Le strade bruciano. Le urla muoiono in gola. La rabbia monta e la povertà uccide più del virus. La gente, quella che lavora e suda il pezzo di pane che altri vogliono negare, non ci sta alla chiusura di anni e anni di sacrifici. No. Il popolo è sovrano e se nel mese di marzo era incosciente e impreparato, adesso sa come agire con responsabilità e cautela contro una epidemia che uccide meno della disperazione. In tutti i locali sono stati prese delle precauzioni: la gente si sa comportare poiché nessuno vuole morire. Assolutamente no.
Se nei bar, ristoranti, palestre, sale da ballo o di altro genere vi sono tutte le precauzioni per poter stare qualche tempo a debita distanza e in sicurezza, perché chiudere? Ma si riesce ad essere vicini a chi non può e non deve vedere i suoi sacrifici svanire nel nulla? Recita un vecchio proverbio “Solo i poveri comprendono i poveri”. Sì, ebbene sì. I poveri di certo non stanno nel palazzo del potere dove la carriera veloce e dettata spesso da complotti che di democratici non sanno nulla, non riesce a guardare il papà che non sa più dove sbattere la testa per un pezzo di pane e la madre non riesce a consolare i figli. Le strade bruciano, le bombe carta volano, ci scappano i feriti ma le urla non mettono in crisi le coscienze di chi tutto questo poteva evitarlo.
Dove non vi è pane c’è disperazione e tutto ciò grida vendetta verso Dio. Non si muore solo di Covid, ma di disperazione, di solitudine, di angoscia in un momento in cui manca persino la voglia di vivere. Il popolo merita rispetto, la gente disperata va consolata e fattivamente aiutata senza se e senza ma. Non si tratta di colore politico, assolutamente no ma solo di farsi “prossimo verso il prossimo”. Non è chiudendo che si risolve il problema Covid.
Il popolo è responsabile e ben educato: il popolo sovrano conosce i suoi diritti e i suoi doveri. Tutta questa guerriglia non fa trenare solo le poltrone bensì le coscienze di chi avrebbe e dovrebbe fare di più e dinnanzi al putiferio delle piazze fa finta di non udire. Riafferriamo la speranza. Ritorniamo ad essere Popolo che pensa e agisce e chi non riesce a dare consolazione. lavoro, dignità ai poveri, ai giovani che vanno via da questo bel Paese può benissimo chiedere scusa e toglier il disturbo. A te cittadino che piangi e disperi un solo abbraccio e un appello: Sii forte perché nessuna notte sarà cosi lunga da impedire al giorno di ritornare.