Lo scontro diplomatico tra Stati Uniti e Iran è riesploso nelle ultime ore all’ONU, dove i due Paesi sono tornati a confrontarsi duramente sul futuro dei colloqui sul programma nucleare di Teheran. Un confronto che arriva mentre, lontano da New York, proseguono i round negoziali avviati tra Roma e Oman, definiti “costruttivi” ma ancora privi di risultati concreti. A innescare la tensione è stata la richiesta statunitense di un impegno “verificabile e immediato” da parte iraniana sul rallentamento dell’arricchimento dell’uranio, considerato da Washington un prerequisito indispensabile per qualsiasi avanzamento diplomatico. L’Iran ha respinto le accuse, definendo “politicizzate” le pressioni americane e rivendicando la natura pacifica del proprio programma atomico. Il confronto si è rapidamente trasformato in un botta e risposta acceso. La delegazione statunitense ha ricordato che “non è possibile permettere all’Iran di avvicinarsi alla soglia nucleare”, citando anche le recenti dichiarazioni del presidente Trump, che ha ribadito la linea dura contro qualsiasi ipotesi di arma atomica iraniana. Teheran, dal canto suo, ha accusato Washington di voler “sabotare” i negoziati in corso, nonostante i segnali di apertura registrati negli ultimi incontri ospitati dall’ambasciata dell’Oman a Roma, dove le parti hanno parlato di un clima “positivo” e “costruttivo”. Dietro le quinte, i diplomatici dell’ONU temono che lo scontro possa rallentare ulteriormente un processo già fragile. Il prossimo round di colloqui è previsto nei prossimi giorni, ma l’escalation verbale rischia di complicare un equilibrio che resta precario. Per ora, l’unica certezza è che il dossier nucleare iraniano continua a essere uno dei nodi più sensibili della diplomazia internazionale.
Washington e Teheran ai ferri corti all’ONU: il nuovo fronte dello scontro sul nucleare
