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UE: Chinnici “No al rimpatrio dei minori migranti in assenza di garanzie”

giovedì, 14 Gennaio 2021
1 minuto di lettura

“La sentenza emessa oggi dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea sulle decisioni di rimpatrio relative a minori migranti non accompagnati, riafferma un principio giuridico inviolabile per il quale l’intergruppo del Parlamento Europeo sui diritti dei minori da me presieduto si è battuto e continua a battersi fin dalla scorsa legislatura.
Proprio grazie al lavoro nell’intergruppo, il no al rimpatrio di minori migranti in assenza di garanzie sulle condizioni di accoglienza nel paese di destinazione è stato inserito, attraverso un emendamento, nel testo di revisione della direttiva europea sui rimpatri che il Parlamento ha già approvato e che attualmente è al centro dei negoziati interistituzionali con il Consiglio dell’UE e la Commissione. L’auspicio è che la norma a tutela di questo principio, applicato nella sentenza della Corte di Giustizia, sia pienamente salvaguardato nel testo finale”.
Così Caterina Chinnici, eurodeputata del gruppo S&D, co-fondatrice e co-presidente dell’intergruppo sui diritti dei minori al Parlamento Europeo.

“La Corte ha stabilito – aggiunge – che non solo non si possa procedere al rimpatrio di un minore senza garanzie sul fatto che troverà accoglienza adeguata ma che l’adeguatezza dell’accoglienza non possa essere considerata soltanto in relazione all’età, perché ciò che va valutato e soddisfatto sotto ogni aspetto è il superiore interesse del minore, un principio sancito dalle carte internazionali e purtroppo ancora in molti casi non rispettato. Un minore è innanzitutto una persona vulnerabile alla quale, sempre e comunque, devono essere garantite protezione e assistenza. E questo a maggior ragione vale, indipendentemente dalle politiche migratorie, per i minori migranti che arrivano in Europa senza genitori o altre persone che ne abbiano la responsabilità legale, perché sono i più esposti al rischio di subire abusi e di finire nelle maglie della criminalità e dello sfruttamento. Tutelarli – conclude – è un impegno morale inderogabile, oltre che giuridico, al quale nessun paese dell’UE può sottrarsi”.

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