domenica, 15 Dicembre, 2024
Attualità

È diventato ancora più difficile stare al mondo. Perché non ci vuole più

Ve lo dice un uomo che di mondo ne ha visto e vissuto tanto. Stiamo tutti attoniti a guardare il televisore e a cercare di capire se si è trovata una strada per salvarci da questo pianeta che non ci vuole più. Che ci sta sbranando giorno dopo giorno. E poi ascoltiamo un governo che aspetta che una soluzione gli venga da fuori, ma fuori non c’è nulla, anzi, ci sono i morti di ogni giorno. 

Se sbagli a scrivere una parola su un messaggio whatsapp l’amico ti chiama immediatamente e ti chiede, preoccupato, che cosa ti succede; tu vorresti rinfrancarlo, e lo fai, ma dentro al petto senti un’angoscia che non puoi più mantenere. Sospiri e respiri, e gli chiedi perché si è preoccupato. Ti risponde che gli hai fatto un messaggino che non aveva capito. Un’altra battuta e il telefono va giù; ciao, ciao, ciao. 

Vedi le persone in televisione che piangono, non per i morti ma per la loro vita che non riescono più a vivere. Vivere una vita viva è diventato impossibile, per tutti. Anche chi ha qualche garanzia di sopravvivenza è cosciente che anche quella potrebbe finire da un momento all’altro. Gli occhi non sorridono più, e neppure il pollo coi peperoni ti fa più vedere la festa. Quanto eravamo poveri, cinquant’anni fa; ma avevamo la possibilità di sperare in un futuro migliore. Non vedevamo piangere quasi nessuno a quei tempi. Eravamo poveri ma il cuore batteva e ci spingeva fuori, per la strada. E in strada vedevamo le vedove di guerra che chiedevano l’elemosina tendendo la mano con una dignità mista a vergogna che qualche volta, per la tristezza che ci faceva, cambiavamo marciapiede. Ma al ritorno gli davamo duecento lire. Anche agli altri poveri di strada facevamo l’elemosina, si chiamava così. Elemosina. Nessun povero insisteva, anzi, metteva quel piattino a terra o quel cappello mezzo sporco e guardava altrove mentre tu passavi. Con la tua povertà, in quelle occasioni, ti sentivi comunque fortunato, perché la tua povertà non era la stessa. Mannaggia che tempi. Se non fosse stato per questo corona virus, chi li avrebbe più ricordati. Che sforzo stiamo facendo per non piangere e per far finta che stiamo bene. Ma non stiamo bene. Non stiamo bene. I nostri pensieri si accavallano, sfuggono, tornano, si riaccavallano; mentre stiamo pensando una cosa ce ne viene in mente un’altra e poi non ci ricordiamo più a cosa stavamo pensando.  A cosa stavamo pensando. A nulla stavamo pensando. La Palombelli si augura tutte le sere che qualcuno faccia uno ‘scatto’. Chi, deve fare uno scatto, e verso dove. Dovremmo tentare di ridistribuire la ricchezza ma la soluzione non sta nella ridistribuzione ma nella creazione di ‘nuova’ ricchezza e, di lavoro. E io che continuo a scrivere per La Discussione, che scrivo ancora a fare… Alcide, anche questa tastiera è triste e non sa suggerirmi più nulla. Buona notte. Per oggi. E una buona notte non la passiamo da molto tempo.

Condividi questo articolo:
Sponsor

Articoli correlati

Ricordo di Carmine Alboretti. Un’iniziativa dei giornalisti vesuviani

Antonio Falconio

La ripresa secondo Terra Viva Cisl

Ettore Di Bartolomeo

Economia, il gelo d’Autunno

Maurizio Piccinino

Lascia un commento

Questo modulo raccoglie il tuo nome, la tua email e il tuo messaggio in modo da permetterci di tenere traccia dei commenti sul nostro sito. Per inviare il tuo commento, accetta il trattamento dei dati personali mettendo una spunta nel apposito checkbox sotto:
Usando questo form, acconsenti al trattamento dei dati ivi inseriti conformemente alla Privacy Policy de La Discussione.