sabato, 16 Novembre, 2024
Attualità

Piacenza e Trump, io sto sempre dalla parte dei Carabinieri e delle Forze speciali

Piacenza: reati impressionanti, schiaffoni come in Gomorra, illeciti compiuti durante il lockdown, misure cautelari per dieci carabinieri.
E ancora: Trump vuole le Forze speciali nelle piazze “democratiche”. Il presidente Usa prospetta uno scenario “sudamericano” per riprendere il controllo della campagna elettorale.
Tutto ripreso dalle rassegne-stampa.

Caso-Piacenza. Cerchiamo di andare oltre gli aspetti giudiziari che ovviamente andranno vagliati. Se le accuse avranno fondamento bisognerà colpire duramente. Un agente di Pubblica sicurezza, o un carabiniere, o un soldato, che disonora la sua divisa, la sua missione di servizio alla patria, alla legge, va punito due volte. Però una cosa va detta: c’è un certo compiacimento ideologico che scatta come riflesso condizionato, ogniqualvolta si appalesa o viene denunciato un vulnus, uno sbaglio, una stortura, una corruzione delle istituzioni, “colpevoli” per definizione, di mantenere l’ordine e di rappresentare lo Stato.

Da quando è scoppiato il caso, ogni servizio, ogni titolo, ogni impegno redazionale, è volto a gridare allo scandalo. Un’attività professionale, politica e giornalistica, troppo spesso, in malafede.
Le parole non vengono mai usate a caso: “Inchiesta-shock”, “stile Gomorra”, tanto per evocare il male assoluto.

Per non parlare poi, dell’odio contro Trump, reo di incarnare un modello politico, culturale (sovranista, populista), vincente e di governo, che mette in crisi il pensiero unico liberal e radical, ossia, le caste dominanti negli Usa e non solo. E’ chiaro che l’ondata di sdegno, gli inginocchiamenti a comando, dopo la morte sospetta di Floyd, siano solo strumentalizzazioni pre-elettorali; la questione razziale c’entra poco. O c’entra in parte.
E pure qui, i media internazionali e nazionali, brillano per faziosità, pregiudizi e preconcetti.

“Repubblica”, da questo punto di vista, è un quotidiano “maestro”: l’accostamento tra l’esigenza di rispettare l’ordine e la legalità negli Usa (la repressione è un diritto democratico dello Stato, a fronte di atti illegali), e “lo scenario sudamericano” (simbolo di dittatura militare), è smaccatamente pretestuoso. Tenendo presente il fatto che le città dove si registrano le sommosse continue, le violazioni e gli atti di saccheggio, sono quelle gestite dai sindaci democratici, che hanno tutto l’interesse a tenere alta la tensione.

Vogliamo scommettere che se alla Casa Bianca ci fosse stato un Clinton o un Obama, le manifestazioni antirazziste, si sarebbero placate nel giro di pochi giorni?
E’ il solito teorema che conosciamo bene: la Polizia, i Carabinieri, le Forze Armate, devono essere “democratiche”, cioè attenersi a regole capestro, per evitare contestazioni, indignazioni progressiste, i video dei militanti, gli appelli degli intellettuali “liberi”. In sostanza, devono avere le mani legate. Devono essere disarmate. Se vanno oltre, diventa automaticamente repressione e fascismo.

Ma Stato e cittadino vanno messi sullo stesso piano? Per la Costituzione no: l’autorità dello Stato, delle leggi, sono superiori alla volontà individuale del cittadino, specialmente se questa rasenta l’inciviltà o abitudini sbagliate e scorrette.
Da noi, in Italia, e i media sono la rappresentazione di un comune sentire che affonda le sue radici nel ‘68; stiamo vivendo gli effetti di una contestazione ideologica nei confronti del principio dell’autorità, nel nome e nel segno di una visione individualistica e libertaria della vita. E in tal modo diventa difficile (e diventerà sempre più difficile in futuro), conciliare il compito delle istituzioni, il loro lavoro sacrosanto, la regolamentazione della res publica e le libertà democratiche.

Dietro la giusta indignazione nei riguardi dei fatti di Piacenza, si nasconde la soddisfazione nel vedere minata la credibilità di chi rappresenta l’autorità. E anche il messaggio che passa è oggettivamente anti-pedagogico: visto che tutti sono corrotti, il cittadino può continuare a vivere da pecora anarchica, sempre al confine tra legalità e illegalità (è il codice del nostro individualismo di massa). Non siamo la patria del familismo amorale? Basta vedere i nostri comportamenti collettivi nella Fase-1 e 2, del contagio.

Non a caso le dichiarazioni del comandante generale dei Carabinieri Nistri: (“Procederemo con il massimo rigore”), sono state silenziate, ridimensionate. Quasi nessun riferimento ad altri concetti che ha espresso, tipo, i morti dell’Arma in servizio, la non chiusura delle caserme durante il Covid, la fiducia che i cittadini hanno verso queste istituzioni etc.
Anzi, siamo sicuri che, molto presto, uscirà un sondaggio che rivelerà la discesa del tasso di gradimento nei loro confronti.

(Lo_Speciale)

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