venerdì, 15 Novembre, 2024
Cultura

Covid, parla Becchi: “Siamo all’incubo di Foucault. Stanno costruendo la società del terrore”

“Si può vivere ad ogni costo perdendo la dignità e rinunciando alla propria libertà”? È l’interrogativo posto dal filosofo Paolo Becchi nel suo ultimo libro intitolato L’Incubo di Foucault – la costruzione di un’emergenza sanitaria che fa seguito ad un altro libro, sempre dello stesso Becchi, pubblicato ai tempi del primo lockdown intitolato Democrazia in quarantena. Come un virus ha travolto il Paese scritto insieme a Giuseppe Palma. Lo Speciale lo ha intervistato.

Professore, in cosa consiste l’incubo di Foucault?
“Foucault denunciava il governo dell’emergenza fondato sulla paura. Anzi, lui evidenziava come lo stato d’emergenza o d’eccezione fosse una regola permanente, ed è ciò che sta avvenendo oggi in Italia con la costruzione politica dell’emergenza sanitaria. Nel mio primo libro, Democrazia in quarantena, avevo denunciato come, con il pretesto del virus, si fosse cancellata di fatto la democrazia parlamentare, annullando la Costituzione fondata sulla sovranità del Parlamento, completamente esautorato da ogni decisione. Questo secondo libro invece ha un’ispirazione più filosofica ma sempre con i piedi ben piantati nella realtà”

Perché parla di costruzione politica dell’emergenza?
“Io parto criticando il principio del Primum vivere, che è alla base delle logiche politiche che stanno ispirando il governo dell’emergenza. Ci dicono che dobbiamo accettare tutto questo per avere salva la vita, ma non sta scritto da nessuna parte che la priorità dell’essere umano debba essere quella di sopravvivere ad ogni costo. Nel Vangelo è scritto che ‘chi vorrà salvare la propria vita la perderà’ e Gesù stesso è morto rinunciando a salvare la propria. E’ evidente che ognuno di noi spera e lotta per vivere il più a lungo possibile, ma la sopravvivenza ad ogni costo non può prescindere dalla difesa della dignità umana che stanno calpestando sistematicamente”.

Però la situazione è seria, non potrà negarlo
“Io non sono un negazionista, so perfettamente che il Covid esiste e sta in mezzo a noi. Ma ho molti dubbi su come ci viene raccontato. Partendo dal conteggio quotidiano di contagiati e di vittime. Ci comunicano che in Italia sono morte oltre 500 persone, ma chi ci dice che siano morte tutte di Covid? Possibile che improvvisamente si muoia soltanto di coronavirus? Come se tutte le altre malattie siano in quarantena, in attesa che passi questo virus per tornare a colpire? Eppure sulla base di questi dati ci stanno togliendo la dignità, in virtù di un principio di mera sopravvivenza”.

Può farci qualche esempio?
“Pensiamo ai morti della cosiddetta prima ondata, bruciati come rifiuti, e ai parenti cui è stato impedito di assisterli o anche di assicurare loro una cristiana sepoltura. Papa Francesco ebbe a dire che il modo di trattare i morti evocava una moderna forma di gnosticismo. Frase passata inosservata, ma che dimostrava chiaramente come le modalità di affrontare la situazione rappresentassero una pericolosa deriva nichilista, opposta ai principi della fede cristiana. Poi purtroppo anche la Chiesa si è adeguata alla politica dell’emergenza, chiudendo le chiese ai fedeli, impedendo la celebrazione della Pasqua, diversamente da ciò che avveniva nei secoli passati, quando durante le pestilenze erano proprio i luoghi sacri a fungere da ritrovo per gli ammalati. E nei lazzaretti erano proprio i religiosi ad assistere gli appestati  e ad assicurare loro i sacramenti”.

Diversamente dalla prima ondata però la gente si sta ribellando, rifiutando proprio il principio dello Stato sanitario che nel nome del primato della salute chiude attività commerciali, strutture sportive e culturali, obbliga a stare chiusi in casa, limitando al minimo gli spostamenti. E c’è chi oggi ammette chiaramente che preferisce rischiare il Covid piuttosto che morire di fame. E’ quello che in pratica sostiene lei nel suo libro?
“Esattamente. Ora io posso capire che certe misure potevano anche risultare necessarie a marzo quando il virus è arrivato all’improvviso e non si sapeva come fronteggiarlo. Ma oggi, dopo che per tutta l’estate c’è stato il tempo necessario per prevenire e scongiurare questa cosiddetta seconda ondata  sulla quale ho forti dubbi, tornare a chiudere il Paese è inaccettabile. Anche perché, al di là del terrorismo mediatico, il Covid non ha più la forza e l’aggressività della primavera scorsa. Quindi oggi ci si può tranquillamente convivere senza togliere la dignità alle persone, obbligandole a chiudere le attività e a finire sul lastrico. Fermo restando che è opinabile ritenere che la prima ondata si sia spenta grazie al lockdown. Almeno non la pensano così molti scienziati che invece ritengono fondamentale l’arrivo della stagione calda e l’avvenuta immunità di gregge. Ma poi, davvero possiamo accettare il modello di società che si sta affermando?”

A cosa si riferisce in particolare?
“Al fatto che stanno distruggendo le relazioni sociali. Stiamo diventando tutti degli anonimi. Ci incontriamo per la strada e non ci riconosciamo nemmeno più perché siamo coperti dalle mascherine. Stiamo tutti distanti gli uni dagli altri perché chi ci sta di fronte può essere un potenziale infetto e potrebbe contagiarci. Sembra di essere tornati all’epoca degli untori di manzoniana memoria. Non si va più a scuola, non si va più in ufficio, si fa tutto da casa, non si esce più, non ci si incontra più. Stiamo costruendo una società basata sul distanziamento sociale, la diffidenza, la paura dell’altro. E’ questo che vogliamo?”.

In ultima analisi professore, come se ne esce?
“Smettendola di fare terrorismo mediatico come avviene ogni giorno, paventando stragi, tragedie apocalittiche, scenari da fine del mondo. Curando i malati di Covid con le cure che ci sono a disposizione e senza stare tutto il giorno a profetizzare la salvezza solo ed esclusivamente per il tramite del vaccino. Ci troviamo di fronte ad un’epidemia come tante altre conosciute in passato e che comunque ha un tasso di letalità di gran lunga inferiore rispetto a tante che si sono affacciate nel corso della storia. Epidemie che sono nate, hanno avuto il loro sviluppo e la loro fine naturale. La stragrande maggioranza dei malati di Covid guarisce, allora perché continuare a raccontarla come se uccidesse in massa? E ripeto, siamo sicuri che tutte le vittime attribuite al Covid sono morte a causa del virus? E qui torniamo a Focault. A chi giova tutto ciò? A chi ha tutto l’interesse a mantenere come regola permanente lo stato d’emergenza e d’eccezione? A chi vuole evitare che si possa tornare alle urne prima che scatti il semestre bianco? Costringendoci con l’arma della paura a rinunciare alle nostre libertà? A chi in nome della sopravvivenza fisica è pronto ad ammazzarci psicologicamente privandoci della dignità? Sono queste le domande che pongo nel mio libro. E non a caso Vittorio Feltri nel recensirlo ha giustamente sintetizzato tutto in un concetto efficace: ovvero che la prima e sola vittima del virus è la nostra libertà”.

(Lo_Speciale)

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