Di cosa voglio scrivere, oggi, per metterlo in “La Discussione”, proprio non lo so. Sono confuso, disorientato, incredulo, non posso adattarmi ad una politica così sguaiata. Abbiamo vissuto i momenti politici più drammatici della nostra storia e li abbiamo commentati con serietà e rispetto.
Oggi ci casca di mano la tastiera del computer. I suoi tasti, tutti con le lettere maiuscole, sembrano rifiutarci ogni aiuto. Lo schermo bianco del monitor a tratti inizia anche a tremolare, ci ha capito, e quel tremolio ci raggiunge il cuore e ci ferisce ancora di più.
Non possiamo e non vogliamo dire anche oggi quello che vediamo tutti i giorni per le strade delle periferie italiane di tutte le città: bambini, uomini e donne di tutte le età che guardano la nostra macchina con la scritta STAMPA e che pensano che anche noi siamo gente da post, da twitt, da facebook. Che anche noi, che eravamo il Quarto potere dello Stato, facciamo parte di una stessa cerchia di amici, quelli al bar. Ci prende un’angoscia infinita.
Non ce la facciamo a dire che sono ripartite le grandi manovre e che tutti, e diciamo proprio tutti, stanno cercando come e dove allocarsi alle prossime elezioni politiche. Perché le elezioni politiche ormai sono vicine. Troppo vicine perché qualcuno possa tentare di risolvere la disoccupazione giovanile, la povertà diffusa, la sanità malata, l’immigrazione ingovernata, l’Europa che è caduta nella stessa trappola mediatica dei governi nazionali, la corruzione e la violenza che non hanno limiti.
Pensiamo ai giovani e ci viene un magone alla gola. Ricordiamo i momenti vissuti e commentati dal ’68 in poi e ci viene da dire, come non c’era mai venuto da dire, che hanno combattuto inutilmente, e non parlo del terrorismo e di certe squadre armate, sarebbe troppo stupido pensare che mi riferisco a quello: mi riferisco a quella parte di giovani che volevano cambiare il mondo con fiori e pantaloni scampanati alla Celentano. Giovani seri, che frequentavano le lezioni dell’Università in piedi, e che si sono illusi di poter fare qualcosa, per tutti. Ora quei giovani sono padri e madri che non vedono un minimo di futuro per i loro figli.
Finalmente la parola è uscita dalla tastiera. I figli, tutti i nostri figli d’Italia non meritano quello che stanno vivendo. Loro sanno che dobbiamo aiutarli perché da soli non possono mai farcela ma ci dicono sempre che non fa niente, che tanto si arrangeranno e che non hanno bisogno di nulla. Non è vero, hanno bisogno della loro Dignità. Lo abbiamo letto mille volte che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro. Ma lo stiamo negando proprio ai suoi figli, quelli che in silenzio stanno vivendo in un’amarezza interrotta solo per qualche momento, quando in qualche modo riusciamo a dargli di nascosto qualche euro.
Desidereremmo che questo strano articolo lo leggesse qualche politico, che sia al governo o all’opposizione non ci interessa, e che capisse che serve una svolta definitiva, una svolta come in qualche modo e per qualcosa l’aveva promessa Beppe Grillo e che ora si ritrova con parlamentarini in vestito blu carta da zucchero, a difendere le poltrone vellutate rosso scuro.