Prima di cercare di dare un nome, ovvero di fare un identikit del successore dell’attuale Presidente della repubblica, sono doverose alcune considerazioni e riflessioni di vario ordine, iniziando dal dettato costituzionale, che ne contempla le modalità di elezione, ne indica i doveri, i poteri e le prerogative negli articoli 83/91.
Egli rappresenta, nella nostra forma di governo di tipo parlamentare, l’unità nazionale e garantisce il rispetto della Costituzione, oltre a vigilare sugli organi di vertice dello Stato affinché nessuno di essi prevalga sugli altri, in virtù del principio dell’autonomia dei tre poteri dello Stato, cioè Legislativo, Esecutivo e Giudiziario.
L’elezione del Presidente della repubblica è prerogativa del Parlamento in seduta comune dei suoi membri, rafforzato dalla partecipazione di tre delegati per ogni regione, eletti dal Consiglio regionale in modo che sia assicurata la rappresentanza delle minoranze. La Valle D’Aosta ha un solo delegato.
Si può affermare che, con l’attuale parlamento di 945 membri, con i sei senatori a vita ed i 58 delegati consiglieri regionali, per l’elezione del Presidente della Repubblica decidono solamente n. 1009 grandi elettori, anche se alcune forze politiche sostengono, da tempo, che sia più giusto far decidere a tutti gli elettori come per le elezioni politiche. Basta modificare in tal senso la Costituzione.
L’elezione ha luogo a scrutinio segreto a maggioranza di due terzi dell’assemblea per i primi tre scrutini. Dal quarto scrutinio è sufficiente la maggioranza assoluta.
È bene ricordare che, dei tredici Presidenti della repubblica (dal 1948), solamente due sono stati eletti al primo scrutinio e cioè Francesco Cossiga nel 1985 e Carlo Azeglio Ciampi nel 1999, oltre a Enrico De Nicola subito dopo il referendum del 1946, per dare vita alla nascente Costituzione Repubblicana, dal post fascismo.
Tutti gli altri presidenti della Repubblica sono stati eletti al quarto scrutinio (Luigi Einaudi, Giovanni Gronchi, Giorgio Napolitano nel 2006, al sesto nel suo secondo mandato nel 2013), al nono scrutinio Antonio Segni, al 16esimo scrutinio Sandro Pertini ed Oscar Luigi Scalfaro, al 21esimo Giuseppe Saragat ed al 23esimo Giovanni Leone.
Anche l’attuale presidente Sergio Mattarella venne eletto al quarto scrutinio.
Questo dimostra quanto forte siano gli interessi di immagine e di potere contrattuale in gioco di ciascun partito e dei loro singoli componenti, mentre il Presidente della Repubblica eletto, al vertice dello Stato, deve essere una figura neutrale e prestigiosa.
Non è stata una impresa facile fino ad ora, visto che quasi tutti i presidenti della Repubblica provenivano da una intensa e lunga militanza nelle fila di uno o più partiti e, nel tempo, avevano svolto numerosi e prestigiosi incarichi di governo e nelle altre istituzioni.
Vi aveva provato il presidente Leone ad essere indipendente dai partiti e ad avere rispetto scrupoloso delle istituzioni. Una prima volta si pone in totale contrasto con la maggioranza parlamentare, per aver rinviato alle camere la legge sul nuovo sistema elettorale del CSM (Consiglio Superiore della Magistratura) e le camere, per tutta risposta, gliela ripropongono tale e quale, costringendolo al dovere della promulgazione.
Nel 1972, la consistenza dei partiti in Parlamento porta ad una crisi politica ed a scioglimento anticipato dello stesso. Il 15 ottobre 1975 invia un messaggio alle camere per richiamarle a soluzioni della Costituzione nell’attuazione delle sue parti ritenute inapplicate, senza successo. Scioglie le camere la seconda volta con le elezioni del 20 giugno 1976.
È bene ricordarlo che sotto la sua presidenza vi fu, purtroppo, il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro (16 marzo – 09 maggio 1978) e, per ultimo, ad appena 14 giorni prima dell’inizio del famoso “”semestre bianco “” scioglie le camere ed alla sera del 15 giugno 1978, in diretta TV, annuncia le proprie dimissioni.
Un settennato molto travagliato che mette in luce come sia complesso e delicato il mandato presidenziale, per cui sono più che giustificati i numerosi scrutini per la ricerca di intese ed equilibri tra i partiti al fine di una comune convergenze delle forze politiche sulla scelta del candidato presidente.
Ma è proprio necessario scegliere un nominativo da eleggere presidente della Repubblica tra i personaggi delle forze politiche e pure di una soglia di età molto imbarazzante, se l’articolo 84 afferma che: “Può essere eletto Presidente della Repubblica ogni cittadino che abbia compiuto cinquanta anni d’età e goda dei diritti civili e politici”?
Il presidente Giorgio Napolitano decise di dimettersi, dopo due anni dall’inizio del secondo mandato “…per le difficoltà legate all’età”.
La maggior parte è stata eletta oltre i settanta anni, ad eccezione di Francesco Cossiga che è stato il più giovane presidente, a 57 anni.
Indubbiamente il presidente della repubblica deve essere una persona che, seppur dì età giovanile e non politica di professione, come per il primo Enrico De Nicola, il decimo Carlo Azeglio Ciampi e l’attuale Sergio Mattarella, debba conoscere, come il direttore d’orchestra, la macchina dello Stato, la sua storia, la sua cultura, i suoi complicati Organi e la Costituzione medesima, nonché la politica internazionale.
Egli, prima di assumere le funzioni, infatti, presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione dinanzi al Parlamento in seduta comune (art. 91).
Il presidente della Repubblica ha il Comando delle Forze Armate, presiede il Consiglio supremo di difesa, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere. Presiede il Consiglio superiore della Magistratura. Può concedere grazia e commutare pene.
Conferisce le onorificenze della Repubblica, ma è responsabile per alto tradimento o per attentato alla Costituzione (art. 90).
Il settennato del Presidente Mattarella scadrà il 03 febbraio 2022, tra circa 18 mesi, ma è già da tempo che se ne parla, anche con nomi e cognomi del suo potenziale successore.
Chissà se la migliore soluzione fosse quella di augurare al popolo italiano che al Signor Presidente Sergio Mattarella possa succedere lo stesso Sergio Mattarella, come si verificò per il suo predecessore.