Non basta la riforma del Titolo V, occorre anche una riforma sul funzionamento degli assetti giuridici e tecnici del Parlamento italiano. Il Governo, dichiarando e prorogando lo stato di emergenza e, a nostro avviso confondendo “l’emergenza” con lo “stato di emergenza”, sta esautorando completamente la funzione legislativa. Il Governo legifera anche sulla limitazione delle principali libertà dei cittadini (libertà di circolazione, libertà di soggiorno, libertà di riunione -anche in famiglia, libertà di impresa,…) e passa per il parlamento solo per la ratifica, e non sempre. E se ci sono conflitti tra Governo e Regioni passa per la magistratura, non per il parlamento.
“Quando i pubblici poteri violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino“. È questa la proposta che i costituenti volevano inserire nel testo della nostra Costituzione ma, com’è noto, non ebbe voto favorevole in Assemblea.
Il Governo è organo esecutivo e non legislativo. Il Governo cioè, dovrebbe eseguire ciò che il Parlamento decide. Oggi, anche all’interno della stessa maggioranza, per evitare “La Discussione”, si decide a colpi di decreti governativi.
Anche se il Titolo V riportasse alcune funzioni allo Stato, se il metodo è quello che hanno ben imparato gli attuali ministri, non risolveremmo comunque nulla.
La norma sullo stato di emergenza, che è quella che giustificherebbe i colpi di mano di oggi, era norma prevista “a tutela” della Costituzione, e non periodi di normale funzionalità di tutti i poteri dello Stato. Se lo Stato può funzionare deve funzionare con le norme costituzionalmente correnti.
Ricorrere a proroghe dello stato di emergenza è anche un segnale di debolezza, soprattutto della maggioranza politica; perché se si è certi della propria maggioranza i provvedimenti potrebbero fare i regolari passaggi.
Ora, in parlamento si va solo quando servono i voti di qualche partito di opposizione o di qualche parlamentare del gruppo misto.
Non vorremmo che anche le prossime importanti elezioni amministrative si decidessero nei tempi e nei modi previsti con provvedimenti del Governo “in emergenza”.
I Ministri devono stare nei ministeri e tradurre in azioni quello che il parlamento vota. Ci stupisce come i parlamentari grillini, quei grillini che della legalità avevano fatto il loro baluardo, ora si siano sottomessi in questo modo all’avvocatura del popolo, che per carità agirà anche in buona fede, ma che sta sferrando colpi che si stanno rivelando una disgregazione latente del loro stesso partito. Avremmo preferito grillini più chiassosi e meno ovattati. Però sappiamo per esperienza di cronaca che la moquette rossa dei palazzi romani non attutisce solo i passi ma anche l’anima. E ci stupisce anche che un partito democratico, dopo lo schiaffo ricevuto da Bersani con la diretta stellata streaming, riesca a fare squadra con chi li aveva così pesantemente umiliati e derisi. Noi, non lo abbiamo ancora dimenticato. Pazienza, speriamo però che qualcuno si ravveda e gestisca l’emergenza e non si avvalga imprudentemente dello stato di emergenza, che sta già provocando quello che in costituzione i nostri costituenti non hanno voluto inserire ma che avevano in qualche modo intuito! Attenzione alla Resistenza.