Contrariamente ad ogni popolare credenza e in contrasto con il pensiero comune, i giovani stanno lentamente abbandonando il mondo dei social network, spazio realizzato e prosperato proprio per dare spazio alle voci delle giovani generazioni.
A guidare la fuga i millenials finlandesi (34%), seguiti dai niños spagnoli (30%). Anche l’Italia, con il 25% di pischelli che hanno abbandonato le agorà virtuali, supera di 8 punti la media mondiale. Bastian contrari, invece, i giovani giapponesi, sempre incollati ai loro devices e dove soltanto il 4% di loro ha deciso di distrarsi guardando, dal vivo, il sol levante.
In particolar modo, nel nostro Paese, un giovane su quattro è preoccupato per il proprio benessere psichico e fisico, analogamente al resto dei coetanei mondiali. In Spagna, Australia e Francia, ad esempio, più della metà della c.d. “Generazione Z” (i ragazzi tra i 18 e i 25 anni), si sente minacciata dagli effetti derivanti dall’esposizione prolungata davanti a pc, smartphone e tablet sul proprio organismo. Non secondario il tema della privacy e dell’uso dei dati personali da parte delle grandi compagnie di Internet: circa il 58% dei ragazzi mondiali non si fida affatto delle tech-companies, percentuale che sale al 68% tra gli italiani. I nostri giovani connazionali temono che le informazioni che li riguardino possano essere usate in modo inadeguato.
L’abbandono da parte di giovani e giovanissimi delle piazze virtuali (anche in lockdown), in realtà, nasconde un trend ormai in corso da anni, che coinvolge non solo i giovani ma anche gli adulti.
Continua senza sosta, infatti, la lenta ma inarrestabile discesa – quanto a iscritti e popolarità – dei principali social media, mezzi di comunicazione ormai tutt’uno con la nostra quotidianità. Persino un gigante come Facebook perde costantemente utenti, attestati nel 2019 a 1,5 miliardi. Si tratta sempre di numeroni, sia ben chiaro, ma forse indicativi di un’inversione di rotta, il possibile inizio di una mutata coscienza globale sul mondo dei social.
Analoghi problemi anche per Twitter. A dispetto dello smodato uso di questo popolare social da parte del Presidente Donald Trump, l’uccellino blu più famoso al mondo, ideato dallo statunitense Jack Dorsey, non canta più con lo stesso vigore di una volta. Il secondo trimestre del 2020 ha fatto registrare ricavi in calo del 19% a 683 milioni di dollari e perdite per 1,23 miliardi. Resiste, invece, Linkedin.
Le analisi sul declino del mondo dei social si sprecano. Per Facebook certamente pesa lo scandalo Cambridge Analytica e, in generale, le politiche di gestione della privacy di questo big del network digitale. Non secondario appare anche lo scarso appeal che il popolare social riveste nei confronti dei giovani. Nel solo 2017 il numero di giovani americani tra i 12 ed i 17 anni è calato del 9,9%, interessati maggiormente a piattaforme istantanee come ad esempio Snapchat. Altra nota dolente l’abbandono di ogni forma di controllo verbale con il conseguente imbarbarimento delle discussioni sulle piattaforme, cosa che sta decretando l’abbandono in massa di utenti, soprattutto da Twitter. Bon ton digitale, in definitiva, cercasi.