Tra una settimana, sotto l’autorevole guida di Angela Merkel, determinata a passare alla storia come la salvatrice dell’Europa, i 27 Capi di Stato e di Governo dell’Unione Europea dovrebbero dare il via libera alla maxi operazione da 750 miliardi della Commissione di Bruxelles per sostenere le economie fiaccate dalla pandemia.
Se tutto andrà per il verso giusto, l’Italia dovrebbe ricevere, tra prestiti e aiuti, 172 miliardi. A questi si aggiungeranno, con tutta probabilità, i 36 miliardi di finanziamenti del MES per la sanità. Si tratta di 208 miliardi, pari a quasi 15 punti di PIL. Se a questi aggiungiamo i 20 miliardi che l’Italia potrà ricevere dal fondo SURE, per sostenere la Cassa integrazione, e gli altri 25 miliardi dei finanziamenti della Banca Europea degli Investimenti, il totale fa 253 miliardi. Circa 18 punti di PIL. In dollari sono circa 281 miliardi… Un terzo di quanto mise sul piatto il Tesoro americano nel 2008, per salvare banche, assicurazioni e grandi aziende USA, dopo il crack della Lehman Brothers. Ma il PIL degli USA è 10 volte quello dell’Italia. Una cifra enorme per il nostro Paese.
Il Piano Marshall fece arrivare all’Italia distrutta dalla guerra, tra il 1948 e il 1951, circa 1 miliardo e 205 milioni di dollari. Attualizzati sarebbero equivalenti a circa 15 miliardi di dollari cioè 13 miliardi di euro. Vero che l’Italia dell’epoca era un cumulo di macerie. Ma non c’è paragone tra l’entità del contributo che verrà dall’Europa oggi rispetto a quello importantissimo e decisivo degli USA di 70 anni fa.
Solo qualche giornalista che insegue schemi precostituiti o qualche politico particolarmente dotato di fantasia può immaginare che una maggioranza che ha la possibilità di spendere una cifra mai vista possa fare harakiri o dissolversi al sole di ferragosto come fece un anno fa il Governo Salvini-Di Maio.
Berlusconi, che i conti li sa fare, ha dismesso subito i panni del crociato che lotta col cuore in mano contro il governo, per giunta sotto la guida di condottieri come Salvini e Meloni, e, un po’ alla volta, si sta sfilando dall’allegra armata della destra per offrire sostegno al Governo se qualche altro pentastellato, facendo male i conti decidesse di fare il salto della quaglia passando all’opposizione nella speranza di trovare asilo oggi e spazio domani nella Lega salviniana e intanto di far mancare la maggioranza al Senato.
Renzi ha fatto, dall’interno della maggioranza, un’operazione simile a quella di Berlusconi: ha smesso di minacciare sconquassi e di far mancare i propri voti e si è messo al tavolo delle trattative per fare pesare le sue idee e le sue richieste.
La verità è che Conte è in una botte di ferro. 258 miliardi sono tanti. I partiti che lo sostengono lo hanno capito e, a parte le solite manfrine di facciate, nessuno dei 4 (M5S, PD, IV, LeU) ha intenzione di regalare a Salvini e Meloni questa torta gigantesca affinché siano loro a gestirla.
Sgombrato il campo da queste confuse idee sulla imminente crisi di governo che perfino giornali e commentatori autorevoli da due mesi in qua preconizzano un giorno sì e l’altro pure, veniamo al vero problema.
Chi e come gestirà questa montagna di euro? La gestirà Conte con l’attuale squadra di ministri. Se provasse ad aprire un ipotetico rimpasto rischierebbe di entrare in un pericoloso tritacarne. Quieta non movere. E quindi ci terremo questi ministri. Dispiace moltissimo che di questo Governo, in una situazione eccezionale, non faccia parte un grande ex Ministro come Carlo Calenda che al Ministero dello Sviluppo Economico potrebbe fare miracoli. Ma tant’è. Calenda ha mille ragioni da vendere sui contenuti, ma ha commesso l’errore politico di mettersi fuori dal gioco. Un vero peccato.
Chi si illude che 258 miliardi potranno essere spesi per fare festa dal balcone di Palazzo Chigi sbaglia. L’Europa sarà attentissima e guardinga e non ci consentirà di dilapidare questo patrimonio. Non c’è bisogno di nessuna Troika o di altri spaventapasseri. Non un euro potrà essere speso con leggerezza proprio perché, stavolta, il debito che si sta creando non grava sul singolo Paese ma sull’intera Unione Europea, E ve li immaginate i germanici (che si sono fatti convincere a fatica a dire si al debito condiviso solo perché glielo ha chiesto con la sua autorevolezza mamma Merkel. che a sua volta si era fatta convincere dalla grande industria tedesca) guardare silenti alla dolce vita che qualche politico italiano immagina di proporre agli italiani con i soldi dell’Europa?
Una piccola considerazione. Se con l’equivalente odierno di 13 miliardi di euro De Gasperi e i suoi valenti ministri riuscirono ad innescare il miracolo economico degli anni ’50 e ’60, sulla cui eredità ancora viviamo, cosa dovrebbero riuscire a fare Conte e i suoi ministri con una somma 20 volte maggiore…? Non ci aspettiamo un altro grande miracolo economico-che pure sarebbe legittimo attendersi- ma almeno una “guarigione” dell’Italia dai suoi mali accumulati in 50 anni di quello che che Ugo La Malfa chiamerebbe “non-governo”.
Chiediamo troppo signor Presidente del Consiglio?
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