Troppe disinvolture e giravolte non spiegate ai cittadini creano confusione e risentimenti. Non si può essere di lotta e di governo. I giochi stanno per finire, le scelte siano ponderate, dopo sarà tardi e pericoloso innalzare paletti, rivalse e nuove divisioni.
C’è una regola aurea in politica: più forze che si uniscono fanno meno poltrone di Governo. Più sono i partiti e i loro leader, meno saranno i posti di comando. Vogliamo ricordare questo aspetto non secondario nella politica italiana, perché di fronte agli inaspettati e quasi generali consensi attorno alla figura di Mario Draghi come prossimo presidente del Consiglio, c’è l’idea che si possa accontentare tutti. In che modo non è chiaro.
Viene da pensare che i partiti o hanno deciso di fare un passo indietro nelle richieste dei posti nella squadra di governo e in tutte le caselle istituzionali, oppure, siamo di fronte ad una tattica che non durerà a lungo. Cioè siano davanti ad una avventatezza dove tutti dicono: “SÌ lo voglio”, per poi, nelle prossime settimane, c’è da scommetterci, dare vita alle solite lamentele, al balletto dei distinguo, ai mugugni e disappunti rilanciati nei tg, nei talk show e sulle colonne dei giornali. Uno spettacolo già visto. D’altronde come spiegare che nel Paese c’è una insolita aria spumeggiante: lo Spred che crolla – segno di augurio per il tentativo di Draghi – i mercati che festeggiano, i sostenitori della grande coalizione che si mostrano sotto i riflettori entusiasti. Tutto questo mentre l’Italia reale, quella fuori dai giochi di borsa e del ceto politico, affonda tra incertezze socio economiche e socio sanitarie. Siamo anche noi convinti che Mario Draghi, personalità di assoluto prestigio dedicherà un impegno eccezionale nel rilanciare l’Italia, e ridare un orizzonte europeo alla Nazione. E quindi auguriamo per primi un sincero buon lavoro a Mario Draghi.
Semmai ci preoccupano le semplificazioni della politica, il gioco non proprio corretto di passare da un campo all’altro, da una ideologia all’altra, senza nemmeno darsi la pena di spiegare ai propri elettori come sono maturati cambi di prospettiva così radicali. Siamo oltre la metafora delle “porte girevoli”, concetti desueti, si potrebbe citare il corrosivo e disincantato Flaiano che osservava: “Gli Italiani corrono sempre in soccorso del vincitore”, ma non basta perché gli “italiani” reali oggi sono in difficoltà serie, sono famiglie che non hanno più risorse, sono lavoratori in attesa di essere licenziati e attendono risposte concrete e non giravolte. I partiti che una volta erano a contatto delle persone riuscivano a coinvolgere i militanti con i dibattiti interni, le assemblee, i convegni, in modo che le scelte erano consapevoli e condivise, chi era contrario era comunque una risorsa e faceva parte di un insieme di valori e conoscenze. Oggi si dirà che tutto questo è passato che la politica è social, che le scelte le fanno i leader, che in fondo non è un male cambiare idee ogni anno. Si a condizione che siano ideali e non interessi personali. Che ci sia una visione dell’Italia e non del proprio orticello. Abbiamo seguito con attenzione, stima e affetto Giuseppe Conte nel suo impegno di primo ministro. Ha avuto coraggio e determinazione senza essere arrogante. La politica riesce a trovare ancora personalità del mondo civile ed istituzionale che danno una mano all’Italia e la cosa ci rincuora. Ora vedremo se questo sentimento di unità reggerà alla prova delle scelte e delle rinunce che i partiti dovranno fare. Vedremo, il tempo come al solito sarà galantuomo.