“L’agroalimentare italiano ha tutti gli elementi – produzione agricola di qualità, sapienza di trasformazione e territori di origine – per recuperare sul terreno dell’export, ma la minaccia dazi Usa raffredda gli entusiasmi di ripresa”. Così Luigi Scordamaglia, consigliere delegato di Filiera Italia, alla luce delle anticipazioni Istat appena diffuse. Se dai dati, infatti, emerge che l’export extra UE dei “beni non durevoli”, di cui l’alimentare rappresenta la maggioranza, maggio su aprile ha recuperato quasi 10 punti percentuale, dal -35,2% di aprile al -26,1% di maggio, a gravare sui progressi delle esportazioni Made in Italy tornano le minacce dei dazi Usa.
“Dopo aver scongiurato il peggio a novembre dello scorso anno, il governo statunitense minaccia una revisione dei dazi a carosello – dicono da Filiera Italia – e nel calderone oltre a Spagna, Germania, Francia, anche l’Italia”. Parte domani la consultazione pubblica che dovrà decidere in merito “Si ventilano balzelli fra il 25% e il 100% su una nuova lista di prodotti – prosegue Scordamaglia – che raggiungerebbe potenzialmente un valore complessivo, secondo una recente stima Ice, di 4,7 miliardi di dollari”. Ancora una volta il settore più colpito sarebbe l’agroalimentare con in testa le nostre eccellenze ” Nel mirino – sottolineano da Filiera Italia – olio di oliva, pasta, caffè e formaggi”.
“Sarebbe drammatico – afferma il consigliere delegato – se in un contesto in cui Ismea stima una contrazione di spesa agroalimentare domestica ed extradomestica per il 2020 di circa 24 miliardi di euro, la timida ripresa delle nostre esportazioni, avvenisse sotto la minaccia della scure dei dazi trumpiani” E
conclude “Grave oltremodo pensare che ciò accada in relazione alla questione degli aiuti Airbus, affaire in cui l’Italia non solo non ha responsabilità, ma da cui non ha avuto alcun beneficio”. (Italpress)