Il legislatore intervenga per bloccare un sistema di schedature iniquo, che penalizza oltremodo cittadini onesti e imprese serie. Chi ha saldato i debiti deve essere riabilitato in tempi rapidi. Mentre è venuto il momento di rendere trasparente e pubblici nomi e soci della Spa Centrale rischi finanziari.
Il terrore – forse ancora ci più dei contagi – corre negli archivi della Centrale Rischi Finanziari (Crif). Per le imprese e per milioni di cittadini la segnalazione di “cattivo pagatore” equivale alla morte economica e finanziaria. Come più volte sottolineato da servizi giornalistici, da interrogazioni parlamentari, dalla rabbia di molto cittadini e imprenditori finiti negli archivi Crif, (parliamo di milioni di persone oneste e scrupolose che hanno saltato solo un pagamento) è giunto il momento di iniziare a discutere e sollecitare che si definisca una legge che riformi un sistema di registrazione dei dati che è oltremodo rigido, spesso inattendibile, che viene usato in modo penalizzante e punitivo. Bisogna che il legislatore imponga – dal momento che il cittadino è in regola – la cancellazione delle informazioni sulle pregiudiziali di pagamento da tutti gli archivi bancari. Che sia fatta una rapida riabilitazione di chi ha poi sistemato i pagamenti. In caso di errori e ritardi nella cancellazione, inoltre, si intervenga sulla società di gestione della Crif con sanzioni e controlli da parte della Banca d’Italia. Misure chiare di trasparenza ed efficienza contro un metodo divenuto dispotico.
Quello della Crif è un sistema che per molti è stato un vicolo cieco, senza avere nè la possibilità di spiegare né una chances di riabilitazione.
Il click su “cattivo pagatore”, infatti, innesca il diniego verso qualsiasi possibilità di accedere ad un credito. Porte chiuse per aver saltato una rata di mutuo, un bollettino di un prestito al consumo, per aver messo una firma di garanzia su un prestito di un famigliare. Per aver avuto la carta di credito in rosso. Una bolletta di luce o telefono non pagata. Basta avere un momento di crisi – in una Italia economicamente in default nulla di più facile che un singolo cittadino o imprenditore possa incappare in un ritardo di pagamento – , e finire, a sua insaputa, segnalato negativamente nella Crif.
La Centrale rischi che in Italia gode di una indulgenza legislativa incredibile, è immune da verifiche. Una rinuncia alla chiarezza e trasparenza che fa sorgere dei dubbi dal momento che è una società per azioni composta da soci privati con sede a Bologna, che sa tutto di noi. Nella Crif, tranne quello del presidente, invece, i nomi dei vertici e azionisti sono schermati da società e quindi anonimi. Nel suo sito la Crif parla in modo rassicurante e pedagogico, si rivolge al lettore arrivando a dire che quello della Crif “…è un argomento di cui si parla spesso per sentito dire”. Il problema, invece, ci permettiamo di segnalare raccogliendo molte indicazioni in tal senso, è esattamente l’opposto.
La Centrale rischi sa tutto, dal come paghiamo a dove abbiamo contratto un debito pure di 100 euro, il reddito, se abbiamo avuto un problema. Viene attuato un controllo capillare di tutte le nostre azioni economiche e finanziarie, mentre i cittadini non sanno nulla di loro – se non qualche indicazione paternalista utile a coprire i big della Centrale rischi – nella realtà accade che i “cattivi pagatori”, per la stragrande maggioranza persone perbene e oneste che hanno avuto un solo problema anche se risolto, ma sono stati segnalati, schedati e marchiati a fuoco per anni. Mentre i vertici delle Crif sono celati da leggi che non hanno mai provato a vederci chiaro sull’azionariato. Esagerazioni? Risentimenti fuori luogo? Attacchi ingiustificati? Superficialità e semplificazioni giornalistiche? Vediamo.
Andando con ordine possiamo dire che ogni atto dove ci sono soldi di mezzo, un mutuo, una carta di credito o decidiamo di fare un acquisto a rate, ecco che tutto la nostra privacy viene buttata nel cestino, i nostri dati finiscono nel sistema informatico della Crif. La Centrale rischi, tanto prodiga nel dare consigli agli altri, invece, non dice, quanti italiani ha inserito anche indebitamente per errore e segnato come cattivo pagatore. I malcapitati sarebbero 12 milioni finiti sotto archiviazione. Metodi senza diritto di replica che potremmo definire da ex Paese dell’est, ma diventati legalissimi in Italia. Così ogni banca collegandosi all’archivio Crif potrà sapere la posizione economica di ogni cittadino.
Naturalmente parliamo di semplici cittadini perché grandi gruppi d’affari, grandi società che speculano o peggio innescano turbolenze nei mercati, non certo si lasciano archiviare e schedare dalla Centrale rischi. Una volta segnalati per i piccoli debitori ottenere un prestito diventa impossibile. L’impatto sul sistema di accesso al Credito diventa così devastante non solo per la singola persona, ma per le imprese è una condanna a morte. Oggi, inoltre, la pandemia, con le chiusure imposte a esercizi, ristoranti, bar e negozi, tante restrizioni che creano non pochi guai a quanti per motivi di salute, di liquidità, di mobilità o altro hanno dovuto rinviare un pagamento. Lo scudo che fermava temporaneamente la segnalazione alla Crif con un emendamento approvato alla Camera, si è esaurito a fine settembre. Ora con le nuove chiusure torna il concreto timore di finire negli archivi della spa bolognese.
Osserviamo per essere chiari fino in fondo che una Centrale rischi, un sistema di controllo deve pur esserci a beneficio delle banche dei cittadini e delle imprese, ma è anche profondamente ingiusto condannare a destino di “cattivo pagatore”, tanti e troppi cittadini onesti e inermi di fronte a un meccanismo implacabile e oscuro. Segnaliamo, inoltre, un fatto: si è discusso tanto sulla giustezza di un fine pena, sulla necessità di leggi sull’oblio su nomi di persone anche condannate; ma non c’è nulla a favore di un mancato pagamento o di una bolletta saldata in ritardo. Infine, lo ribadiamo il legislatore intervenga. La pandemia sta già creando milioni di poveri, di imprese in difficoltà, con una sfiducia dilagante e preoccupante. Non vorremmo che la Crif finisca nel dare il colpo di grazia ai cittadini di un Paese che può avere oggi una buona occasione per divenire più giusto.