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Cristiano Fini, Presidente CIA

Manovra di Bilancio. Cia: “Per l’agricoltura serviva più coraggio”

Fini: bene alcuni correttivi, ma manca un vero cambio di passo per il settore
giovedì, 25 Dicembre 2025
1 minuto di lettura

Una legge di Bilancio prudente, con risorse limitate e senza una visione politica all’altezza delle sfide che attendono l’agricoltura italiana. È il giudizio di Cia-Agricoltori Italiani sulla manovra appena approvata dal Senato con il voto di fiducia. Secondo l’organizzazione, il settore ottiene alcuni aggiustamenti importanti – dal credito d’imposta alla Zes Agricola, fino al lavoro occasionale – frutto delle sollecitazioni avanzate da tempo, ma resta lontano un progetto strategico capace di rilanciare davvero il comparto, in Italia e in Europa.
L’agricoltura meritava un impianto complessivo più organico e strategico, a tutela del reddito degli agricoltori e della competitività delle imprese”, afferma il presidente nazionale di Cia, Cristiano Fini. “Non bastano correttivi, seppur sostanziali, su strumenti già collaudati. Rispetto alle manovre precedenti mancano risorse e misure decisive: così si resta fermi a norme utili, senza investimenti di medio-lungo periodo sul futuro”.

Ciò che va bene

Tra gli elementi positivi, Cia accoglie con soddisfazione l’eliminazione, dall’articolo 26, del divieto di compensazione dei crediti d’imposta con i contributi previdenziali e assistenziali, una misura fondamentale per garantire liquidità alle imprese. Atteso anche il rifinanziamento della Zes Agricola, giudicato però ancora insufficiente: le risorse per il 2025 e i nuovi fondi per il 2026 restano ben al di sotto del fabbisogno minimo stimato dall’Agenzia delle Entrate.
La stabilizzazione del lavoro agricolo occasionale va nella direzione della semplificazione, ma non è sufficiente a fronteggiare la grave carenza di manodopera. Per Cia serve un piano strutturato su lavoro, formazione e redditività, capace di intervenire sulle cause profonde delle difficoltà delle aziende. Positivo anche l’intervento sulle aziende faunistico-venatorie, che introduce un modello gestionale più coerente con le esigenze delle aree interne e rafforza la multifunzionalità agricola.

Ciò che va male

Duro, invece, il giudizio sul ritiro dell’emendamento relativo alla legalità del fiore di canapa industriale a basso THC. “Un comparto che coinvolge oltre 3mila imprese e più di 20mila addetti non può restare senza certezze normative”, sottolinea Cia, che chiede l’apertura urgente di un tavolo di filiera presso il Masaf.
Segnali incoraggianti arrivano, infine, dalla proroga della sperimentazione in campo delle Tea fino a fine 2026 e dalla riduzione delle accise per i birrifici italiani, che libererà quasi 5 milioni di euro da destinare a nuovi investimenti nei prossimi due anni.

Serve una Pac più forte

Difendiamo l’agricoltura a Bruxelles con una Pac più forte ed equa e chiediamo reciprocità sui mercati”, conclude Fini, “ma dobbiamo anche mettere l’Italia agricola nelle condizioni di anticipare il cambiamento e guidarlo concretamente. Ora l’attenzione si sposta sul collegato agricolo “ColtivaItalia”: auspichiamo risposte rapide e concrete. La legge di Bilancio ha perso l’occasione di dare l’esempio con scelte politiche più solide, risorse certe e una visione davvero orientata all’anima agricola del Paese e ai suoi territori rurali”.

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