Comunicazioni ideologiche a confronto. E’ quasi divertente se non allarmante, grottesco, assurdo, terrificante, assistere al bombardamento quotidiano di frasi, dichiarazioni, comunicati contrapposti, ma in realtà speculari, facce opposte della stessa medaglia: la narrazione dei “soloni in camice bianco” e la narrazione dei cosiddetti negazionisti.
Poi, ovviamente in futuro, si dovrà chiarire chi siano i veri negazionisti: se i gilet giallorossi, i no-mascherina, oppure un governo che nega l’esistenza del piano pandemico nazionale (come è accaduto questo gennaio), lo secreta e poi lo pubblica a pezzi e bocconi; nega, comprime le libertà costituzionali, i diritti del parlamento con i suoi Dpcm, o estende i poteri speciali a gennaio 2021, cosa che non ha fatto nessun esecutivo europeo, Orban compreso.
I soloni in camice bianco, da settimane, coadiuvati da un potere mediatico totalmente asservito e acritico, stanno alzando il tiro, seminando il panico, tornando a gestire quella strategia del terrore che ha come unico obiettivo, il lock down. Il fischio di inizio della medesima partita: quella dei soloni, il vaccino; quella di Conte, il blindarsi al potere il più possibile, scongiurando il ritorno di Salvini.
Ma la propaganda è emblematica e scientifica. Ogni giorno, titoli e articoli di questo tipo: “E’ allarme”, “crescita esponenziale del virus”, “rischio lock down locali” (il metodo della rana bollita, ci stanno preparando al peggio), calcolo del numero dei contagi, a fronte di una politica che ha esteso massicciamente i tamponi, ma pochi raffronti con i ricoveri e le morti. Prima dicono che i positivi asintomatici sono malati e contagiosi, e quindi, vengono messi nel mucchio, poi non si accontentano nemmeno dei negativi.
Proprio ieri ci hanno detto che “essere negativi al tampone non vuol dire essere guariti”. In pratica dal Regime-Covid (la gestione politico-sanitaria del virus) e dalle sue implicazioni psicologiche sul cittadino, non si esce più. Come un legame da psico-sudditi, con finalità di consenso, che deve restare inalterato nel tempo. Il cittadino deve sentirsi sempre malato anche quando non lo è, deve sentirsi sempre in colpa per la sua ricerca di informazione e di libertà, deve essere sempre solo, impaurito, ostile verso gli altri (tutti probabili untori). Questa è la fine della società, della relazione, della socialità. Non a caso si chiama distanziamento sociale. Ricordiamo sommessamente che ogni dittatura nasce quando viene proposta la sicurezza oggi, a discapito della libertà (migliore) da restituire domani.
E i cosiddetti negazionisti? Ad esempio, Trump. Un modello da imitare. Rompe gli schemi.
“Sto meglio di 20 anni fa”; “non lasciatevi dominare dal virus”. Uscito dall’ospedale si è subito tolto la mascherina, ed è scappato prima del sì dei medici (segno che rifiuta le leggi politico-sanitarie del Regime Covid). E ancora: “Il Covid è come l’influenza, bisogna imparare a conviverci”.
Per i soloni in camice bianco e i loro alleati, sono frasi irresponsabili e pericolose.
Ma se consideriamo il livore e il compiacimento che accompagna il contagio quando lo prendono i politicamente scorretti, come Briatore, Trump, Johnson, Bolsonaro, bisogna dire che fanno bene. Almeno rovesciano la comunicazione “politica” del virus. Ribadiscono il primato della libera scelta individuale sulle costrizioni collettive, ambigue e opache.
(Lo_Speciale)