’Ires. Poi c’è il capitolo non meno importanti delle semplificazioni, per cui è urgente eliminare una serie di oneri e adempimenti formali che gravano sulle imprese come l’obbligo di comunicazione dei dati all’Agenzia delle Entrate finalizzati ai controlli; i regimi particolari di riscossione tributi quali split payment e reverse charge; la ritenuta sui bonifici bancari relativi a spese connesse a detrazioni fiscali; le limitazioni alla compensazione orizzontale tra tributi.

Infine, un altro importante tassello, sempre in nome della semplificazione e dell’equità, è l’abolizione dell’Imu sugli immobili strumentali come già avvenuto per il settore agricolo. Proposte, riforme, abrogazioni, tutti passaggi ritenuti “necessari” e “urgenti” ma sono però ora desiderata. Nel frattempo le riforme al di là degli annunci rischiano di arenarsi tra emergenze socio sanitarie e quelle economiche.

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