martedì, 17 Dicembre, 2024
Economia

L’intervista. Dinoi (Aepi): “Il futuro nelle mani di impegno e competenza. Sosteniamo le imprese a superare la crisi e farle crescere”

Fare impresa, programmare scelte, obiettivi, raggiungere risultati. Sono le richieste che vengono fatte a Mino Dinoi, presidente della Confederazione Aepi (Confederazione delle associazioni Europee di professionisti e Imprese), che non è solo una sigla ma un impegno progettuale che finora è riuscito a tenere testa alla crisi, alla sostenibilità di imprese e a guardare il futuro con un ottimismo che nasce dalla pianificazione.

Per Dinoi è il momento della responsabilità, dell’impegno, del progettare guardando all’Europa. Con un obiettivo aiutare le imprese a resistere alle difficoltà, e sfidare il futuro con le armi dell’ innovazione, della competenza, della ricerca. L’intervista al presidente Mino Dinoi è a tutto campo, e le risposte brillano per competenza. Anche i problemi più complessi come quelli finanziari, progettuali e di organizzazione possono essere studiati e risolti. Questo l’obiettivo della Confederazione Aepi.

Mino Dinoi, presidente della Confederazione Aepi

Presidente Mino Dinoi, solo due anni fa debuttava la Confederazione AEPI (Confederazione delle associazioni Europee di professionisti e Imprese) a cui hanno già aderito 34 associazioni datoriali e professionali con oltre 310 mila imprese e 13 mila professionisti. Oggi le imprese di cosa hanno davvero bisogno per uscire dalla crisi?
“Sono stati due anni molto intensi nei quali abbiamo lavorato sempre al servizio dei nostri associati. Nel giro di pochissimo tempo, abbiamo raggiunto numeri importanti e ci siamo accreditati quali interlocutori con il Governo negli ambiti di nostra competenza. Siamo consapevoli che ci attendono altre sfide, in questi tempi difficili, e siamo pronti ad affrontarle attraverso il rapporto costante con il nostro mondo. 
A mio parere ciò che non può mai mancare è il confronto. Conoscere i bisogni per rappresentarli ai tavoli decisionali, fornendo anche un contributo in termini di supporto. È così che abbiamo immaginato la nostra Confederazione e siamo orgogliosi dei risultati raggiunti sino a questo momento. Le imprese hanno bisogno proprio di questo: innanzitutto di ascolto delle loro istanze e poi che, finalmente, vengano conclusi quei percorsi attesi da anni. Penso alla semplificazione fiscale e amministrativa. Al Governo abbiamo chiesto uno sforzo in più perché la macchina burocratica, in Italia, risulta eccessivamente farraginosa. E il tessuto produttivo, al contrario, ha bisogno di risposte immediate e di certezze. Pensiamo ai decreti di questa fase di emergenza: spesso si sono registrati dei ritardi. Invece servono tempi ragionevoli: la semplificazione è lo strumento che, in assoluto, può permetterci di raggiungere questo risultato”.

Secondo lei i ristori a pioggia sono stati utili per le imprese? Quali le proposte di AEPI per evitare la chiusura di moltissime aziende? Avete pensato ad un piano per salvare le imprese italiane?
“Da sempre le imprese e i professionisti rifiutano l’idea dell’assistenzialismo. Mi spiego meglio: sanno di essere motori del Paese e chiedono di essere riconosciuti come tali. In un’economia sana, questi strumenti non dovrebbero neppure esistere. Ma tutti conosciamo la crisi che già stava affrontando il nostro Paese e che, a causa della pandemia, si è ovviamente aggravata. È chiaro che l’Italia sta pagando il prezzo di un’emergenza senza precedenti, così come il resto del mondo. Quindi anche i provvedimenti del Governo pensati in questa direzione sono stati assolutamente apprezzabili. Ma è evidente che si sono registrati alcuni problemi: a cominciare dai ritardi nelle erogazioni (dai contributi alla cassa integrazione), passando per categorie che in qualche modo sono state escluse dai ristori, sino al mancato coinvolgimento degli stessi operatori prima della pubblicazione dei decreti. Forse questo avrebbe evitato alcuni errori. Adesso ci troviamo di fronte alla chiusura di molte aziende, e sicuramente questa altalena di colori non aiuta. Purtroppo ci sono realtà che non possono vivere alla giornata e necessitano di una pianificazione. Per molti, riaprire non è stato conveniente e hanno preferito restare con le saracinesche abbassate. Questo è il tempo della responsabilità, non si può pensare di far morire imprese virtuose che spesso sono simbolo di eccellenza. Per scongiurare il rischio di un’ecatombe di imprese, qualche mese fa abbiamo avanzato l’ipotesi di un intervento di cancellazione del magazzino debiti inferiore a 10mila euro in carico da oltre 10 anni, saldo e stralcio per i ruoli iscritti tra il 2010 e il 2015 e per quelli ancora più vecchi ma superiori ai 10mila euro, rottamazione delle cartelle più recenti. Una misura che potrebbe aiutare gli imprenditori e, allo stesso tempo, garantire allo Stato entrate immediate”.

In quale settore secondo Lei sarebbe giusto investire? Per chi volesse invece puntare alla diversificazione delle attività cosa consiglierebbe?
“Per noi a fare la vera differenza è il made in Italy. Quindi il consiglio che mi sento di dare è di scommettere sempre di più in questo settore, che gode di interesse a livello internazionale e contribuisce all’immagine dell’Italia nel mondo. Un prodotto italiano è sinonimo di valore, indipendentemente dal campo che lo riguarda. Dal tessile all’agroalimentare, passando per l’innovazione e molto altro: dire made in Italy significa orgoglio. Non ci stancheremo mai di portare avanti questa nostra battaglia, nella consapevolezza che le imprese hanno bisogno di essere sostenute in maniera adeguata. Rispetto poi alla diversificazione, sicuramente bisogna puntare sul know-how italiano, attraverso formazione e digitalizzazione. Sono elementi trainanti di un rafforzamento sui mercati esteri, in grado di fare davvero la differenza in termini di competitività”.

In occasione della legge di bilancio avete avanzato cinque proposte, in cosa consistevano?
“Crediamo che lo scenario di questi mesi imponga la messa in atto di un programma di investimenti e riforme di portata inedita, quale unica opportunità per condurre l’economia verso un percorso di crescita sostenuta ed equilibrata». La nostra Confederazione ha deciso di mettere a disposizione del Governo e delle forze politiche alcune proposte in merito a cinque misure d’intervento: estensione della cedolare secca ai contratti di locazione ad uso non abitativo; semplificazione delle agevolazioni previste dal superbonus 110%; cancellazione e saldo e stralcio dei carichi affidati all’Agenzia delle entrate-riscossione; fiscalità di vantaggio per la mobilità aziendale ecosostenibile; agevolazioni in materia di lavoro. Anche in questo caso, parliamo di proposte che seguono la linea della semplificazione, dell’alleggerimento fiscale e del rilancio dell’economia”.

Ampliare l’Export rientra tra le esigenze delle aziende consapevoli di produrre eccellenze riconosciute in tutto il mondo grazie al made in Italy. AEPI nel 2021 come le veicolerà nel mondo? Avete già un programma o delle iniziative?
“Come Confederazione, lavoriamo nel segno della concretezza. Ci siamo anche fatti promotori del deposito di una proposta di legge bipartisan che tra i suoi obiettivi ha la costituzione di un ministero destinato unicamente al made in Italy. Tra i nostri molteplici servizi, che vanno dal credito alla finanza, dalla rappresentanza politico-sindacale alle relazioni industriali e alla contrattazione collettiva di primo livello, offriamo anche un supporto nelle attività di sviluppo aziendale nella internazionalizzazione. Sotto questo punto di vista, siamo anche tra i firmatari del Patto per l’Export voluto dal ministro degli Esteri Di Maio. In occasione della firma del Patto, abbiamo rilanciato alcune proposte: finanziamenti a fondo perduto, riduzione dei costi a carico dell’impresa, istituzione di nuove forme di garanzia finanziaria per agevolare l’accesso al credito degli imprenditori, creazione di un sistema di mercati agroalimentari e di marchi dedicati all’esportazione, agevolazioni e semplificazioni fiscali import-export per il produttore del Made in Italy. Nel 2021 siamo pronti a proseguire su questa strada, mettendo a disposizione i nostri referenti specifici su questi temi e la nostra sede operativa di Bruxelles. La nostra presenza nel cuore economico dell’Europa ci permette di rafforzare relazioni e intercettare opportunità per imprese e professionisti, un segno tangibile del nostro impegno per il settore”.

L’Italia deve puntare su innovazione e Green, la sua associazione ha delle proposte da presentare al Governo?
“Condivido la necessità di puntare su questi due aspetti. L’innovazione tecnologica è una delle sfide che ci attende. Superato questo momento, dovremo riprendere con una marcia in più. Abbiamo imprese che sono vere eccellenze: bisogna incentivare l’acquisto di prodotti italiani. Ad esempio con finanziamenti a fondo perduto. I soldi che risparmiamo in questa fase potranno servire per l’innovazione stessa. Invece su green e sostenibilità mi lasci dire che siamo parecchio indietro. Scontiamo dei ritardi, anche rispetto ad altre realtà europee. Un passo nella giusta direzione è rappresentato dal super eco bonus al 100%, misura purtroppo minata da tutta una serie di limiti applicativi che si sarebbero dovuti superare. L’auspicio è che il Recovery Fund e il suo braccio operativo Next Generation Italia possano davvero rappresentare il punto di svolta rispetto all’ammodernamento del nostro Paese, rendendolo più ‘verde’, digitalizzato e pronto a mettere in pratica le tanto auspicate riforme”.

Il mondo delle professioni è stato colpito dalla crisi ed è privo di protezioni, quali sono le richieste che avanzate al Governo?
“In questi lunghi mesi e ancora adesso, con il nostro ufficio legislativo continuiamo a lavorare sugli emendamenti rispetto ai decreti, nella convinzione di poter fornire proposte utili al nostro mondo. Purtroppo i professionisti scontano anche una sorta di mancato riconoscimento del loro lavoro e del loro essere una risorsa preziosa. L’ultima legge di bilancio ci lascia in eredità l’ISCRO, la cassa integrazione sperimentale per gli autonomi, un passo nella giusta direzione che, al termine del triennio di prova, auspichiamo vada a regime senza un aumento delle aliquote contributive”.

Nella realizzazione del PNRR l’apporto delle professioni può essere strategico. Come pensate di poter collaborare con il Governo nella realizzazione dei progetti?
“Sempre con umiltà e allo stesso tempo determinazione. Il ruolo delle professioni deve essere strategico. Aepi è nata proprio con questo spirito: affrontare le nuove sfide e disegnare insieme ai nostri associati questo processo di rinnovamento, che confidiamo possa arrivare proprio con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Siamo disponibili a dialogare con tutti, portando avanti le nostre proposte e rappresentando un raccordo tra istituzioni e istanze del mondo imprenditoriale. Ripartiamo e guardiamo al futuro, abbiamo risorse e valori che ci rendono unici. E la crescita passa da qui”.

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