Giovedì, a Bruxelles, caduti i veti di Polonia ed Ungheria, è stato dato il via libera al Recovery Fund, un intervento straordinario dell’UE, articolato su contributi a fondo perduto e prestiti, per far fronte agli immani problemi aperti dalla pandemia e che vede l’Italia in prima posizione fra i beneficiari.
Purtroppo se l’UE, spinta dalla Merkel, ha bruciato le tappe, l’Italia è ancora in mezzo al guado nella progettazione e nella gestione del suo piano.
Non c’è solo una contestazione da parte delle minoranze che rivendicano il diritto a partecipare alle scelte, ma anche riserve ed opposizioni all’interno della stessa maggioranza: proprio stamane, in un’intervista al quotidiano spagnolo “El Pais”, Renzi ribadisce che, qualora il Presidente del Consiglio non intendesse rivedere struttura e contenuti del suo piano, Italia Viva ne trarrà tutte le conseguenze; quindi la possibile apertura di una crisi di governo.
È una richiesta perentoria, quella del leader di Italia Viva, che trova consonanze e sponde all’interno dello stesso Partito democratico, dove Bettini proprio nelle scorse ore ha invitato Conte a praticare la virtù dell’ascolto, visto, fra l’altro, che senza i voti dei renziani, non ci sarebbe più maggioranza.
Si pone quindi l’esigenza di evitare con saggezza e lungimiranza prove di forza: paradossalmente, proprio l’operatività del Recovery Fund e la decisione odierna della BCE di aiutare le economie europee con nuovi acquisti di titoli pubblici per 500 miliardi rendono meno terrorizzante l’ipotesi di nuove elezioni anticipate dove, come si prevede, a pagare il prezzo più alto sarebbe il M5S, in caduta libera di consensi e di simpatie.
Conte ha già dato segnali di disponibilità, ritenuti non ancora adeguati da Renzi, cui ha aggiunto l’apertura a possibili revisioni del blocco totale dei viaggi fra Comuni limitrofi durante il periodo natalizio.
I prossimi giorni saranno comunque decisivi per verificare se esistono ancora le condizioni perché l’attività di governo possa proseguire.
Quanto a noi, come osservatori, rileviamo che qualunque strumento si adotti, bisognerà prevedere norme e soluzioni che impediscano per i fondi straordinari dell’UE, la stessa fine di quelli ordinari, che ci vede, annaspando fra norme farraginose, controlli e politiche di basso profilo, ben ultimi in Europa per il loro pieno utilizzo.