venerdì, 15 Novembre, 2024
Economia

Recovery per il Sud? Centomila posti di lavoro

Alcuni giorni fa mi è capitato di ascoltare alla radio un programma molto interessante. Si parlava, tanto per cambiare, di questo benedetto Recovery Plan. Il grande piano di rinascita che l’Europa, ha finanziato per i suoi stati membri, nel nobilissimo intento di contrastare i disastri della pandemia. Tra i diversi ospiti, è intervenuto nella trasmissione un professore della Scuola Normale di Pisa. Un’istituzione accademica che noi conosciamo essere uno dei luoghi di eccellenza non solo nazionale ma internazionale, nello strategico settore della ricerca scientifica. A un certo punto del suo intervento, sempre con riferimento alle attese che sta generando questa montagna di danaro sull’economia del nostro Paese, il professore ha detto queste testuali parole: “Con delle politiche intelligenti e mirate, possiamo creare per i giovani centomila posti di lavoro”. Si riferiva ovviamente alla ricerca scientifica, all’innovazione tecnologica e alla transizione ditale. Dio Santo! Mi sono fermato un attimo, perché non credevo alle mie orecchie. Non era un politico, un Ministro o un sottosegretario che stava discettando. No. Erano parole di un professore universitario. Di un uomo di scienza che parlava con cognizione di causa. E in più, sulla base di valutazioni basate sulla realtà e non campate in aria. E allora ho fatto questa riflessione. Se al Mezzogiorno, come tanti economisti vanno ripetendo, sarà riservata una quota non inferiore al 40 per cento dei complessivi 209 miliardi assegnati all’Italia, quanti posti di lavoro si potranno “creare” 83 miliardi di Euro? Saranno milioni, come incautamente promise, vent’anni fa, il Presidente attore-operaio-imprenditore? Se riuscissimo, nei prossimi tre anni a realizzare anche nel Mezzogiorno un piano straordinario con centomila nuovi posti di lavoro, bè, allora potremmo ben parlare di una mezza rivoluzione. Attenzione, però. L’Europa farà senz’altro opere di bene ma questo non significa che abbonderà nelle “opere di misericordia”. Vedi alla voce bonus, sussidi, assistenza, mance o piccole elemosine. Per essere ammessi al finanziamento si dovranno rispettare criteri molto rigorosi. I progetti che verranno presentati a Bruxelles dovranno avere come bussola le politiche-chiave dell’Unione Europea. E cioè la transizione verde, la biodiversità, la trasformazione digitale, la coesione economica e la competitività, la coesione sociale e territoriale. Altri progetti potranno essere finanziati, ad una precisa condizione però: che le istituzioni diano risposte adeguate alle grandi crisi industriali. Le nostre speranze ora sono concentrate su Mario Draghi, il banchiere, il politico, lo statista che dopo l’Euro, ha salvato anche l’Europa. Mai come ora risuonano profetiche le parole che Konrad Adenauer pronunciò quando, a Roma, furono firmati i trattati dell’Unione: “L’Europa – disse il Cancelliere – è un sogno di pochi, una realtà per molti, una necessità per tutti”.

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