La raccolta dei 2 miliardi di chili di mele in forse, e un calo già accertato di 45 milioni di ettolitri di vino. Quando si parla di stranieri bisognerebbe anche ricordare che senza questi lavoratori molti settori produttivi strategici per il Paese, come l’agricoltura rischiano il tracollo. La Coldiretti che ha già in più occasioni lanciato allarmi è fatto proposte per arginare il fenomeno dei blocchi Covid. Ora per programmare più sicurezza propone l’idea di estendere itamponi all’arrivo in Italia anche lavoratori nei campi provenienti dall’estero. Il tutto per consentire, calcola la Coldiretti “la raccolta dei 2 miliardi di chili di mele sugli alberi appena iniziata come pure la vendemmia per la quale si stima in Italia una produzione di vino Made in Italy attorno ai 45 milioni di ettolitri in calo di circa il 5% rispetto allo scorso anno con il testa a testa con i cugini francesi per il primato mondiale”. La Confederazione punta la sua attenzione sul Trentino Alto Adige dove si produce circa la metà delle mele italiane, ed è stato dato il via libera anche ai test sui lavoratori nei campi provenienti dall’estero che potranno partecipare da subito alle attività di raccolta della frutta e dell’uva messi a rischio dalla mancanza di manodopera qualificata per il blocco delle frontiere per il rischio Covid. “In questo modo”, scrive la Coldiretti in una nota, “i lavoratori stranieri che superano il test potranno svolgere le attività di raccolta con la Coldiretti che ha avviato una campagna di comunicazione rivolta alle imprese e agli stessi lavoratori per garantire il rispetto delle regole e tutelare la salute pubblica”.
Una esperienza che, riferisce la Coldiretti, va estesa a tutte le regioni per consentire le attività di raccolta nel rispetto di tutte le garanzia di sicurezza. “Da nord a sud della Penisola la vendemmia parte tradizionalmente con le uve Pinot e Chardonnay in un percorso che”, evidenzia la Coldiretti, “prosegue a settembre ed ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si conclude addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello su 658mila ettari coltivati a livello nazionale ed un impiego di circa 180mila lavoratori stagionali attivando un motore economico che vale almeno 11 miliardi”.
Ma per salvare le produzioni Made in Italy occorre soprattutto dare la possibilità a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani di poter lavorare nei campi attraverso una radicale semplificazione del voucher “agricolo”. “Un provvedimento”, auspica la Coldiretti, “che interesserebbe almeno 25mila italiani in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà”. “L’Italia non può permettersi di perdere le grandi opportunità di lavoro che vengono da uno dei settori più dinamici dell’economia” afferma il presidente la Coldiretti Ettore Prandini nel sottolineare che “bisogna ripensare ad uno strumento per il settore che semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito preziosa considerato il periodo di crisi”.
Nonostante un meteo pazzo con caldo africano alternato a bombe d’acqua e grandinate”, sottolinea Coldiretti, “si prevede per l’Italia del vino una annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta delle uve dipenderà molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo. La produzione tricolore sarà destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt – sottolinea la Coldiretti – con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30 per cento per i vini da tavola. Sul territorio nazionale”, conclude Coldiretti, “ci sono 567 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria”.