“Il diritto altrove” è il titolo di un volume agile e leggibilissimo, anche da coloro che giuristi non sono, e che consente di cogliere connessioni e influenze fra la disciplina del titolo e la letteratura, l’arte, la religione e il teatro.
Ne è autore il Professor Fabrizio Marinelli, Ordinario di Diritto privato nell’Università dell’Aquila dove insegna anche Storia del diritto moderno e che ha al suo attivo un importante numero di pubblicazioni. Nel lavoro, riemergono, nei tratti fondamentali del loro pensiero e di un impegno civile ispirato al messaggio cristiano, le figure di Giuseppe Capograssi e Salvatore Satta, giuristi di grande spessore della prima parte del secolo scorso, ma profondamente legati ai luoghi delle loro radici: Sulmona in Abruzzo e Nuoro in
Sardegna.
Dalla descrizione degli assi portanti dell’insegnamento di due maestri, che affermarono il convincimento che si dovesse superare il dogmatismo statalistico della scuola germanica ne derivò un’incidenza nella redazione della Costituzione della Repubblica e nelle leggi della riforma agraria degli anni 50.
Particolarmente vivo il ricordo degli incontri spirituali che Capograssi e Satta ebbero, a Roma, in San
Giovanni a Porta Latina, con Padre Bozzetti, dove, discutendo sul rapporto fra legge e volontà del giudice si trassero riflessioni profonde su un versetto del libro sacro: “sarete giudicati non da Dio padre ma da Cristo perché egli è uomo, quia filius homini est”.
Vale a dire che la giustizia deve sempre tener conto della natura terrena, della vita degli uomini, della loro fragilità. Legato a questa riflessione, il capitolo su schemi giuridici ed etica cristiana fra medioevo e modernità: una vicenda secolare che ha visto nel pensiero cristiano un caposaldo per la difesa della dignità umana dalla speculazione finanziaria e dallo sfruttamento e nella quale spiccano le figure di San Francesco e quelle dei Santi legati all’Abruzzo: da Celestino V a Bernardino da Siena e Giovanni da Capestrano.
Di grande interesse e stimolo infine, si ha il capitolo su “Diritto giustizia e perdono”; godibile quello sul diritto di autore dove si rivela un episodio quasi inedito: la controversia fra Alessandro Manzoni e un editore fiorentino, sia quello sulle proprietà collettive, gli usi civici, alla cui rivalutazione, stabilita nel Codice dei beni culturali e del paesaggio, l’autore ha dato e dà da tempo un suo personale contributo di dottrina
e di impegno civile.
Il libro è edito nella collana “Imago iuris” dell’editore Pacini di Pisa.