Giuseppe L’Abbate, 35 anni, laureato in Informatica, è Sottosegretario presso il Ministero delle Politiche Agricole dal settembre 2019 nonché deputato della Commissione Agricoltura di Montecitorio dal 2013. Con l’Onorevole abbiamo dato vita ad una rubrica a cadenza mensile denominata “Dal Governo alla Tavola” in cui verranno illustrate le novità legislative e le nuove opportunità messe in campo dal Mipaaf per le filiere agricole e l’intero comparto agroalimentare nazionale.
Con la firma del relativo decreto di istituzione del 17 dicembre scorso, attesa da tutti gli operatori del settore, il Tavolo di Filiera della Canapa presso il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali diventa realtà. Dopo un lungo lavoro di concerto che ho portato avanti nei mesi scorsi e che si è concluso lo scorso settembre, si è giunti alla designazione dei 48 membri che ne prenderanno parte: saranno coinvolti i ministeri dell’Interno, della Salute, dello Sviluppo economico, della Difesa e dell’Ambiente, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, le organizzazioni agricole, le associazioni e i portatori d’interesse del settore canapa, le università e gli Enti controllati Agea, Ismea e il Crea. I componenti del tavolo rimarranno in carica per tre anni.
Il tavolo sarà un indispensabile strumento di confronto e monitoraggio tra Istituzioni e attori della filiera – anche per la definizione di un piano di settore – che consentirà di discutere e approfondire congiuntamente le problematiche aperte e capire quali azioni intraprendere, non solo normative, ma anche interventi per favorire la filiera e valorizzare tutte le potenzialità della pianta. L’obiettivo, che ci sta a cuore fin da quando abbiamo lavorato affinché venisse approvata la legge 242, è lo sviluppo di una filiera della canapa e, il tavolo serve proprio a questo.
Oggi è necessario dare contenuti anche in termini di certezza ed unitarietà di azione all’intento del legislatore del 2016, di incrementare e sviluppare la coltivazione della canapa industriale, dando così valore ai tanti operatori che stanno lavorando, non senza difficoltà, per ridare lustro ad un settore che ha visto l’Italia tra i maggiori produttori al mondo. Con il coinvolgimento dei diversi ministeri competenti, si potranno affrontare diverse questioni aperte per addivenire ad una conclusione condivisa che possa sostenere e incentivare la filiera, creando così nuovi posti di lavoro e rendendo sempre più competitive le nostre imprese.
Quella della canapa industriale è una coltura di grande importanza per la diversificazione del reddito degli agricoltori, che negli ultimi anni ha fatto registrare una crescita importante delle superfici coltivate e i cui margini di crescita sono molto più ampi tenuto conto di tutte le filiere attivabili da questa coltivazione.
La canapa sativa è una coltura industriale molto diffusa in Europa e nel mondo ai primi del Novecento, abbandonata sia per motivi proibizionistici negli anni venti dapprima in America e poi, con effetto domino, praticamente ovunque sia con la diffusione delle fibre sintetiche.
In Italia, che fino alla metà del secolo scorso era il maggior produttore comunitario e il secondo a livello mondiale, si è passati da circa 80.000 ettari coltivati a canapa nel 1910 a poco più di 4.000 ettari nel 2018, evidenziando la profonda trasformazione colturale avutasi nella nostra agricoltura nel corso di un secolo, periodo in cui della canapa industriale non sono stati conservati né germoplasma né la conoscenza delle tecniche agronomiche più efficienti.
L’approvazione della legge n. 242/2016, sulla canapa industriale (sativa), ha fornito un’importante cornice normativa per la coltivazione di canapa proveniente da varietà certificate, iscritte al Catalogo comune delle varietà delle specie di piante agricole, ai sensi dell’articolo 17 della direttiva 2002/53/CE del Consiglio, del 13 giugno 2002.
La Canapa industriale è un prodotto agricolo come previsto dalla normativa comunitaria e la legge 242 ne prevede sei destinazioni: alimenti e cosmetici prodotti esclusivamente nel rispetto delle discipline dei rispettivi settori; semilavorati, quali fibra, canapulo, polveri, cippato, oli o carburanti, per forniture alle industrie e alle attività artigianali di diversi settori, compreso quello energetico; materiale destinato alla pratica del sovescio; materiale organico destinato ai lavori di bioingegneria o prodotti utili per la bioedilizia; materiale finalizzato alla fitodepurazione per la bonifica di siti inquinati; coltivazioni dedicate alle attività didattiche e dimostrative nonché di ricerca da parte di istituti pubblici o privati; coltivazioni destinate al florovivaismo.
Uno dei principali utilizzi della canapa sativa, dunque, è quello alimentare, che con la pubblicazione il 15 gennaio 2020 del decreto 4 novembre 2019 del ministero della Salute ha ottenuto con certezza i valori delle concentrazioni massime (limiti massimi) di tetraidrocannabinolo (THC) totale ammissibili negli alimenti ai fini del controllo ufficiale.
Negli ultimi anni, il mercato mondiale della canapa ha radicalmente cambiato volto, la coltivazione della canapa in Europa è in forte aumento. Infatti, l’Europa ha sviluppato un’infrastruttura di trasformazione e un’industria di prodotti finiti che utilizzano la canapa come una valida e innovativa alternativa in vari settori e come esempio di economia sostenibile. Molti Paesi europei, infatti, primo fra tutti l’Italia, hanno consentito la produzione di canapa destinata ad un uso agroindustriale legato essenzialmente ai materiali derivati della fibra, del canapulo e del seme. Da quello alimentare a quello tessile, da quello estrattivo a quello salutistico (nutraceutica, cosmesi e farmaceutica), l’utilizzo della canapa industriale è cresciuto sempre di più rispetto gli anni passati.
L’auspicio è che anche grazie al lavoro del tavolo si avviino a soluzione tutti i problemi irrisolti del comparto per poter consentire lo sviluppo di una filiera agro-industriale sostenibile della canapa con l’avvio di progetti dal forte valore ambientale, che mettano davvero in pratica i principi dell’economia circolare come base per una nuova economia sostenibile.
Oggi la canapa può sicuramente interpretare questa grande sensibilità che c’è a livello europeo e contribuire al tema della sostenibilità ambientale centrale nel New Green Deal e nelle strategie successive Farm to fork e Biodiversità.
L’approccio vincente per il nostro Paese è la capacità di sviluppare un’ampia varietà di prodotti e di mercati, con lo sviluppo di filiere territoriali in grado di valorizzare le diverse parti della pianta.
Si tratta di un percorso che può essere avviato con successo se accompagnato da una politica nazionale e una normativa adeguate, e da misure finanziarie che supportino tutti gli attori della filiera e li sostengano per la ricerca di soluzioni innovative.
Il ritorno massiccio della canapa nei campi aiuterà la ripresa economica dell’Italia, grazie all’impulso che essa potrà dare all’impresa in molti settori determinanti come alimentare, edilizia, cosmetico, tessile, cartario, farmaceutico, agro meccanico e meccano-tessile.
In tale direzione, saranno determinanti le risorse che abbiamo voluto fortemente inserire nella Legge di Bilancio per il 2021 che prevedono lo stanziamento di 10 milioni di euro per il fondo per la tutela e il rilancio di alcune filiere, tra cui quella della canapa.
UNA BUONA PRATICA ITALIANA DI FILIERA DELLA CANAPA
In Puglia, a Cerignola, lo scorso ottobre ho avuto l’onore di inaugurare il centro di prima trasformazione della canapa realizzato dall’azienda Bio Hemp Trade e dalla cooperativa Palma D’oro. Si tratta dell’unico funzionante ad oggi in Italia che, oltre ad aver permesso di chiudere la filiera locale della bioedilizia, dalle piante coltivate alla costruzione di abitazioni, darà anche la possibilità di avviare le filiere che ancora non abbiamo. Un esempio virtuoso, che auspichiamo abbia successo e possa crescere sempre più in modo tale da essere da esempio anche in altri territori dove si potranno avviare anche intere filiere industriali a base di canapa ad oggi non presenti nel nostro paese come quella della bioplastica, della carta o del tessile.
Se facciamo partire queste filiere, abbiamo veramente grandi opportunità, si tratta di filiere strategiche sia nell’ottica del rilancio di questa coltura sia per generare un reddito dalla coltivazione della canapa avendo a disposizione i mercati di sbocco.
LA PRODUZIONE DI CANAPA INDUSTRIALE IN EUROPA: I PRINCIPALI PAESI PRODUTTORI
Secondo un report dell’associazione europea della canapa industriale EIHA pubblicato a gennaio 2020 (dati del 2018), la Francia domina la produzione di canapa industriale in Europa e ne rappresenta il 37% della coltivazione in Europa con 17.900 ettari coltivati. Segue l’Italia con 4.000 ettari coltivati (8%) e i Paesi Bassi con 3.833 ettari.
In Europa, la coltivazione della canapa industriale si estende su 50.081 ettari. La coltivazione è aumentata del 3.3% rispetto i dati del 2017 e del 614% se guardiamo ai dati del 1993.
Le infiorescenze e le foglie della canapa industriale sono usate soprattutto nella produzione di integratori alimentari (58%), oli essenziali (20%) e tè (6%).
I semi della canapa invece, vengo impiegati soprattutto per un uso diretto del seme, come per esempio quello di creare nuove coltivazioni. Inoltre, per quanto riguarda il reparto alimentare, farina, olio e semi decorticati sono i generi alimentari più prodotti.