Nelle settimane più tragiche della pandemia in Italia si parlava già del rischio di una seconda ondata in autunno. Ma eravamo così preoccupati di quello che stava succedendo in quei giorni che pensare all’autunno sembrava prematuro.
Quando le curve dei contagi, dei decessi, dei ricoveri in terapia intensiva hanno dimostrato che il lockdown italiano aveva funzionato bene e che si poteva gradualmente allentare la morsa, tutti abbiamo tirato un sospiro di sollievo dopo circa tre mesi di sofferenza.
Le aziende hanno riaperto i battenti, il motore ingrippato dell’economia ha ricominciato a funzionare anche se non al 100%, la nostra vita quotidiana si è colorata di speranza e di una quasi normalità, nonostante le profonde ferite lasciate in tanti settori della vita sociale, scuola innanzitutto.
Dopo il 18 maggio c’è stato un crescendo di buone notizie sull’andamento del Covid Alcuni esperti ci hanno perfino raccontato che il virus era meno “cattivo” e che “clinicamente” si poteva dire che non fosse più rilevante. Un’ondata di ottimismo crescente si è sostituita alla prudenza con cui eravamo tornati a vivere senza blocchi ed eccessive limitazioni. Solo 3 comportamenti erano rimasti obbligatori: distanza di un metro, igiene frequente delle mani, uso della mascherina nei luoghi chiusi e anche nei luoghi aperti dove non è possibile rispettare la distanza di un metro. Non era poi questo gran sacrificio. L’Italia, memore della tragedia appena vissuta è stata più prudente di altri Paesi che si sono affrettati a liberarsi da qualsiasi vincolo e oggi si ritrovano con aumenti vertiginosi di contagi e rischi di nuove estese chiusure.
Da noi le prime 6 settimane dopo il 18 maggio sono trascorse in un clima sereno e senza eccessi.
Poi, dichiarazioni di esperti, mal formulate, sono state interpretate come il segnale che si potevano allentare le precauzioni. Ha ripreso fiato il tam tam tribale dei negazionisti, dei complottisti e degli ignoranti avallato dai comportamenti irresponsabili di personaggi pubblici, politici e non, che hanno voluto esibire una sorta si “superomismo” per dimostrare che loro delle regole se ne fregavano e che, insomma, mascherina e distanze erano un inganno di cui sbarazzarsi.
Ora, nel cuore dell’estate, assistiamo ad una ripresa dei contagi. Alcuni esperti si affrettano a precisare che i contagiati non sono automaticamente dei malati e che quindi non c’è da preoccuparsi se la curva dei positivi al Covid aumenta. Chissà.
Il mondo è in piena esplosione della pandemia; tra i nostri vicini europei i contagi sono tornati ai livelli di fine aprile; il numero dei degenti in terapia intensiva ha smesso di diminuire e sono ripresi alcuni -per fortuna ancora pochi- ricoveri. L’età media dei nuovi contagiati si è abbassata.
Non solo non si può cantare vittoria ma ci sono segnali evidenti che l’offensiva del nemico sta ripartendo. Il virus non è andato in vacanza ma sta trovando, nuovamente, molti soggetti su cui attecchire e attraverso i quali diffondersi. Questo porterà ad un aumento della carica virale? Chissà. Ma è necessario correre ai ripari e rendere obbligatorio ciò che prima sembrava solo un suggerimento.
Le autorità pubbliche, nazionali e locali abbiano il coraggio di farlo e di creare un cordone sanitario controllando tutti gli arrivi soprattutto da aree molto critiche e dal mondo sfuggente dell’immigrazione clandestina.
Tutti devono sentire il dovere di essere responsabili e di accettare qualche piccolissimo sacrificio per evitare sacrifici ben più gravi.
Se il Covid 2 riprendesse fiato, se i contagi tornassero ad essere superiori ai 1000 al giorno e se aumentassero significativamente i nuovi ricoveri, non solo in terapia intensiva, i rischi sarebbero enormi. E questa volta lo sarebbero in maniera devastante per l’economia che sta cominciando, anche col forte sostegno europeo, a tirarsi fuori dalle sabbie mobili.
Conviene a tutti essere ancora molto prudenti oggi per evitare nuovi disastri domani. L’economia non reggerebbe ad una seconda batosta e se dovesse crollare di nuovo poco ci consolerebbe sapere che il virus è meno cattivo e che il tasso di letalità è inferiore a quello dei giorni tragici di marzi e aprile.
Il Governo dovrebbe essere più incisivo e determinato nei controlli e nel varare sanzioni pesanti contro i comportamenti irresponsabili. Estendere lo stato di emergenza non basta se non si mantiene forte il segnale del pericolo. Non si devono creare inutili ansie, ma neanche si può scherzare con un virus che minaccia di rovinarci quel che resta dell’estate e anche l’autunno e l’inverno. Corriamo ai ripari prima che sia troppo tardi e ricordiamo: la prima ondata è stata una fatalità la seconda sarebbe solo colpa nostra.
Scrivi all’autore dell’articolo