giovedì, 19 Dicembre, 2024
Politica

Referendum: le partite nascoste

Il No o il Si che gli italiani metteranno sulla schede del referendum confermativo del 20 settembre a cosa serviranno davvero? Dietro il quesito referendario e nell’ombra della politica poco trasparente del nostro Paese si celano una serie di partite che è bene snocciolare una per una.

  1. Voteremo per ridurre i costi della politica? No, perché se si volevano effettuare risparmi reali si potevano tagliare i privilegi dei Parlamentari, sfoltire la giungla dei redditi del personale di Camera e Senato, razionalizzare l’organizzazione dei due rami del Parlamento.
  2. Voteremo per far funzionare meglio il Parlamento? No, per tre motivi. Primo: per ottenere questo risultato bisogna modificare i farraginosi regolamenti parlamentari e non occorre una legge ma solo una decisione autonoma di Senato e Camera. Secondo: bisogna una volta per tutte cambiare il bicameralismo paritario che non funziona e che questa riforma costituzionale non intacca. Terzo: gran parte del lavoro parlamentare si svolge nelle 14 Commissioni che con un minor numero di deputati e senatori non potranno funzionare e nelle quali non saranno rappresentati partiti con pochi eletti.
  3. Voteremo per rafforzare la democrazia rappresentativa? No per vari motivi. Gli ispiratori della riforma, il Movimento 5 Stelle, sono per la democrazia diretta e hanno celebrato questo taglio come una sforbiciata di poltrone, con grande disprezzo per la dignità dei rappresentanti del popolo. Aumenterà la distanza tra elettori ed eletti. Ampie aree geografiche saranno sotto rappresentate. I collegi elettorali saranno enormi e con il finanziamento privato della politica solo i partiti più ricchi potranno fare campagne elettorali. L’approvazione di una legge elettorale proporzionale prevista dagli accordi non eliminerebbe questi problemi.
  4. Voteremo per avviare una serie di riforme costituzionali? No, perché alla base del taglio dei parlamentari non c’è alcuna visione di come si vuol trasformare la macchina istituzionale .Chi dice che se si fa questa piccola riforma a cascata ce ne saranno altre confonde un desiderio con un progetto politico che non c’è e che in questa legislatura non avrebbe neanche il tempo per poter maturare e concretizzarsi in una riforma organica della Costituzione. Sicché, alla fine da qui al 2023 resterebbe solo il taglio dei parlamentari.
  5. Voteremo per migliorare la qualità della politica? No perché per non mandare in Parlamento persone poco preparate, poco motivate da passione civile e senso dello Stato non serve tagliare i seggi ma selezionare meglio la classe politica.
  6. Voteremo contro o favore della cosiddetta “casta”? No. Se con questo termine spregiativo si intende una élite che gode di assurdi privilegi vanno tagliati i privilegi non il numero di coloro che ne beneficiano. Altrimenti non si sarà intaccata la natura della “casta” ma solo ridotto il numero dei suoi appartenenti, e si sarà sancito il principio che i privilegi non si toccano.
  7. Voteremo per mandare a casa il Governo? No, perché non c’è nessuna maggioranza alternativa a quella esistente. Non c’è nessun Presidente del Consiglio che possa prendere il posto di Giuseppe Conte senza far saltare gli equilibri delicatissimi nella maggioranza. Non c’è nessun governo istituzionale alle viste con tutti dentro, perché Meloni non ci starebbe e la distanza enorme e inconciliabile che c’è tra Salvini e il Pd renderebbe impossibile qualsiasi decisione. E se tutto andasse a gambe all’aria, ci sarebbero elezioni anticipate che in piena pandemia, recessione e necessità di ottenere i soldi promessi dall’Europa sarebbero una iattura assoluta, a prescindere dall’esito che potrebbero avere.
  8. Voteremo per indebolire Zingaretti? No, perché il segretario del Pd non porta alcuna responsabilità nell’aver subito un anno fa il ricatto del Movimento 5 stelle che aveva messo al primo posto, come condizione per formare il Governo, proprio l’approvazione del taglio dei parlamentari. Poteva Zingaretti rifiutare e far saltare tutto, con il ritorno di un governo tra Lega e 5 stelle magari guidato da Di Maio? O con il rischio di elezioni anticipate che avrebbero dato a Salvini la presidenza del Consiglio? Era questo lo scenario che si auguravano quelli che oggi puntano a far traballare il segretario del Pd? A Zingaretti si può rimprovera altro ma non questo.
  9. Voteremo per rafforzare Di Maio nella contesa interna ai 5 Stelle? No, perché l’ex capo politico non trarrebbe grande vantaggio da una eventuale vittoria: questa è una battaglia non sua ma condivisa da tutti i capi ed aspiranti capi dei 5 Stelle. Una vittoria del No non indebolirebbe Di Maio che si è dimesso il 21 gennaio.
  10. Ma allora perché andiamo a votare? Per dire No all’antipolitica, al populismo, ad un modo rozzo e raffazzonato di trattare questioni delicate che riguardano il cuore della nostra democrazia parlamentare e per mettere la parola fine ad una stagione di riforme costituzionali fatte non con l’obiettivo di far funzionare meglio le istituzioni ma solo per ambizioni personali, calcoli di parte o visioni retrograde e tutt’altro che moderne della democrazia rappresentativa.
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