Per quanto lo si voglia negare, i risultati delle ormai prossime elezioni regionali uniti a quelli del referendum avranno un loro impatto, che non è facile quantificare, sull’attuale quadro politico.
Lo testimoniano il nervosismo e le tensioni, sia all’interno del Pd sia nell’M5S, i protagonisti più forti e rappresentativi dell’attuale maggioranza, sia all’interno dello stesso centrodestra, che è sì più compatto, ma che potrebbe registrare un diverso equilibrio fra le forze politiche che lo compongono.
Sarà poi tutto da valutare l’impatto, sul voto regionale, dell’iniziativa giudiziaria nei confronti di commercialisti milanesi ritenuti vicini alla Lega, sia l’avvio faticoso con notevoli carenze di strumenti didattici e di personale docente, di un anno scolastico che si è appena avviato.
Non è infine da sottovalutare, rispetto all’affluenza alle urne, l’eventualità di preoccupanti indici di assenteismo, dettati soprattutto dal timore dei contagi.
Il 21 sera, lunedì prossimo, avremo certamente un quadro esauriente dell’orientamento dell’elettorato che, stando ai sondaggi, dovrebbe consentire un avanzamento del centrodestra nelle regioni interessate al voto.
Quel che più dovrebbe invece preoccupare la politica, prima che di possibili rimpasti di governo, è invece la nube di indeterminatezza che avvolge il documento progettuale italiano per attingere ai fondi europei straordinari, ma anche la capacità reale di utilizzare e spendere al meglio le risorse comprese quelle del contestato MES, più che mai utili oggi nella ipotesi di un rafforzamento dell’epidemia.
Il tutto valutando con freddezza e determinazione quanto sia stata finora frustrante, deludente e punitiva la necessità di spendere, secondo progetti strategicamente utili, le risorse ordinarie disposte dall’UE a favore delle regioni e delle comunità locali.