sabato, 16 Novembre, 2024
Cultura

Al teatro romano di Fiesole proiezione-evento de “Il Conformista”

Lunedì 3 Agosto (ore 21.15, ingresso libero) al Teatro Romano di Fiesole, una serata speciale dedicata al prestigioso Premio Fiesole Maestri del Cinema (che quest’anno non si è tenuto a causa del coronavirus), con la proiezione-evento del film IL CONFORMISTA, il capolavoro di Bernardo Bertolucci proposto a cinquant’anni dalla sua uscita nelle sale. Il film è un omaggio a tre grandi maestri che hanno ricevuto il Premio Fiesole negli ultimi anni: lo stesso Bertolucci (nel 2003), Stefania Sandrelli (2016) e Vittorio Storaro (2017). La serata è organizzata dal Comune di Fiesole, dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani – Gruppo Toscano, in collaborazione con Fondazione Stensen ed Estate Fiesolana.

Parigi, 15 ottobre 1938. Marcello Clerici esce da un hotel, sale su un’auto e inizia l’inseguimento di due persone: un professore antifascista, Luca Quadri, e sua moglie Anna. Durante il viaggio Marcello rivive attraverso la memoria alcuni momenti della propria vita. Tredicenne, egli ha ucciso un autista, Lino, che cercava di sedurlo. Più avanti negli anni, Marcello si sposa e ciò che vuole è una vita normale e integrata. Decide però che per riconquistare l’equilibrio perduto deve compiere un omicidio commissionatogli dal regime fascista e accetta di preparare l’assassinio di un esule, che era stato suo professore universitario. In viaggio di nozze a Parigi con Giulia, avvicina Quadri e la moglie Anna, e ne conquista la fiducia, mentre tra le due donne sembra avviarsi una relazione ambigua. L’inseguimento di Quadri e di Anna si conclude sulle Alpi, dove l’assassinio viene eseguito da quattro sicari. Quando il regime cade, il 25 luglio 1943, Marcello è costretto a staccarsi dagli amici fascisti. Aggirandosi nella Roma caotica e finalmente libera, incontra casualmente l’autista che credeva di avere ucciso e lo accusa di essere responsabile dell’omicidio del professor Quadri e della moglie.

Tratto da un romanzo minore di Alberto Moravia, il film costituisce una svolta importante nel percorso di Bernardo Bertolucci, in quanto segna il distacco da un modello di cinema ispirato alla Nouvelle vague e l’affermazione di una ricerca più personale e non meno complessa. Bertolucci sceglie di lavorare in una situazione produttiva di più ampio respiro e di uscire dall’orizzonte autoespressivo che aveva caratterizzato le sue prove più significative. Parte dal romanzo di uno scrittore affermato, ma un po’ tradizionale, e lo usa come una struttura narrativa di partenza, su cui operare con innovazioni di rilievo. Innanzitutto Bertolucci interviene sulla dimensione temporale, proponendo situazioni e fasi diverse dell’esistenza del protagonista senza seguirne l’ordine cronologico. Non solo usa in modo sistematico il flashback, ma lo articola secondo modalità non lineari, proponendo alcuni eventi in successione cronologica, ma aprendo poi d’improvviso il film a un ricordo più lontano e più bruciante, quello della (presunta) uccisione dell’omosessuale corruttore. La conclusione del film, infine, propone un’altra epoca e un’altra situazione del protagonista, che si trova nella condizione di ridefinire l’insieme della propria vita anche alla luce di una nuova scoperta traumatizzante. Il tempo assume quindi il carattere di una stratificazione, di una collocazione complessa di elementi differenziati, che offrono un’immagine ambigua, diversificata e fluida del mondo. Insieme Bertolucci allarga l’orizzonte dei temi, intrecciando variamente la storia personale e la storia politica, l’antifascismo e i difficili rapporti con l’autorità e il padre, l’ossessione della malattia e la psicanalisi. Da un lato infatti il fascismo è presente come un sistema di credenze che implica la sopraffazione e l’assassinio, ma dall’altro opera anche come sistema dell’autorità, assumendo una valenza psichica di legittimazione. All’opposto l’antifascismo e il personaggio del professor Quadri si pongono insieme come esperienza di libertà e come figura paterna alternativa, che il protagonista vuole distruggere. La finalità di Marcello, infatti, è quella di raggiungere l’abiezione del conformismo, come unica soluzione alla colpa e alla malattia che oscuramente sente in se stesso. La dimensione dell’eros è l’altro polo del film, che insieme si articola lungo l’esibizione della banale normalità e l’evocazione contraddittoria della trasgressione, ora come insidia del male (la tentata seduzione dell’autista), ora come opzione di libertà (l’intesa tra le due donne a Parigi).

Il lavoro di messa in scena punta alla elaborazione di un nuovo gusto compositivo, in cui la sperimentazione della Nouvelle vague si misura con le esigenze narrative di un film che non nasconde intenzioni spettacolari. Certo Bertolucci continua a usare con grande libertà le tecnologie del cinema (tra l’altro particolarmente significative sono la fusione di dolly e di carrellata nella sequenza al ministero e la lunga carrellata dell’omicidio nel bosco). Ma insieme lavora alla costruzione di una nuova struttura dell’immagine (già parzialmente configurata in Strategia del ragno, 1970), caratterizzata dalla ricerca di forme più elaborate. Con Il conformista il cinema di Bertolucci diventa figurazione, composizione formale estremamente ricca dell’immagine, ricerca visiva che si intreccia con l’arte e la pittura in un suggestivo gioco di rimandi. I riferimenti alla decorazione e all’iconografia novecentista della parte italiana si intrecciano con immagini e suggestioni della pittura internazionale, da Magritte a De Chirico. Nelle sequenze ambientate a Roma Bertolucci, con l’aiuto di Vittorio Storaro, costruisce contorni netti, entità definite, contrapponendo la luce e il buio, l’oscurità e il bianco, sfruttando le possibilità espressive del nero e delineando un quadro di poli in opposizione di indubbia suggestione. Nelle sequenze parigine, invece, regista e direttore della fotografia scelgono luci filtrate, neri, controluce e colori variamente intrecciati, per costruire veri e propri mosaici luminosi. Così, con gusto estremamente sicuro, Bertolucci delinea un orizzonte iconografico carico di significazioni e capace di illustrare i caratteri specifici profondi dei diversi mondi evocati. Il film fu accolto con indubbio interesse dalla critica, che colse il passaggio di Bertolucci da una pratica autoriale più sperimentale a un’idea di cinema non tradizionale, ma capace di ripensare i rapporti con la narrazione e la spettacolarità.

Interpreti e personaggi: Jean-Louis Trintignant (Marcello Clerici), Stefania Sandrelli (Giulia), Dominique Sanda (Anna Quadri), Gastone Moschin (Manganiello), Pierre Clémenti (Lino Seminara), Enzo Tarascio (professor Quadri), José Quaglio (Italo Montanari), Milly (madre di Marcello), Yvonne Sanson (madre di Giulia), Giuseppe Addobbati (padre di Marcello), Fosco Giachetti (colonnello), Antonio Maestri (confessore), Christian Alégny (Raoul), Pierangelo Civera (Franz), Pasquale Fortunato (Marcello bambino), Marta Lado (figlia di Marcello), Gino Vagni (Luca), Benedetto Benedetti (ministro), Alessandro Haber (cieco ubriaco).

(Lo_Speciale)

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