Quasi tre europei su quattro ritengono che il piano di ripresa UE consentirà al proprio paese di riprendersi più rapidamente dalla pandemia, secondo un sondaggio del Parlamento europeo.
La pandemia ha rafforzato la convinzione che l’Unione europea sia il luogo giusto per sviluppare soluzioni efficaci per combattere il COVID-19 e i suoi effetti. Un nuovo sondaggio, commissionato dal Parlamento europeo e condotto fra novembre e dicembre 2020 da Kantar, rileva che quasi tre intervistati su quattro (72%) ritengono che il piano di ripresa dell’UE consentirebbe all’economia del proprio paese di riprendersi più rapidamente dagli effetti negativi della pandemia di coronavirus. L’Italia, con il 69%, è in linea con la media europea.
Gli europei che si esprimono positivamente sull’UE sono aumentati di 10 punti percentuali, rispetto all’autunno 2019, arrivando a un totale del 50%. Gli italiani intervistati che hanno un’immagine positiva o molto positiva dell’UE si assestano al 43%, con 11 punti percentuali di aumento rispetto all’autunno 2019.
In Italia, il 52% degli intervistati ritiene che il Paese abbia beneficiato dell’appartenenza all’Unione, innanzitutto in termini di cooperazione tra gli Stati e difesa della pace, maggiori opportunità di lavoro e capacità di far sentire la propria voce nel mondo. Sebbene il dato sia il più basso dell’UE (media UE:
72%), si registra un aumento di dieci punti percentuali rispetto a giugno 2020.
“Il messaggio di questo sondaggio è chiaro: i cittadini europei sostengono l’Unione europea e ritengono che l’UE sia il posto giusto per cercare soluzioni alla crisi. Ma la riforma dell’UE è chiaramente qualcosa che i cittadini vogliono vedere ed è per questo che dobbiamo lanciare la Conferenza sul futuro dell’Europa il prima possibile”, commenta il presidente del Parlamento europeo David Sassoli.
Tuttavia la prospettiva individuale resta pessimistica di fronte alla pandemia: il 53% degli intervistati a livello UE crede che la situazione economica nel proprio paese tra un anno sarà peggiore di quanto non sia adesso. Solo un intervistato su cinque (21%) ritiene che la situazione economica nazionale migliorerà nel prossimo anno. Più della metà (52%) si aspetta che le proprie condizioni di vita individuali tra un anno siano le stesse di oggi. Un quarto (24%) ritiene che tra un anno starà anche peggio, mentre il 21% pensa che potrebbe stare meglio.
Probabilmente condizionato dalla situazione di difficoltà creatasi con la pandemia, il 48% degli intervistati mette al primo posto fra gli aspetti di cui il Parlamento europeo dovrebbe occuparsi il contrasto alla povertà e alle disuguaglianze sociali.
Questa risulta la priorità principale in tutti gli Stati membri, eccetto in Finlandia, Repubblica ceca, Danimarca e Svezia, dove la lotta al terrorismo e al crimine la precedono. Altre priorità a livello europeo sono la lotta al terrorismo e alla criminalità (35%), un’istruzione di qualità per tutti (33%) e la protezione dell’ambiente (32%). I cittadini italiani chiedono, fra le priorità, anche misure per garantire la piena occupazione (29%).
Tra i valori fondamentali che il Parlamento europeo dovrebbe difendere, gli intervistati italiani mettono al primo posto la parità tra uomini e donne (44%). In tutta l’UE, questo aspetto è al secondo posto (42%), dopo la difesa dei diritti umani nel mondo (51%). La solidarietà tra gli Stati membri si posiziona al terzo posto, con il 41% (il 43% in Italia).
La pandemia e altre sfide globali come l’emergenza climatica sono alla base della richiesta dei cittadini di una riforma dell’UE.
Con un aumento di 5 punti rispetto all’autunno 2019, il 63% degli intervistati desidera che il Parlamento europeo svolga un ruolo più importante in futuro. Gli italiani che vogliono un rafforzamento di questa istituzione sono il 59% (più 8 punti su ottobre 2019).
Mentre alla fine dell’anno scorso cresceva l’immagine positiva dell’UE, oggi aumenta anche la richiesta di cambiamento: in generale solo il 27% degli europei sostiene l’UE per ciò che ha realizzato finora, mentre il 44% “preferisce sostenere l’UE” ma desidera che venga riformata. Un altro 22% vede l’UE con un certo scetticismo, ma potrebbe cambiare nuovamente idea alla luce di riforme radicali.