Imprese industriali innovative 4.0, l’aspettativa di crescita del 2019 è un flop. Un tonfo che fa scattare l’allarme dei produttori di macchine e sistemi robotizzati. Il presente e futuro della grande industria, che ora con i dati della decrescita sono tornati ad essere ai livelli del 2014. Uno scenario pesante, che significa come le imprese hanno fermato progetti di ammodernamento e rinnovo del parco macchine dell’industria italiana. Ci si aspettava – dopo i numeri positivi del 2018 – un salto in avanti, invece, è arrivata la doccia fredda, inattesa o almeno si intuiva stando al calo degli ordinativi.
“Il risultato di questo trimestre desta preoccupazione tra i costruttori italiani di macchine utensili che già da tempo avevano rilevato un certo raffreddamento della domanda”, osserva Massimo Carboniero, presidente dell’Unione costruttori macchine utensili (Ucimu-Sistemi per produrre), – l’associazione delle imprese industriali altamente innovative.
Il calo degli ordini, complessivamente (mercato interno ed estero) nei primi mesi del 2019, di utensili e sistemi robotizzati ha segnato una discesa mai vista prima con un meno 31%. Il calo così evidente si è registrato sia per gli ordinativi interni – a dimostrazione che le imprese industriali 4.0 sono in retromarcia – sia per sul mercato estero. A preoccupare però è sopratutto il dato Italiano che precipita a -43% rispetto al periodo aprile giugno 2018.
Una discesa prodotta non solo dai mercati, ma dalle indecisioni, approssimazioni e tensioni del Governo sul “Decreto crescita” e sul rinnovo degli incentivi alle imprese che rinnovano il parco macchine. Dai numeri negativi la riflessione preoccupata del presidente dell’Ucimu.
“Il calo degli ordini interni”, scrive Carbonieri nella lettera di commento dei dati inviata ai soci dell’Unione, “dimostra che il mercato domestico, dopo il grande shock positivo provocato dai provvedimenti 4.0, sta tornando alle sue dimensioni fisiologiche ma, sebbene ci aspettassimo un cambio di passo, questo processo di normalizzazione è risultato, nei primi mesi dell’anno, particolarmente repentino, anche a causa della mancanza di chiarezza sull’operatività delle misure per la competitività che il governo avrebbe dovuto mettere a disposizione delle Piccole e medie imprese fin da subito”. A complicare l’analisi del brusco arretramento anche le vicende internazionali che destano più di una preoccupazione all’industria italiana di eccellenza.
“Il clima di instabilità politica, l’agitazione che attraversa l’Europa”, fa presente nella sua relazione il presidente dell’Unione costruttori macchine utensili, “timori legati all’inasprimento del conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina, così come il calo della Germania, nostro primo mercato di sbocco, bloccata dall’effetto freezing generato per lo più dal grande interrogativo rappresentato dal settore automotive, alle prese con le trasformazioni legate alla diffusione del motore elettrico, sono alcuni dei fattori che rendono più difficile il commercio internazionale di sistemi di produzione, il cui processo di acquisto è, per sua natura, molto ponderato e facilitato da una generale stabilità geopolitica del contesto”.
Di fronte alla crisi i costruttori chiedono al Governo di rafforzare le iniziative a sostegno della internazionalizzazione. “In questo momento di debolezza, occorre spingere su tutti gli strumenti di internazionalizzazione a disposizione delle imprese. Per questo”, conclude Massimo Carboniero, “accogliamo con favore la decisione delle autorità di governo di prevedere il credito di imposta per le imprese italiane che partecipano a manifestazioni estere internazionali ma devono essere individuati, con l’aiuto delle stesse organizzazioni di imprenditori, gli eventi considerati di riferimento così da evitare di polverizzare le risorse disponibili che non sono certo abbondanti, di soli 5 milioni”.