Calma piatta solo in apparenza. È la metafora usata dalla Fondazione GIMBE per illustrare il monitoraggio della settimana che va dal 3 al 9 febbraio 2021. Dati che mostrano una certa stasi con un numero stabile dei nuovi casi (84.711 vs 84.652).
In dettaglio, rispetto alla settimana precedente, si registrano: Decessi: 2.658 (-9%); Terapia intensiva: -71 (-3,2%); Ricoverati con sintomi: -805 (-4%); Isolamento domiciliare: -22.922 (-5,5%); Nuovi casi: 84.711 (+0,1%); Casi attualmente positivi: -23.798 (-5,4%).
“Anche questa settimana”, analizza Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, “a livello nazionale i nuovi casi sono stabili rispetto alla precedente, una calma piatta purtroppo solo apparente”. Infatti, spacchettando il dato nazionale, in 10 Regioni si rileva un incremento percentuale dei nuovi casi e in 9 Regioni aumentano i casi attualmente positivi per 100 mila abitanti, ma i numeri per ora non impattano sulle curve nazionali perché si tratta principalmente di Regioni di piccole dimensioni.
Situazioni molto critiche come quelle dell’Umbria dove le nuove varianti hanno determinato rapidamente un’impennata dei casi e la saturazione di ospedali e terapie intensive potrebbero improvvisamente esplodere ovunque, visto che le varianti del virus circolano ormai in tutto il Paese. Ecco perché secondo la Fondazione è fondamentale monitorare tutte le “spie rosse” per attuare tempestive strategie di contenimento: in 17 Province l’incremento percentuale dei nuovi casi negli ultimi 7 giorni supera il 5%.
Sul fronte ospedaliero, l’occupazione da parte di pazienti COVID supera in 3 Regioni la soglia del 40% in area medica e in 4 Regioni quella del 30% delle terapie intensive. Tuttavia, nonostante la riduzione della pressione sugli ospedali, il numero dei decessi rimane molto elevato, seppur in lieve calo rispetto alle settimane precedenti.
Il Piano vaccinale intanto prosegue. Questi i dati. Vaccini: somministrazioni al 10 febbraio hanno completato il ciclo vaccinale con la seconda dose 1.214.139 persone (2,04% della popolazione), con marcate differenze regionali: dal 1,38% della Calabria al 3,58% della Provincia Autonoma di Bolzano. “In generale”, osserva Renata Gili, responsabile Ricerca sui Servizi Sanitari della Fondazione GIMBE, “se da un lato i ritardi delle forniture interessano l’intero primo trimestre con inevitabile rallentamento della campagna vaccinale, dall’altro le Regioni stanno gestendo correttamente le dosi, completando il ciclo vaccinale nei tempi corretti”.
“Rispetto alle categorie di persone vaccinate”, spiega ancora Gili. “il 70% delle dosi sono state destinate a “operatori sanitari e sociosanitari”, il 18% a “personale non sanitario”, l’11% a “personale ed ospiti delle RSA” e meno dell’1% a “persone di età ≥80 anni”, con notevoli differenze regionali”. Purtroppo, solo il 3,6% degli over 80 ha ricevuto almeno una dose di vaccino, e solo il 2,2% ha completato il ciclo vaccinale, percentuali molto lontane dal target di copertura raccomandato dalla Commissione Europea per questa fascia di età: 80% entro il 31 marzo 2021. La fondazione ha esaminato anche l’efficacia dei vaccini sulla base dei dati pubblicamente disponibili. Al momento, tuttavia, è possibile valutare l’efficacia della vaccinazione solo sugli operatori sanitari, i cui contagi vengono monitorati regolarmente dall’Istituto Superiore di Sanità. Se i nuovi casi nella popolazione generale sono stabili da 3 settimane, tra gli operatori sanitari si sono ridotti del 64,2%: dai 4.382 rilevati nella settimana 13-19 gennaio, quando è stata avviata la somministrazione delle seconde dosi, ai 1.570 della settimana 3-9 febbraio.
“Presupponendo che le modalità di screening periodico degli operatori sanitari non siano state modificate”, fa presente Cartabellotta, “questa netta riduzione è verosimilmente effetto della somministrazione di circa 1,9 milioni di dosi di vaccino in questa categoria di popolazione”. Infine per la Fondazione GIMBE il nuovo Governo dovrà agire in modo tempestivo.
“Il nascente Governo”, conclude Cartabellotta, “dovrà affrontare immediatamente questioni chiave per la gestione della pandemia. Oltre alla necessità di accelerare le forniture vaccinali per mettere al sicuro persone anziane e fragili, occorrerà arginare la circolazione delle nuove varianti. In tal senso, con la riapertura dei confini regionali prevista per il prossimo 15 febbraio e un’Italia quasi tutta gialla rischiamo un’impennata dei contagi con conseguente saturazione degli ospedali, nonostante il potenziamento del sequenziamento virale e i lockdown mirati. Servono decisioni tempestive perché la corsa del virus e delle sue varianti non rallenta certo per una crisi di Governo”.