domenica, 17 Novembre, 2024
Lavoro

Lo sciopero. Sindacati all’attacco: Gruppo Arcelor Mittal ex Ilva, non rispetta regole e impegni. Il Governo intervenga

Nuove tensioni, richieste di incontro con Governo e Ministeri. La proclamazione di uno sciopero per i mancati impegni del Gruppo Arcelor Mittal Italia ex Ilva. L’attacco arriva dai sindacati del Coordinamento Nazionale di Fim Fiom Uilm del Gruppo Arcelor Mittal Italia ex Ilva che si sono riuniti in video conferenza con i Segretari Generali di Fim Fiom Uilm. Nel mirino la gestione degli impianti di Arcelor Mittal a partire dalla firma dell’accordo del 6 Settembre 2018 che secondo i sindacati: “è andata via via peggiorando fino a diventare insostenibile”.

Secondo la denuncia del coordinamento sindacale ci sono delle priorità non più rispettare, ed ora c’è la necessità “di un serio piano di manutenzioni ordinarie e straordinarie degli impianti di tutti i siti per esigere la garanzia della sicurezza dei lavoratori e la messa a norma degli impianti e l’efficienza degli stessi”, scrivono i sindacati, “Il ripristino immediato di corrette relazioni industriali oramai inesistenti e che spesso vedono atteggiamenti vessatori nei confronti dei lavoratori; la necessità di un utilizzo appropriato degli ammortizzatori sociali”.

Per le associazioni sindacali è il momento di fare il punto della situazione, Fim Fiom e Uilm infatti chiedono, all’azienda e al Governo, alla luce dell’annunciato ingresso dello Stato tramite Invitalia nel capitale sociale di AM InvestCo, “la presentazione del piano ambientale, sui tempi di realizzazione delle opere di messa a norma degli impianti, certezza e sorveglianza degli investimenti programmati”, e ancora, “la presentazione del piano industriale, stabilendo in maniera definitiva quale sarà il destino del gruppo, quale il modello produttivo, tempi certi sul rilancio degli impianti fermi da anni”. I sindacati sollecitano inoltre il governo e l’azienda a definire, “un percorso certo di reintegro in AMI dei lavoratori in Amministrazione Straordinaria, loro eventuale impiego, per il tempo di permanenza in A.S., nelle opere di bonifica e garanzie stabili, da subito, sul loro futuro”. Per le organizzazioni sindacali bisogna fare chiarezza, inoltre, su molti altri aspetti, come quello degli appalti.

“La Cabina di Regìa”, prosegue la nota di protesta, “ha dato risposte parziali ad alcune imprese, per le restanti, non c’è stato altro che il versamento di acconti ed il governo deve essere garante della tenuta sociale anche attraverso il corretto utilizzo delle imprese d’appalto e dei rispettivi CCNL applicati, dando priorità all’impiego di lavoratori dei vari territori interessati del gruppo”. In ballo ci sono anche i fondi già stanziati. “Un utilizzo delle risorse, 1 miliardo di euro del piano Taranto”, ricorda il Coordinamento Nazionale di Fim Fiom Uilm del Gruppo Arcelor Mittal Italia, “che possa dare ulteriori risposte concrete e durature a livello occupazionale derivate anche dal “piano Taranto”, promosso dal Governo, che potrebbe fornire nuove garanzie occupazionali”. Per i sindacati è necessaria la “Rivisitazione degli attuali ammortizzatori Sociali. È necessario rifinanziare la Cassa Integrazione”, chiedono i sindacati, “che coinvolge i lavoratori di Ilva in AS e garantire uno strumento di miglior sostegno per coloro che attualmente sono posti in cassa integrazione da Arcelor Mittal perché sia garantita equità nei trattamenti.

Le continue dichiarazioni di politica, istituzioni e partiti territoriali, in particolare di quelli Pugliesi sul superamento dell’area a caldo, sono discordanti da quelle del Governo, e va quindi chiarito in maniera definitiva la necessità, per uno stabilimento come quello di Taranto, del mantenimento dell’area a caldo resa eco-compatibile con l’utilizzo delle migliori tecnologie disponibili”. Per i sindacati c’è la necessità che il Governo chiarisca la sua posizione e soprattutto intervenga.

“Il governo chiarisca con dichiarazioni univoche ed esca fuori dall’ambiguità sul futuro del più grande gruppo siderurgico italiano”, proseguono Fim Fiom Uilm, “l’ILVA non è tutta la siderurgia ma è l’asset strategico della siderurgia italiana.

Alla luce di quanto emerso anche nell’incontro dello scorso 13 Novembre 2020 con il Ministro Patuanelli, Gaultieri e Catalfo chiediamo che venga subito convocato un nuovo incontro, come già anticipato dagli stessi ministri e quanto prima si apra un confronto “vero e serio” con i sindacati per una discussione complessiva sul futuro dell’ex ILVA confermando la strategicità del gruppo ArcelorMittal e del settore siderurgico nel Paese ma garantendo un percorso di produzione ecosostenibile e di salvaguardia di tutta l’occupazione”. Infine la proclamazione dello sciopero.

Con Fim Fiom Uilm che indicano per mercoledì 25 novembre a sostegno delle proposte e delle priorità rivendicative delineate, una giornata di mobilitazione nazionale di gruppo AMI, con sciopero di 2 ore, presidi, iniziative e collegamenti dagli stabilimenti con conferenza stampa in rete dei Segretari Generali. Infine una richiesta al Governo di un intervento urgente. “Fim Fiom Uilm”, chiedono, “immediatamente avviano richiesta di audizione urgente alle Commissioni Parlamentari competenti di Camera e Senato e richiesta di incontro alle Segreterie Nazionali dei Partiti”.

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