La Turchia ha lanciato una vasta operazione antiterrorismo contro presunti membri dello Stato Islamico (ISIS), arrestando 357 persone in 21 province del Paese. L’azione arriva all’indomani di una sparatoria mortale nella città di Yalova, nel nord-ovest, dove sei militanti jihadisti e tre agenti di polizia sono rimasti uccisi durante un raid durato otto ore. Secondo il ministro dell’Interno Ali Yerlikaya, le forze speciali hanno fatto irruzione in una casa sospettata di essere un covo dell’ISIS, dando il via a uno scontro armato che ha coinvolto anche otto agenti feriti e un guardiano notturno. L’operazione, denominata “Kahraman-40”, ha portato a perquisizioni simultanee in oltre cento indirizzi, con il sequestro di documenti falsi, dispositivi digitali e materiale propagandistico. Le autorità turche ritengono che i sospetti arrestati stessero pianificando attentati durante le festività di fine anno, in particolare contro luoghi di culto e obiettivi civili. La minaccia jihadista, sebbene ridimensionata negli ultimi anni, continua a rappresentare una preoccupazione per Ankara, soprattutto in vista di eventi pubblici e celebrazioni religiose. Il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha elogiato l’operazione come “un colpo decisivo contro chi vuole destabilizzare il Paese”, ribadendo che la Turchia “non darà mai spazio al terrorismo”. Intanto, la sicurezza è stata rafforzata in tutte le principali città, con controlli intensificati nei luoghi pubblici e nei trasporti. L’ISIS ha già colpito duramente la Turchia in passato, con attentati come quello al nightclub Reina di Istanbul nel 2017, che causò 39 morti. Le autorità temono che cellule dormienti possano riattivarsi in vista di momenti simbolici, sfruttando il clima di tensione regionale. Mentre le indagini proseguono, la popolazione di Yalova resta sotto shock per la violenza dell’episodio, che ha riportato alla memoria i giorni più bui della minaccia jihadista nel Paese.



