Come le cosche mafiose sfrutteranno la crisi economica provocata dall’emergenza Covid, il ruolo della criminalità organizzata transnazionale nei traffici di organi, gli investimenti e i guadagni dei clan nelle scommesse online e la figura dell’informatore nel contrasto alle organizzazioni criminali: sono alcuni degli argomenti approfonditi dai vincitori dell’edizione 2020-2021 delle borse di studio che la Fondazione Giovanni Falcone mette in palio ogni anno. Ricerche sulle mafie e su temi relativi alla legalità a cui lavoreranno i 15 giovani laureati con il massimo dei voti nelle università siciliane che si sono aggiudicati il riconoscimento. Le borse di studio, di 6500 euro ciascuna, vengono finanziate dall’Assemblea Regionale Siciliana. Nella sede del Parlamento siciliano, ogni anno, vengono discussi i lavori dell’edizione passata e vengono annunciati gli ultimi vincitori delle borse. Quest’anno, l’emergenza sanitaria ha impedito l’organizzazione della cerimonia, che si svolgerà, “virtualmente”, nelle prossime settimane, su piattaforma online.
“Ancora una volta i ragazzi hanno scelto argomenti attualissimi per le loro ricerche. Penso ad esempio al lavoro sugli interessi che la pandemia potrebbe sollecitare nelle organizzazioni mafiose, un argomento dibattuto su cui gli esperti hanno lanciato l’allarme – dice la presidente della Fondazione Falcone, Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso nel 1992 a Capaci da Cosa nostra -.
E’ delle scorse settimane la segnalazione dell’organismo di monitoraggio istituito dal capo della polizia sui tentativi dei clan di accedere alle misure di sostegno all’economia e di infiltrarsi nei servizi di sanificazione per le strutture turistiche e commerciali. Gli esperti parlano anche di un rischio che le mafie mettano le mani sulla diffusione dei vaccini che, secondo il rapporto della polizia, potrebbe interessare i gruppi criminali per l’alta domanda e la fisiologica bassa offerta iniziale”.
Durante la pandemia, poi – spiega Maria Falcone – sono aumentate dell’8% le operazioni sospette segnalate all’Unità di informazione finanziaria di Bankitalia riferibili alle attività di riciclaggio. Insomma nulla di più concreto e attuale del tema scelto dalla borsista”. “Sono rimasta molto colpita dalla rigore delle ricerche, tutt’altro che compilative. – conclude – Ogni anno, valutando i lavori dei ragazzi, mi rendo conto del loro valore e delle loro potenzialità: queste borse di studio rappresentano un piccolo aiuto perché possano approfondire e migliorare i loro studi e crearsi un futuro qui in Italia, dove tanto bisogno c’è di energie nuove”.
“Sono molto orgoglioso – dice il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché – di aver contribuito a un’iniziativa che dovrebbe essere allargata ad altri settori della conoscenza e ad altre istituzioni, per consentire ai giovani laureati maggiori possibilità di inserimento nella vita lavorativa. Istituzioni come il Parlamento siciliano hanno il dovere di valorizzare i migliori studenti dell’Isola, troppo spesso costretti a emigrare per dimostrare le loro capacità. Fin dal primo anno di legislatura ho sostenuto questo progetto perchè è lontano dall’antimafia di maniera e intriso, invece, di concretezza e vicinanza alla società civile”. “Ritengo inoltre, come sosteneva Giovanni Falcone – aggiunge Miccichè – che Cosa nostra vada combattuta non solo con la repressione ma con l’educazione dei giovani. Il fenomeno mafioso poggia infatti anche su un fattore culturale e per sconfiggerlo è necessario che le nuove generazioni crescano con la cultura della legalità”.
Questo l’elenco completo dei vincitori dell’ultima edizione:
Flora Albanese, con “Il ruolo della criminalità organizzata transnazionale nel traffico illecito di organi”; Alessandra Buonasera con “Società a partecipazione pubblica: i meccanismi di prevenzione antiriciclaggio nelle procedure di affidamento dei servizi pubblici. Il possibile dialogo fra antiriciclaggio e anticorruzione volto al contrasto della criminalità organizzata e in accordo alle istanze di semplificazione amministrativa”;
Valentina Cannella con “Mafia e pandemia. Sulle modalità di sfruttamento delle catastrofi da parte della criminalità organizzata”; Carla Cucco con “Il vizio del gioco: betting e gambling nella rete delle organizzazioni mafiose”; Alice Di Cola con “Il nuovo delitto di tortura: gli interrogativi in gioco ed il suo uso sistematico da parte della criminalità organizzata”.
E poi Annalisa Failla con “La rilettura del metodo mafioso nella lotta alle mafie autoctone, straniere e delocalizzate e la destrutturazione della condotta di partecipazione criminosa nelle associazioni con finalità di terrorismo internazionale”; Noemi Gatto con “La funzione special – preventiva della messa alla prova ed il progetto ‘AMUNI”: Il coraggio di cambiare”; Gabriele Giacoletti con “L’utilizzo ‘patologico’ di trust e leasing da parte della criminalità organizzata: strumenti di prevenzione e di contrasto”; Alessandra Marciante con “L’aggravante di agevolazione mafiosa nell’esperienza applicata: un’indagine sul campo”; Claudio Orlando con “Enterprise criminality e contrasto al fenomeno associativo di stampo mafioso: un’indagine comparata dei modelli processuali in Italia e U.S.A.”.
Ed ancora Antonio Polizzi con ” Il ‘doppio binario’ sotto la lente della rieducazione e degli altri principi costituzionali e convenzionali che presiedono l’esecuzione della pena”; Costanza Rumbolo con “I raccordi tra intercettazioni preventive e captatore informatico nel quadro delle strategie generali di prevenzione e contrasto dei fenomeni criminali organizzati”; Tommaso Salerno con “La collaborazione attiva fra soggetti pubblici e privati nelle attività di contrasto alle organizzazioni criminali. Il ruolo dei whistleblowers fra prevenzione, controllo ed obblighi di segnalazione. Profili penalistici”; Fabrizio Teresi con “Criminalità organizzata transnazionale: il futuro della Convenzione Onu di Palermo alla luce del Meccanismo di Revisione e della ‘risoluzione Falcone'” e Giuseppe Verrigno con “Misure di contrasto all’inquinamento della democrazia da parte della criminalità organizzata”.