Raggiunto, dopo una vivace e lunga discussione a Palazzo Chigi, un compromesso che salva le finalità pubbliche e gli interessi degli attuali azionisti di minoranza nella vicenda di “Autostrade”. Un compromesso che vedrà ridursi la quota ora maggioritaria della famiglia Benetton e che porrà quindi il problema dell’impiego di risorse da parte della Cassa Depositi e Prestiti, cioè dell’azionista pubblico, e della ricerca eventuale di nuovi partners privati.
È stato così scongiurato il rischio di un contenzioso giudiziario oneroso e dall’esito incerto, qualora il Consiglio dei Ministri avesse deciso per una drastica revoca della concessione ad ASPI, che così diventa un “Public company”.
Resta invece aperta la questione più importante, quella della qualità e della quantità delle risorse europee assegnate al piano straordinario che, per la prima volta, dovrebbe prevedere un misto fra prestiti e contributi a fondo perduto.
Va subito detto che sia per gli uni che per gli altri non c’è una totale discrezionalità del partner europeo interessato, ma sono previste verifiche attente sia nelle proposte di programma sia nella loro migliore e tempestiva esecuzione.
Ed è qui, su questo terreno, che va sanato un vezzo costoso e pericoloso del nostro Paese e delle sue regioni: quello di presentare programmi confusi ed inidonei rispetto alle direttive comunitarie e, soprattutto, l’incapacità di renderli concreti nei tempi dovuti.
Ancora oggi, circa due terzi delle risorse già disponibili per i programmi regionali risultano non spesi: un campanello d’allarme ed un rischio per la nostra credibilità che non va sottovalutato.
Infine, a proposito di regioni, la nuova assoluzione di Formigoni a Cremona per presunte tangenti sulla sanità lombarda.
Una buona notizia che però non sana il dolore e le pene sofferte dall’uomo politico.