Caro Presidente Draghi, dopo aver consultato i tipi in giacca e cravatta, le parlamentari tirate a lucido, ti prego di ascoltare il pianto degli ultimi, i singhiozzi delle mamme che non sanno dare più risposte ai bisogni dei loro figli, al papà disperato che non lavora e sta pure male. Dai vita a un tour per la nazione ma senza il codazzo dei “politici” del palazzo che non hanno mai portato una busta di spesa a chi la sera chiude la porta e mette in pentola anche un pezzo di pane duro.
Caro Presidente Draghi, creiamo una consulta giovanile interconfessionale e apartitica, una di quelle dove tutti hanno una goccia d’acqua da dare per riempire il bicchiere della solidarietà, della fratellanza, della bellezza che ognuno porta dentro. Vieni a trovarci per ricordarci che l’Inno Nazionale non si canta solo con le basi musicali e le fanfare dell’ordinanza.
No, caro Presidente, la pandemia ha staccato la spina tra palazzo del potere e case infreddolite dalla disperazione e dalla fame (non solo di pane e pasta).
Caro Presidente Draghi c’è un’Italia che non incontrerai a Montecitorio. Quelli che incontri hanno stipendio e segreterie organizzative, quelli che vorrei che abbracciassi sono gli ultimi, i poveri, quelli che non hanno chi li “raccomanda” per sapere se si è ancora parte di un popolo che deve rinascere con entusiasmo e giustizia, traducendo i sogni di tanti in progetti per tutti.
A te, Presidente Draghi, l’abbraccio di noi, di chi crede che il Tricolore può tornare a sventolare nel cuore di tutti con stessi diritti e doveri.