Anche quest’anno Microsoft ha condotto uno studio per indagare il livello di educazione civica digitale e sicurezza online. Il 9 febbraio, durante il Safer Internet Day – l’evento internazionale organizzato per promuovere un uso sicuro e responsabile del web e delle nuove tecnologie – sono stati diffusi i dati dell’edizione 2021 del Digital Civility Index.
Su 32 Paesi coinvolti, l’Italia si posiziona al 12° posto, migliorando di 2 punti rispetto all’anno precedente. Complessivamente, emerge una percezione più positiva del livello di civiltà online, giudicato buono dal 37% degli intervistati, rispetto a un 34% a livello mondiale.
Una percezione, però, compromessa dall’emergenza sanitaria: secondo il 23% degli italiani, la pandemia ha impattato negativamente sul livello di civiltà online; gli adolescenti sono risultati i più esposti ai pericoli della rete.
L’Index esamina le abitudini e le percezioni degli adolescenti (13-17 anni) e degli adulti (18-74 anni) rispetto all’uso virtuoso della tecnologia digitale, allo scopo di misurare il grado di esposizione al rischio, in modo da mettere le istituzioni e le parti sociali nella condizione di conoscere il pericolo e arginarlo.
Rispetto allo scorso anno il Civility Index globale migliora di 3 punti, con al primo posto in classifica i Paesi Bassi, seguono il Regno Unito e gli Stati Uniti, e all’ultimo il Sudafrica.
La peculiarità italiana è data dal fatto che, mentre nel resto del mondo il miglioramento è trainato dai giovani, nel nostro Paese si verifica il contrario: rispetto a un anno fa diminuisce di 5 punti l’esposizione ai rischi online tra gli adulti e aumenta invece di 1 punto tra i teenager.
Dato che preoccupa ancora di più se pensiamo che, con l’emergenza sanitaria, le abitudini degli adolescenti si sono riversate quasi totalmente nel mondo virtuale, dalla socialità allo svago, fino alla didattica.
Da una ricerca realizzata da Skuola.net, Università degli Studi di Firenze e Università degli Studi di Roma “Sapienza” per “Generazioni connesse”, emerge che 6 adolescenti su 10 dichiarano di passare più di 5 ore al giorno connessi, mentre 12 mesi fa erano 3 su 10. Un ragazzo su 5 dichiara di essere “sempre connesso”.
Il maggior tempo trascorso online, pertanto, ha inevitabilmente esposto le ragazze e i ragazzi a maggiori rischi in rete. Segnali positivi, però, portano anche a credere che le campagne sull’uso consapevole di Internet stiano dando i loro frutti: l’85% degli intervistati dichiara di avere dato a un proprio coetaneo indicazioni sull’uso corretto del web. Aumenta, quindi, la consapevolezza e la solidarietà tra adolescenti.
Se non altro, è cresciuto l’impegno sociale in rete: Climate Change, Global Warming, Black Live Matters, tutto va in scena sul web, come testimonia il 53% dei partecipanti che dichiara di aver usato i social per seguire e sostenere le cause.
Ma se da un lato il web stesso si rivela la cura del “male”, dall’altro non bisogna abbassare la guardia: sensibilizzare ed educare all’uso positivo del digitale, sono l’unica arma che abbiamo per prevenire danni irreparabili.
Infatti, dallo studio emerge che ancora troppi sono gli usi scorretti da cui doversi tutelare: contatti indesiderati, fake news e sexting indesiderato restano i rischi più comuni riscontrati nel mondo, rispettivamente dal 40%, 31% e 26% degli intervistati a livello globale. Fake news, hate speech e discriminazioni sono i rischi online cresciuti di più negli ultimi 5 anni, rispettivamente del +5%, +3% e del +2% in Italia, del +3%, +4%, +5% nel mondo.
Il Cyberbullismo miete ancora molte vittime: il 30% degli intervistati italiani è stato coinvolto in un episodio di bullismo, il 15% è la vittima diretta dei bulli. Numeri più bassi rispetto alla media mondiale, che si attesta rispettivamente intorno al 38% e al 19%. La Gen Z è la più colpita (35% dei casi), seguiti dai Millennials (30%).
Un campanello d’allarme da prendere in considerazione, per pianificare risposte efficaci, è dato dalla diminuzione di fiducia da parte degli utenti nella gestione dei rischi: rispetto allo scorso anno solo il 44% delle persone nel mondo si dichiara capace di gestire un eventuale pericolo online (-6%), e il 51% sa a chi rivolgersi (-1%).
Per il 49% degli intervistati italiani, la scuola rappresenta la prima entità da cui ci si aspetta il contributo maggiore per migliorare la civiltà online, per il 47% il compito spetta ai social media, e per il 37% sono le tech company a dover introdurre nuove policy e predisporre strumenti per promuovere comportamenti online più civili e rispettosi e punire condotte scorrette. Nei dati globali, la scuola è al terzo posto (41%), preceduta da social media (52%) e media tradizionali (42%).
«Il Microsoft Digital Civility Index di quest’anno – ha commentato Silvia Candiani, Amministratore Delegato di Microsoft Italia – riflette inevitabilmente quello che è stato il nostro vissuto, in un momento storico complesso come quello attuale. Abbiamo assistito a un aumento della forbice tra comportamenti corretti e inciviltà, con una crescita da un lato del senso di vicinanza e condivisione tra le persone, che ha condotto a una maggiore solidarietà anche online, dall’altro il moltiplicarsi di comportamenti scorretti, episodi sempre più frequenti di fake news ed hate speech – e ha concluso –. È preoccupante constatare inoltre la diminuzione da parte delle persone della capacità e fiducia nel saper gestire i rischi online, segnale questo della necessità costante di portare avanti progetti di sensibilizzazione su questi temi».