lunedì, 18 Novembre, 2024
Politica

Verso Ferragosto: gli interrogativi sul prossimo futuro

Ferragosto è alle porte, e con esso una breve pausa estiva per Camera e Senato.

Il clima vacanziero, se servirà a placare momentaneamente ambizioni e frustrazioni di coloro che sognano rimpasti di governo ed elezioni politiche anticipate, non manda però in soffitta i problemi, che sono tanti e seri, sui quali si misurerà la qualità e lo spessore politico dei partiti, sia della maggioranza, sia dell’opposizione.

Il primo problema è legato agli interrogativi sul futuro prossimo della pandemia da coronavirus, sul quale la scienza sembra non avere ancora idee del tutto chiare, considerando che si ripropone la possibilità di un morbo capace di aggredire nuovamente chi ne è guarito o di opporre resistenza alle stesse pratiche vaccinali.

Di fatto, il nostro Paese, pur con insorgenze o focolai limitati di contagio, sembra un’isola felice nella stessa Europa: i nostri nuovi casi sono per lo più dovuti a soggetti proveniente dall’estero; nulla quindi a che vedere con i problemi tuttora aperti altrove, con punte drammatiche e sconvolgenti nelle due Americhe, in Asia e in Africa.

Occorre quindi mantenere ancora limitate misure di prevenzione senza cadere però nelle ossessioni di alcuni ambienti scientifici, perché, come annota saggiamente la Chiesa italiana, occorre anche tornare alla normalità a cui eravamo abituati.

Normalità che va tutelata anche con rigide politiche nei confronti dei fenomeni diffusi di immigrazione clandestina, come ha annunciato lo stesso Presidente del Consiglio.

Normalità, che è poi insidiata da un altro virus: quello che ha gravemente indebolito la tenuta della nostra economia, tanto da indurre il governo e, per la prima volta, l’Unione Europea a realizzare o prevedere terapie d’urto per attivare la ripresa.

Sarebbe però mortale cadere nella tentazione di mantenere in piedi e a lungo un complesso di misure di emergenza come il blocco dei licenziamenti, che il governo intende saggiamente mantenere fino a dicembre solo per le aziende che non abbiamo ricorso alla cassa integrazione e non come norma generale, come chiede la CGL, alla quale si sono, sembra, associati CISL e UIL.

Non dobbiamo ingessare l’economia, ma rianimarla, anche con un ruolo più penetrante dello Stato, ma secondo le regole che furono proprie delle politiche riformiste negli anni migliori della Democrazia Cristiana.

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