sabato, 16 Novembre, 2024
Politica

Se “Mamma” Merkel lascia…

Se la Mamma va, e lei andrà perché uno scienziato è coerente con i suoi annunzi, e non si piegherà, magari ancora una volta per rientrare come Cancelliera Tedesca; se lei, e cioè Angela Merkel, dovrà essere sostituita da un nuovo candidato Cancelliere per le elezioni del Bundestag dell’autunno 2021, allora si pongono molte domande. Come è lo scacchiere, dove si deve porre una nuova figura nel gioco politico tedesco, e c’è qualcuno che vale più di un pedone, un cavallo, magari di un alfiere o di una torre?

Ma chi è colei che deve essere sostituita? Chi è questa Angela Merkel, ottavo Cancelliere tedesco dal 1949 (sic!) e in ufficio dal 2005, nei primi tempi definita scherzosamente la “ragazzina” di Kohl?

Angela Dorothea Merkel, nata Kasner il 17 luglio 1954 ad Amburgo, ad Ovest e poi, per scelta del padre, un pastore evangelico, cresciuta nello Uckermark nel Nord della DDR nella Germania comunista non è mai stata in opposizione; piuttosto ha seguito la sua eccellente carriera scientifica come fisico all’Istituto Centrale di Chimica-Fisica. Ha sposato un Herr Merkel, e più tardi un Herr Sauer. Si è legata al DA (Risveglio democratico) che in seguito fu incorporato nella CDU. Nelle elezioni al Bundestag del 2 dicembre 1990 conquistò per la prima volta un mandato parlamentare. Dal 1991 al 1994 la Merkel fu Ministro federale per le Donne e la Gioventù, e dal 1994 al 1998 una eccellente Ministro federale per l’Ambiente, la Protezione della Natura e la Sicurezza nucleare. Sino alla sua nomina a Presidente federale della CDU rivestì la figura di segretario generale del partito.

Dal 2005 diresse una Grosse Koalition con la SPD fino al 2009, poi una coalizione giallo-nera (con i Liberali), dal 2013 di nuovo una Grosse Koalition, che anche dopo le elezioni federali del 2017 venne continuata. Il 7 dicembre 2018 ha rimesso il suo mandato come Presidente federale della CDU.

Nei 15 anni della sua reggenza non ci fu nemmeno un alito di sospetto, che lei potesse essere corrotta! Nonostante questo si intuiscono “dipendenze”, o meglio alcune criticità: una era la sua ansia di prendere decisioni in ritardo e di “essere punita dal destino”, dove il destino sarebbero il consenso popolare ed i voti dei Tedeschi. 

Nello stesso tempo non è mai stata un burattino populistico da consenso facile, bensì di una levatura da “qui sono e non posso fare altrimenti”, parole pronunciate da Martin Lutero davanti al Concilio di Worms.  Un po’ come in Ingmar Bergmann, l’influenza di essere cresciuta in una parrocchia luterana. 

La decisione invece veloce, dopo l’incidente di Fukushima, di abbandonare l’energia nucleare, sebbene in altri paesi essa venisse ritenuta compatibile con l’ambiente, fu un caso a sé. La temporanea accettazione, illimitata ma selettiva, di profughi fu una altra sotto il motto oramai famoso “wir schaffen das” (ce la facciamo) fu una altra, anche se avrebbe potuto senza difficoltà porre un limite alla marcia dei profughi dalla stazione di Budapest ed anche se per anni avesse finto di non sentire il grido di aiuto che proveniva dalla Grecia e dall’Italia sommerse da rifugiati. 

Il suo ultimo “Concilio di Worms” è stato il meccanismo di salvataggio della Unione Europea, sebbene lei sapesse che il denaro regalato agli Stati del sud della Unione – idea corrente al Nord – non avrebbe probabilmente partorito un programma di investimenti, bensì una corsa all’arraffatutto.

La Merkel è stata generalmente lenta nel decidere. Si consideri ad esempio la sua politica ambientale e quella del carbone in specifico. Ma qui viene in rilievo unna seconda ansia, quella della perdita dello stato di benessere, un punto dove i Tedeschi sono sempre storicamente sensibili.

Per questo ha seguito una linea piuttosto benevolente e prona rispetto alla Cina, del cui mercato e come fabbrica del mondo riteneva di aver bisogno. Per questo è stata una palla in mano all’industria automobilistica e non reagì allo scandalo dieselgate della VW; per questo in Europa è stata sempre un freno fiscale. Una sottolineatura emozionale della sua politica è risultato in realtà una cosa orribile per lei, il “ce la facciamo” è stato come appello in realtà una eccezione, come pure le sue esortazioni alla ragione nella pandemia Coronavirus. E nonostante tutto se ne sentirà la mancanza, a Berlino come a Bruxelles. Già oggi nella ricerca di un successore la politica tedesca sente un horror vacui. Con tanto che ci corre circa un anno prima che Angela Merkel esca di scena. Ma ad un anno dalle elezioni per il nuovo Bundestag neanche a grossi tratti si intravede un successore passabile: chi e in che maniera governerà la Repubblica in futuro, chi in Europa potrà disciplinare le quasi autoritarie Repubbliche di Polonia e di Ungheria, chi potrà rappresentare autorevolmente la comunità di Stati europei  nel mondo. Se i Tedeschi potessero decidere non lascerebbero certo scappare la “Mamma”!

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