“Finanza etica, leva per il cambiamento”, questo il titolo che un il tema di portata planetaria che riassume le buone pratiche per porre il mondo al riparto dalle sciagure commesse e innescare dall’uomo. L’argomento è al centro di una preziosa e attuale riflessione di Anna Fasano presidente di banca popolare etica, che la Caritas italiana rilancia sul suo sito di informazione.
“Un anno fa i giornali titolavano ’Il pianeta in fiamme’, per denunciare le emergenze climatiche e chiedere a istituzioni, imprese e cittadini di assumere scelte responsabili nei confronti dell’ambiente e misure di contrasto ai cambiamenti climatici”.
Nel corso del 2020 abbiamo ben capito come vi sia una forte interdipendenza tra ambiente e uomo, tra individuo e collettività, tra istituzioni, imprese e comunità.
Come attraversare, allora. la complessità del periodo che stiamo vivendo? Le risposte, ossia i percorsi da attivare, vanno individuati ripartendo dalle fragilità e vanno affrontate con le persone e le organizzazioni che necessitano di supporto e sostegno. Non solo per loro, ma con loro.
Esiste un potenziale inespresso che abita la vulnerabilità, condizione che abbiamo sentito tutti noi nei mesi dell’esplosione dell’epidemia da Covid-19 e del lockdown, ma che risulta evidente sopratutto in alcune fasce economiche e sociali della popolazione”, scrive la presidente di banca popolare etica. La prima questione che solleva è che le persone non “siamo consumatori bulimici”.
I gap da colmare sono stati resi evidenti dalla crisi attuale e richiedono interventi urgenti riguardo a diversi indicatori di squilibrio che oggi caratterizzano la società italiana come le diseguaglianze, i divari occupazionali, di genere e intergenerazionali (il tasso di occupazione femminile è del 56% rispetto al 76,8% dell’occupazione maschile, mentre per la fascia 15-34 anni si attesta al 39,1%); le difficoltà delle aree internee e le disuguaglianze economiche: tra marzo e settembre 2020 nel mondo, mentre la ricchezza di 643 persone è cresciuta di 845 miliardi di dollari, 50 milioni di lavoratori perdevano il lavoro.
In questo contesto come non sentirsi “chiamati” dalle encicliche papali Laudato si’ e dalla recentissima Fratelli tutti, e dal lancio dell’iniziativa Economy of Francesco! Essi rappresentano un invito a tutte le persone, in particolare ai giovani, a ripensare il modello socioeconomico, scardinando alcuni meccanismi a cui ci siamo adeguati: il potere della finanza sull’economia e la veste di consumatori bulimici, assunta da tutti noi, in luogo del ruolo di cittadini che agiscono per garantire i diritti, attraverso i beni e i servizi, a tutte le persone.
Tutti, insomma, dobbiamo assumere un ruolo e un atteggiamento trasformativo e non adattivo”. Per la svolta auspicata dalla presidente di banca popolare etica, tuttavia è necessario essere partecipi ed inclusivi sui temi che oggi sono di interesse sociale, umano ed economico.
“È necessario permettere a cittadine e cittadini di “contribuire” alla comunità ed è indispensabile che lo sviluppo dei territori si basi sulle reti”, osserva Anna Fasano, “È richiesta a tutti i soggetti, individuali e collettivi, una connessione che chiede a istituzioni, imprese, terzo settore e comunità di allearsi per il bene comune”. Il tema centrale dell’intervento è quello ambientale in modo che ogni nostra decisione ad iniziare dal Governo deve misurarsi con l’impatti che avrà sugli ecosistemi.
“Le risorse messe in campo dal governo per fare fronte agli effetti sociali ed economici della pandemia, e quelle che giungeranno dall’Unione europea con il Recovery Fund, devono obbligarci a definire quali sono i criteri guida per lo sviluppo della nostra società e della nostra comunità nazionale e continentale. La nuova rotta deve essere chiara: occorre misurare l’impatto sociale e ambientale di ogni decisione, azione, iniziativa e progetto; è questo il cambiamento che l’agire delle varie associazioni, cooperative e imprese può generare, avendo cura del nostro pianeta e delle persone”.
Fondamentale, in questa prospettiva, accanto alla funzione dello Stato e del mercato, delle istituzioni e delle imprese, è – secondo la riflessione di Anna Fasano – il ruolo del “Terzo pilastro”, ovvero delle comunità locali e del terzo settore.
“Insieme è possibile pensare a nuove forme di welfare, valorizzando l’indispensabile ruolo di soggetti come le Caritas, con le sue presenze territoriali, di accompagnamento, monitoraggio e tutoraggio”, sottolinea ancora, “Organismi sociali come le Caritas possono contribuire anche all’utilizzo adeguato delle risorse di fonte pubblica e privata, nonché allo sviluppo di misure di contrasto attivo alla povertà, rafforzando anche le capacità familiari”.
Anche sul fronte finanziario è necessario un nuovo protagonismo dei soggetti sociali e comunitari ed è indispensabile che essi maturino la consapevolezza che i soldi vengano utilizzati per progetti sostenibili socialmente e ambientalmente, non immessi nel casinò finanziario, o a sostegno del gioco d’azzardo o delle imprese inquinanti”. Un capitolo importante di questo progetto e della nuova visione dei rapporti tra persone ed economia, è la Convezione stipulata il13 ottobre scorso tra Banca Etica e Caritas Italiana, e applicabile in tutte le aree d’Italia dalle Caritas diocesane, è un ottimo esempio di come sia possibile tradurre percorsi di lotta alla disuguaglianza in strumenti di empowerment, integrando le risorse contributive del non profit e delle istituzioni con la capacità delle persone e delle microimprese di esprimere il proprio potenziale, anche produttivo.