“Le donne rappresentano quella parte della popolazione italiana che deve necessariamente riappropriarsi dei diritti di cittadinanza. E non solo per motivi di equita’ sociale, ma anche per una questione strettamente economica. E’ una parte di capitale umano del nostro Paese assolutamente sottoutilizzata, uno spreco di risorse, un motore che non viene acceso se pensiamo che per ogni donna che lavora si attivano mediamente tre posti di lavoro. Basterebbe una redistribuzione del lavoro a favore delle donne, portare il tasso di occupazione femminile al 60% per accrescere la produttivita’ media italiana del 7% (dati Banca d’Italia)”. Cosi’ in una nota Margherita Perretti, presidente della Commissione Regionale Pari Opportunita’ di Basilicata, che sottolinea come “la crisi seguita alla pandemia si e’ scaricata quasi interamente sulle fasce piu’ fragili dei lavoratori, insieme ai giovani soprattutto le donne, la cui posizione lavorativa e’ caratterizzata principalmente da contratti a termine, part-time e precariato, soprattutto nel Mezzogiorno. L’occupazione femminile, gia’ ai minimi europei, si e’ ridotta nel secondo trimestre 2020 di circa 470.000 unita’”.
“La situazione – aggiunge – rischia di peggiorare ulteriormente nel momento in cui verra’ rimosso il divieto di licenziamento e l’aggiustamento occupazionale rischiera’ di ricadere soprattutto sulle donne, a meno che non si assumano provvedimenti compensativi che considerino il genere. Le regioni meridionali sono le ultime tra quelle dell’Unione europea per tasso di occupazione femminile.
L’emergenza sanitaria ha cancellato l’incremento di occupazione femminile faticosamente conseguito fino al 2018, riportandola ad un punto sopra i livelli del 2008. Nel Mezzogiorno si e’ scesi al 31,7% nel secondo trimestre 2020 (era il 31,3% nel 2008), percentuale contenuta solo grazie al calo demografico. Va evidenziato che quell’incremento del tasso di occupazione femminile conseguito dal 2008 al 2019 concerne posti di lavoro non qualificati, situazioni contrattualmente precarie, part-time o a tempo determinato. Quasi il 25% delle donne meridionali ha un contratto a termine da almeno 5 anni, contro il 13% delle donne settentrionali”.
“In Basilicata il tasso di occupazione femminile (15-64 anni) nel 2019 si attestava al 37,7% (35% nel 2008), e nel primo semestre 2020 si e’ ridotto del 2,4%”, prosegue Margherita Perretti, evidenziando come “la questione di genere, in Italia, e’ stata trattata, a partire dall’emergenza Covid, a parole come una priorita’, ma senza darvi mai una concretezza effettiva”.
Occorrerebbe, quindi – osserva -, una valutazione di impatto di genere su tutte le leggi, i decreti, i provvedimenti sia regionali che nazionali, cosi’ da analizzare ciascuna norma in base all’impatto che avra’ sulla riduzione delle discriminazioni. Ma per svolgere questa analisi servono dei funzionari valutatori adeguatamente formati. Le disuguaglianze di genere possono essere superate solo operando simultaneamente su istruzione, formazione, legislazione, strategie aziendali, servizi sociali e tutti gli altri aspetti che le generano”.