L’ultima decisione del Presidente Trump di ritirare una parte del contingente militare statunitense dispiegato in Germania per riposizionarlo in altri Paesi europei ha provocato forti reazioni sia in patria che in Europa.
Lo scorso 29 luglio, il Segretario alla Difesa Mark Esper ha infatti dichiarato che gli U.S.A. ritireranno dal suolo tedesco 11.900 militari riducendo il contingente da 36.000 a 22.600 unità. Alcuni soldati destinati a lasciare la Germania torneranno in patria ed altri verranno dislocati in altri Paesi appartenenti alla NATO ed in particolare in Polonia, Romania, Italia e Belgio. Nella cittadina belga di Mons sarà trasferito anche il Comando degli Stati Uniti per l’Europa (attualmente stabilito a Stoccarda) al fine di costituire un’unica organizzazione con il Quartier generale supremo delle potenze alleate in Europa (SHAPE – Supreme Headquarters Allied Powers Europe), in un’ottica di maggiore coordinamento per le operazioni future.
La notizia ha scatenato varie reazioni tra i paesi coinvolti nella questione. Norbert Roettgen, presidente della commissione Affari esteri del Bundestag e candidato alla presidenza della CDU, ha dichiarato che il ritiro delle truppe U.S.A. indebolirà l’Alleanza Atlantica e gli Stati Uniti stessi soprattutto nei confronti della minaccia russa e della situazione in medio oriente. In Polonia e in l’Italia, invece, la è stata accolta con favore. Varsavia aveva già auspicato un rafforzamento della presenza americana sul proprio territorio, in funzione evidentemente anti russa, mentre per l’Italia una maggiore presenza di militari U.S.A. consentirebbe un rafforzamento del fronte sud. Nel nostro Paese verrebbe inoltre dislocato uno squadrone di caccia F-16, probabilmente presso la base di Aviano, al fine di garantire una maggiore operatività nelle attività a difesa del fianco sud-orientale della NATO.
Tuttavia, da un punto di vista strategico-operativo, il riposizionamento delle forze USA nei Paesi menzionati non sarebbe sufficiente a compensare la perdita di una posizione di fondamentale importanza logistica e operativa come quella presente sul territorio tedesco. Inoltre, secondo alcuni analisti, tale riposizionamento favorirebbe la Russia la quale starebbe conducendo una campagna di interferenza politica nel paese volta a creare instabilità nella regione.
La decisione del Presidente Trump, quindi, risulta ambigua e non facilmente decifrabile. Potrebbe essere una mossa volta a raccogliere un maggiore consenso interno in vista della prossima competizione elettorale, anche se il ritiro non sarebbe immediato e occorrerebbero anni per portarlo a termine; oppure, come suggerisce un tweet del 30 luglio scritto dallo stesso Trump, il ritiro delle truppe USA dalla Germania rappresenta la conseguenza del mancato rispetto da parte di Berlino del vincolo del 2% del Pil nazionale per le spese militari concordato durante il vertice del Galles del 2014 (la Germania spende circa il 1,3% del Pil). In questo caso, però, va evidenziato che anche Belgio e Italia non rispettano il vincolo del 2% spendendo, rispettivamente, lo 0,9% e l’1,3% del Pil. Inoltre, sempre nello stesso tweet, Trump domandava per quale motivo gli Stati Uniti dovrebbero continuare a proteggere la Germania dalla Russia quando paga miliardi di dollari per la fornitura di energia. Il riferimento è evidentemente al gasdotto Nord Stream 2 attualmente sotto sanzioni statunitensi.
Le varie contraddizioni che emergono dalla scelta del Presidente USA portano a ricercare la reale motivazione altrove. Probabilmente nella ricerca di uno scontro diretto con la Germania di Angela Merkel con la quale i rapporti non sono mai stati semplici. Trump teme le aspirazioni geopolitiche della Germania in Europa ed è preoccupato per la partnership commerciale che Berlino intrattiene con Pechino. La Germania, infatti, risulta essere il principale sbocco della BRI (Belt and Road Initiative) ed inoltre, a differenza di quanto hanno fatto altri paesi europei, non sembra voler interrompere i rapporti con Huawei per lo sviluppo della rete 5G nazionale e l’implementazione della banda larga.
Trump sa che l’Europa è già il terreno di uno scontro ibrido che si svolge su vari livelli e la Germania rappresenta la “prima linea” nella nuova guerra fredda con Russia e Cina. Sarà necessario ponderare bene le prossime mosse per non dare agli avversari un vantaggio competitivo difficilmente recuperabile.