Tanto tuonò che piovve. La rana bollita è arrivata a giusta cottura. Inutile decodificare le parole che girano ovunque, interpretarle, tentare di ammorbidirle. Ci vogliono portare al lockdown totale.
Tutto il terrorismo mediatico, fatto di titoli drammatici (“È allarme”, “Picco devastante”, “Contagi record” etc), in crescendo rossignano, aveva ed ha un solo scopo: il gioco delle parti (politici-esperti in camice bianco) studiato a tavolino, lo stillicidio in progress per preparare gli italiani al peggio. E naturalmente, la comunicazione di Palazzo Chigi, frutto di un’abile strategia.
Da una parte, illudere sui lockdown parziali, dando l’impressione di preservare ciò che resta di un’economia ormai devastata (non accennando però, alla fine della proroga delle cartelle esattoriali, alla verità sulla cassa integrazione senza soldi, alla verità sulle scadenze fiscali e sui fondi “a condizione” del Recovery Fund). Dall’altra, prendere atto dei contagi in risalita, delle morti e dei ricoveri che aumentano in modo esponenziale, e quindi, rassegnarsi al coprifuoco, a rinchiudere nuovamente il paese dentro casa, con l’unica alternativa di cantare in balcone e pregare sul divano. Come volevasi dimostrare.
Ciò che la globalizzazione non è riuscita a fare, a creare un mondo di apolidi, sradicati, senza identità culturale, storica, religiosa; un mondo di precari, senza identità sociale e lavorativa, costretti a lavorare da schiavi senza regole e tutele e consumare come automi; un mondo di liquidi, senza identità biologica, grazie al gender; ciò che i social hanno iniziato a fare, un mondo di monadi autocentrate, autoreferenziali, in connessione con tutti e con nessuno; ci riuscirà la gestione mondiale politico-sanitaria del virus (Regime-Covid): un mondo di esseri soli, impauriti, disperati e colpevolizzati dal potere politico, incapace, inefficiente e non all’altezza dell’emergenza. Che aspetta come viatico miracoloso unicamente la salvezza dall’Europa per continuare a governare senza rivoluzioni sociali dal basso.
Se arriverà il lockdown totale sarà certamente per colpa degli italiani. E di qualche sparuto negazionista funzionale alla strumentalizzazione istituzionale della paura. La frase di ieri di Conte, è emblematica. Di fronte a domande sempre più circostanziate, la sua risposta è stata chiara (altro che democristiano): “Molto dipende dal comportamento dei cittadini”. Tradotto, arriverà inesorabilmente la scudisciata, e se le cose andranno bene, sarà merito di Palazzo Chigi, se andranno male sarà colpa dei cittadini. E’ il dogma del “distanziamento sociale”, il culto religioso a cui bisogna inginocchiarsi, che significa la morte della relazione, della comunità, della società.
Ed era evidente che il crescendo rossignano avrebbe portato alla sua conclusione più drastica. Non era pensabile il Dpcm intermedio, quello di tre giorni fa, basato sulla “manopola”: si può andare a cena, ma solo in 6, si può andare al ristorante ma senza sostare alla porta; si può correre, ma da soli. Le prossime ore segneranno l’avvicinamento all’ora x: intanto, coprifuoco alle dieci della sera e didattica a distanza nelle scuole superiori. Su queste nuove misure sta ragionando il governo.
E Conte continua a palleggiare a suon di tweet: “Chiudere tutto sarebbe troppo dannoso, proprio adesso che l’economia mostra segni di ripresa”. Il premier sa benissimo che sull’economia potrebbe andare a casa (sempre se il Parlamento o le urne non saranno aboliti). Ma il fine corsa è comunque scontato: “Dobbiamo aspettare due o tre settimane per capire gli effetti delle misure attuali, dalla mascherina all’aperto al limite di sei ospiti a casa”. Cronaca di una morte annunciata.
(Lo_Speciale)