“Costruire il Mediterraneo”. È la proposta di Confindustria che lancia un piano di sviluppo incentrato sulla messa in rete dei porti e delle zone economiche speciali del Mezzogiorno, delle Isole e dell’Italia centrale. Un progetto per l’attrazione di nuovi investimenti e nuove tecnologie. Un piano che prevede infrastrutture materiali e immateriali un futuro di mobilità smart e green, congruente con i grandi corridoi europei.
È l’idea che come osservano gli industriali “rimasta a lungo in attesa del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza del Governo, chiedendo, ripetutamente e invano”, sottolinea Confindustria, “che il percorso di formazione fosse accompagnato da un confronto serio, approfondito e sistematico con tutti gli attori economici e sociali, per verificarne i contenuti e la loro fattibilità e per massimizzarne gli impatti, convinta che le misure economiche, mai come in questo momento di grandi e coraggiose scelte strategiche, camminino soprattutto sulle gambe di imprese e lavoratori”.
A dare voce e spazio ai progetti è Vito Grassi, vicepresidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale, “Ora finalmente, sullo schema di Pnrr presentato in Consiglio dei Ministri”, scrive Grassi in una lettera al Foglio e messa in rete da Confindustria, “dovrebbe partire un ampio confronto, in Parlamento e con tutte le parti sociali. Meglio tardi che mai, è il caso di dire, ma va aggiunto che si è persa l’occasione di valorizzare il contributo del partenariato socioeconomico, che per mesi ha comunque lavorato per definire strategie, individuare interventi e progettarli anche nel dettaglio.
Infatti la nostra rappresentanza territoriale non è rimasta passivamente in attesa, ma ha svolto una ricognizione molto approfondita, partendo dalle analisi e dalle proposte di Confindustria avanzate al Governo, alle Istituzioni e al dibattito pubblico nel volume Il Coraggio del Futuro: Italia 2030–2050”. In pratica il documento è stato elaborato dalle otto Confindustrie regionali del Mezzogiorno, partendo dalle proposte delle Associazioni regionali del Sistema Confindustria, hanno elaborato una sintesi complessiva e una proposta specifica sugli obiettivi di coesione interna. “Si tratta di “Costruire il Mediterraneo”, un piano di sviluppo incentrato sulla messa in rete dei porti e delle zone economiche speciali del Mezzogiorno, delle Isole e dell’Italia centrale”, sottolinea Grassi, “Nell’ultima bozza del Pnrr ritroviamo ampiamente le nostre indicazioni strategiche, tematiche e, in parte, progettuali espresse da Confindustria, ma i giudizi non possono che essere ancora parziali e provvisori, in attesa dei contenuti specifici di intervento e dell’auspicato confronto col Governo. C’è un passaggio tra i vari progetti che ora può avvicinarsi alle proposte degli industriali.
“Rispetto alle bozze precedenti, in quest’ultima potrebbero esserci dei cambiamenti apprezzabili”, prosegue il vicepresidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale, “nella prospettiva della coesione territoriale e soprattutto del Mezzogiorno, ma non ancora del tutto soddisfacenti o comunque da chiarire. Il cambiamento di questa ultima versione del Pnrr, per ora intuibile e tutto da verificare, sta nell’impiego delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione per 20 miliardi di euro, destinati ex lege per l’80% al Mezzogiorno. Il loro impiego è per nuovi progetti infrastrutturali in diverse Missioni e Componenti del PNRR, in particolare riguardanti la rete ferroviaria veloce e la portualità integrata, da cui potrebbero emergere segnali concreti di attenzione ad un progetto strategico di sviluppo del Mezzogiorno, come quello delineato nella nostra proposta Costruire il Mediterraneo”. Per Confindustria, infine, sarebbe una svolta positiva il Sud.
“Sarebbero segnali importanti per la sfida più significativa del Pnrr, in questa sua ultima versione, che affida proprio agli investimenti infrastrutturali per la coesione e il Mezzogiorno il compito di aumentarne le risorse complessive, l’impatto macroeconomico e, auspicabilmente, la produttività totale di lungo periodo dell’intero Paese. Una sfida”, conclude Grassi, “che passa necessariamente da significative riforme strutturali del funzionamento della PA, dall’adozione di procedure speciali per l’attuazione degli investimenti e da un rafforzamento della governance dei processi amministrativi e realizzativi; altri e determinanti temi sui quali siamo in attesa di indicazioni più precise e rassicuranti, per il Mezzogiorno e per il Paese”.