Nel 1963, il Messico concretizzò il suo programma di incremento della produzione di frumento tanto da esportare questo prodotto in diverse parti del mondo. La ragione di questo successo fu dovuta all’intuizione ed alla creatività del biologo americano Norman Borlaug che sviluppò una serie di varietà di frumento caratterizzate da alta produttività, resistenza alle malattie, taglia ridotta e precocità di spigatura.
Queste varietà furono introdotte anche in Pakistan e India che, in appena cinque anni, raddoppiarono le rese di frumento. La creatività di Borlaug salvò dalla fame oltre un miliardo di persone e, per questo motivo, nel 1970 gli fu attribuito il Premio Nobel per la pace, in riconoscimento del suo contributo alla pace attraverso l’aumento della produzione di cibo.
L’intuizione, la sperimentazione e la ricerca sono sempre state il carburante dello sviluppo di un Paese. In un momento in cui, per effetto della crisi economica, le politiche e le risorse nel nostro Paese vanno assottigliandosi con prevedibili gravi ripercussioni in tutti i settori, diventa sempre più centrale la ricerca di un nuovo paradigma di sviluppo che faccia leva sulla creatività e l’intuizione quale vettore di crescita locale, di identità e coesione sociale.
Uno sviluppo che non può essere raggiunto solo tramite la crescita economica, ma pianificato considerando più esplicitamente il ruolo congiunto della società, economia, cultura, tecnologie ed ambiente nel determinare il successo delle politiche pubbliche e degli investimenti privati, analizzando gli elementi di successo e gli errori commessi in passato. Il nostro Paese vanta il maggior patrimonio storico-artistico del mondo e, grazie anche alle tecnologie digitali, è divenuta bene di consumo.
Tuttavia, nonostante una domanda globalizzata e supportata da centinaia di milioni di turisti che invadono il vecchio Continente, l’Italia pare rimanere fuori da questo circolo. Le ragioni sono da ricercare in un lacunoso indirizzo strategico dell’uso del nostro ricco patrimonio, che non contempla prospettive di medio-lungo termine ed economicamente sostenibili. Occorrono politiche appropriate per individuare un percorso, creando un’agenda che ridefinisca il ruolo della creatività per il benessere del Paese.
Sul piano dei princìpi, l’Italia ha poco da inventare, avendo, nel suo bagaglio storico, i principali artefici del progresso in tutti i settori. Dal patrimonio artistico, a quello culinario e meccanico, vere eccellenze nostrane in tutto il mondo.
C’era un tempo in cui l’Italia coniava vocaboli legati alla storia dell’arte, alla musica classica e all’architettura come “a cappella”, “adagio”, “forte”, “intermezzo”, “belvedere”, “cupola” e “chiaroscuro”. Il progresso segue una indicazione agogica, alimentato da una creatività che richieda conoscenza e una certa dose di incoscienza, altrimenti prevale ciò che è ripetitivo e scolastico, rischiando la pirateria che insidia i presìdi alimentari e i marchi contraffatti.